UNA SCENA DA DIMENTICARE

di Gennaro Fucile e Adolfo Fattori

 

INTERNO SERA

 

Semi buio, si ascolta in sottofondo Summertime eseguita su un organo Wurlitzer. La musica sfuma lasciando salire in primo piano un brusio, voci confuse, rumori di fondo. La MdP esplora un breve corridoio. A destra, una libreria di semplice fattura. Libri di ogni genere e formato, fumetti, tascabili, cataloghi, collane di classici, volumi impreziositi da fine rilegatura e altri in semplice brossura. Sugli scaffali che non sono occupati interamente dai libri trovano posto alcuni modellini in scala di automobili. La MdP si sofferma per qualche secondo su una superba riproduzione di una Aston Martin DB5, super accessoriata. Le voci ora appaiono più distinte, sono due, entrambe maschili.
Sulla sinistra, uno specchio ovale, disposto orizzontalmente e di seguito due piccole cornici contenenti fotografie di un muro ricoperto da una serie di incisioni, qualche disegno e in buona parte lettere che si sviluppano seguendo un rigo immaginario. 
Il corridoio conduce in un soggiorno, anche’esso foderato di librerie e stampe, disposte lungo le pareti.

 

L’inquadratura stringe sui due uomini, Gennaro e Adolfo, seduti ai due lati di un tavolo rettangolare posto nei pressi di una finestra. Una terza sedia è scostata, come se qualcuno si fosse appena alzato. Sul tavolo, un posacenere, un pacchetto morbido, semi schiacciato di sigarette, tre bicchieri, fogli di carta per bozze, matite, libri, un guscio di dvd, una brocca di materiale opaco. Stasera è luna piena. Siamo a inizio primavera. Le serate cominciano a essere meno rigide, come suggeriscono le due finestre della stanza appena aperte. Sta parlando Gennaro che appare poco convinto del suo ragionamento, Adolfo sembra distratto da qualcosa, poi riemerge dai suoi pensieri. La MdP inizia ad esplorare la stanza alternando P.P. dell’ascoltatore di turno, quindi le voci da questo momento sono fuori campo.

 

Adolfo: In fondo la Luna e il cinema hanno un tratto in comune: tutti e due sono fatti di materie concrete, ma sono intangibili. Veicoli di immaginario.

 

Gennaro si versa da bere. Alle sue spalle un’intera porzione di libreria dedicata al fumetto Tex Willer.

 

Gennaro: Già… quello dei fidanzati romantici, in fondo c’è uno stile classico da innamorati: con lei guardi o la Luna o un film … 

Adolfo è sul punto di accendersi una sigaretta, poi ci ripensa, sorride, la parete alle sua spalle è in parte occupata da un mobile bar vintage, con radio e giradischi Telefunken.

 

lunaGennaro: (proseguendo) … anche questo è immaginario, ma forse tu pensavi a quel tipo di marchingegni che ci appassionano e su cui proviamo a ragionare nello spazio di Quaderni d’Altri Tempi, insomma la progenie di Méliès…

 

Adolfo: Esatto! Inoltre, da allora, in un certo senso, non è cambiato nulla nel modo di operare, di incidere del cinema…

 

Gennaro: Cioè?

 

Adolfo: Se ci pensi, spesso di un film ricordi solo una scena, un momento e da questa magari ti ritrovi a ricordare un film in buona parte trasfigurato. Detto in altri termini, il cinema ti coinvolge in un’opera di collaborazione, rendendoti continuamente co-autore, e ti permette di esercitare uno dei tratti distintivi dell’umanità: costruire il racconto di te stesso, continuamente, infaticabilmente, inconsapevolmente.

 

La MdP si è prima soffermata sul posto intorno al tavolo ancora vuoto, su alcuni fogli di carta, una matita, schizzi, si direbbe un layout di pagina. Poi si allontana.

 

Gennaro: Sì, a pensarci bene, le narrazioni cinematografiche sono mimetiche – nel loro nascere da una sceneggiatura che diventa montaggio – al lavoro che fa ognuno di noi per costruire la narrazione di sé, un’opera che possiamo realizzare solo a posteriori, tagliando e cucendo gli episodi che di volta in volta consideriamo importanti nella nostra vita passata, e a cui attribuiamo, come fanno gli sceneggiatori, una macchina dei perché che dia senso a questi, alla loro sequenzialità e importanza.

 

Costruiamo una sceneggiatura della nostra vita, e la montiamo nella nostra memoria, in forma di immagini che si srotolano dietro i nostri occhi, e... no, fermiamoci qui, se continuiamo a divagare non arriviamo da nessuna parte … il numero dell’estate dobbiamo metterlo in cantiere in questi giorni, altrimenti rischiamo di … però… in effetti potremmo lavorare proprio in questo senso…

 

Adolfo: Adesso sono io che non capisco.

 

La MdP scorre velocemente una raccolta di album in vinile protetta da una vetrinetta di un mobile in legno, altrettanto vintage.

 

Gennaro: Facciamo un numero/almanacco composto da testi scritti intorno o su la scena cinematografica per eccellenza per ognuno dei partecipanti, la scena delle scene in forma libera, un taglio classico da saggio, ma direi che questa volta possiamo accettare anche contributi strutturati come fiction o semi fiction, raccontati in prima persona o come diavolo si vuole. Una scena amata, anche se il resto del film è poco interessante. Lo spettatore e il critico possono parlare insieme, oppure ognuno sceglie a chi dare la parola, il registro da privilegiare. Ad esempio, puoi fare un affondo sul cinema di Hitchcock, o scegliere un suo cameo, oppure ancora parlare dell’angoscia che ti ha procurato quella tal scena, tu magari sceglieresti quest’ultima opzione…

 

Sotto lo scaffale dedicato agli ellepì un altro paio di ripiani sono occupati da cd e altre riproduzioni in scala di macchine d’epoca. L’inquadratura è dedicata al classico maggiolino Volkswagen.

 

Adolfo: L’idea mi piace, ci sto, certo ci ritroviamo a chiedere di nuovo una selezione che per ognuno dei partecipanti non sarà semplice, mentre parlavi già pensavo a una quindicina di scene, e doverne tener buona solo una… che fatica… però l’idea mi piace…

 

Gennaro: …E vedrai che piacerà…

 

La MdP si dirige verso una seconda porta della stanza.

 

Adolfo: Speriamo di non ritrovarci con un mucchio di “Ho visto cose che voi umani”…

 

Gennaro: … Oppure di cavalcate delle walkirie come sottofondo a una spazzolata data ai viet con il napalm…

 

La porta si apre, è quella del bagno. Esce Fabio e riprende il suo posto.

 

Fabio: Allora? Cerchiamo di concludere, se continuiamo a stare qui a parlare di tutto e di più, questo numero non si farà mai!

 

Riparte in sottofondo Summertime