Francia del sud, anni Settanta.
Lo so, lo so, qualsiasi idiota potrebbe dire c’ero
anch’io, le backing vocals sono basse nel mix e non si
distinguono chiaramente. Non ho mai capito se fosse stata una scelta
stilistica di Keith e di Jimmy Miller o fosse capitato per caso,
registrando nelle cantine di casa di Keith invece che in uno di quegli
studi pazzeschi che gli Stones si sarebbero potuti permettere. Ma era un periodo strano, questo esilio francese, e il fatto che
fossero quasi sempre quasi tutti strafatti contribuiva a dare alle cose
un tocco surreale, a farti pensare che c’era
un’accorta regia mentre invece le cose succedevano come al
solito, come pare a loro, e noi stavamo lì a ricamarci sopra
qualche disegno superiore, il tuo karma è negativo, amico,
no , guarda, è solo che tu sei troppo fuori anche solo per
capire l’espressione karma negativo, insomma dialoghi
così, come un Corman girato a doppia velocità. Comunque c’ero anch’io, secondo voi il testo su
Angela Davis chi l’ha scritto? Me ne stavo a Villefranche, guardavo il sole tramontare, bevevo Cote du
Rhone, aspettavo l’estate come se questo significasse che
stavo facendo qualcosa di sensato. D’altra parte non mi capita quasi mai…
Keno's
ROLLING STONES Web Site ROLLING STONES LYRICS
SWEET BLACK ANGEL
(aka Black Angel)
Mick
Jagger wrote this song in support of Angela Davis, back when she was
facing murder charges, using a text by Ted Malvern, a Nomansland poet
friend of Gram Parsons who, in the Spring of '71, was living in the
South of France, near the Keith's mansion where the Stones
recorded the most of Exile on Main Street. The song was recorded in one
night, from midnight to six, the night between 20 and 21 March, 1971,
the first day of Spring. The song was later released on Exile
On Main Street in 1972.
Lead Vocal & Harmonica: Mick Jagger Backing
Vocals: Keith Richards, Gram Parsons, Ted Malvern Guitars:
Keith Richards & Mick Taylor Bass: Bill
Wyman Drums: Charlie Watts Marimbas:
Richard "Didymus" Washington Percussion: Jimmy
Miller
SWEET BLACK ANGEL
(M. Jagger/K. Richards)
aka Black Angel (T. Malvern/M. Jagger/K.Richards)Ho appeso al muro un angelo nero
E' bella come un'attrice ma non è una star
E' una prigioniera politica
E' una sorella in catene
Perchè ha lottato per la libertà di tutti
I porci hanno tentato di piegarla
Ma non ci sono riusciti
Lei è un angelo nero
Non una schiava dei padroni
Sta contando i minuti
Sta contando i giorni
Aspetta di uscire per continuare la lotta
Liberiamo tutti i prigionieri del sistema
Liberiamo l'angelo nero
Questo testo lo scrissi di getto, per una rivista
che usciva allora, The Red Mole, la dirigeva Tariq Alì e la
pagava Vanessa Redgrave. Un po' troppo trotzkista per i miei gusti, ma
che You Can't Always Get What You Want l'avevo
già imparato. Angela, Angela Davis si chiamava l'angelo
nero, era davvero bella come una star, ma era una professoressa,
insegnava all'Ucla e, non so come mai, era amica di Lebowski. Siamo
usciti insieme qualche volta, la guardavano tutti ma anche starla a
sentire non era male. Era stata assistente di Marcuse, sapeva un sacco
di cose, era marxista, femminista, incazzata ma sapeva anche essere
divertente. Le piaceva Jim, naturalmente, ma in quel periodo lui era
troppo sballato anche solo per metterla a fuoco correttamente
sulla retina. Insomma, per farla breve c'era un'amica e una compagna in
galera e si era creato un movimento di solidarietà intorno
al suo caso, per cercare di tirarla fuori. Volevano appiopparle
l'omicidio di un giudice, i porci.
Qualche tempo dopo ero nel
sud della Francia, ad ammazzare il tempo a colpi di bottiglie di Cote
du Rhone, quando a Villefranche incrociai in un caffè, La
Fiancée du Pirate, Gram Parsons, che conoscevo dai
tempi del giro folk, insieme a un tipo sconvolto che si
presentò con impeccabile stile inglese, molto piacere, Keith
Richards.
Keith aveva affittato una villa vicino a
Villefranche e lì gli Stones stavano registrando il nuovo
album, lontani dai guai londinesi, dal fisco, dagli arresti per droga,
dal fantasma di Brian. Le cantine della villa erano state attrezzate a
studio, c'erano Jimmy Miller, Andy e Glyn Johns, girava Robert Frank
insieme a Dominique Tarlé, un fotografo francese che aveva
fatto amicizia con gli Stones, e scattavano foto a tutti, Ian Stewart,
Nicky Hopkins e un sacco di altri tizi erano pronti a suonare, in caso
di bisogno. In realtà poi il vero "produttore" era Keith,
anche se sempre strafatto quando era l'ora di suonare acquistava una
lucidità sorprendente. Mick era spesso a Parigi, da Bianca,
erano sposati da poco e lui sembrava più interessato alla
sua vita privata che al disco da fare, ma alla fine arrivava in tempo
per registrare la voce, un drink, un tiro e di nuovo via.
Una
sera Keith suonava vecchi pezzi country con Gram, eravamo in giardino,
stava cantando Send Me Back Home di Merle Haggard. Mi unii al coro,
cantammo un po' di vecchie cose, sapevano anche The Union Maid, Keith
mi disse di aver sentito il Collettivo, una volta, bella voce quello
col banjo, disse, ma mi sembra un po' strano. Detto da Keith
Richards... Arrivò anche Mick, appena tornato, come seguendo
l'invito di Haggard. Tirò fuori una bottiglia di
Chateau Latour, un sacchetto di Acapulco Gold (il ragazzo sapeva
vivere, va detto), poi di colpo mi fissò e disse: ma non sei
tu quello che ha scritto il testo su Angela Davis? Sì Mick,
sono proprio io. Mick e Keith sembravano due a cui non fregasse
assolutamente nulla del mondo esterno, ma ero già abbastanza
vecchio da averne conosciuti altri che indossavano questa maschera di
indifferenza come una corazza per difendersi dal dolore, dalle
delusioni, dai tradimenti. Venne fuori che leggevano Red Mole, ogni
tanto la finanziavano, conoscevano Tariq e la sua banda di trotzkisti
internazionalisti. Mi venne una delle rare buone idee della mia vita,
dissi a Mick: Hey, perchè non ci fai una canzone da quel
testo? Avere gli Stones dalla nostra parte avrebbe un certo peso, non
so se mi spiego. Avevo fumato troppo, cominciavo a sentirmi la testa
pesante. Mick rispose: chi lo sa, Ted, potrebbe anche darsi...La notte
dopo, a mezzanotte circa, Mick tirò fuori l'armonica e disse
agli altri musicisti, gli Stones più Jimmy Miller e un altro
percussionista, Didymus: bene, stasera facciamo un pezzo
nuovo, da un'idea di Ted, l'amico di Gram. Voi due potete cantare, se
sapete le parole, disse rivolto a noi, ridacchiando assieme a Keith.
Poi partì il pezzo. Se l'erano già studiata, era
quasi perfetta. Alla seconda take entrammo nel coro anche io e Gram, la
canzone avrebbe potuto non finire mai, era un momento di gioia
condivisa, fuori dallo spazio e dal tempo. La seconda take poi
fu pubblicata su Exile e quindi lì ci sono anch'io, ma
soprattutto di lì a poco Angela fu scarcerata. La
rividi anni dopo, ad un corteo contro una delle tante guerre americane.
Le raccontai la storia di Black Angel, lei mi guardò e
disse: Ted, solo un anarchico piccolo borghese come te può
pensare che mi abbiano liberato i Rolling Stones. Guardando la faccia
da idiota che stavo facendo scoppiò a ridere e aggiunse: sei
proprio scemo, Ted. Ti pare che direi sul serio una frase simile? Dai,
andiamo a farci una birra, paghi tu, tanto sei amico degli Stones,
sarai anche tu pieno di soldi...
Dopo molti anni mi tornò in mente questa storia e
la scrissi per una rivista diretta da un amico irlandese, The Wild
Rover. Pensavo fosse finita lì, ma pochi giorni
dopo ricevetti una lettera da Villefranche, scritta da Madcap, un amico
dei vecchi tempi.
Villefranche-sur-Mer
(Alpes-Maritimes), le 3 juillet 2008
Mon vieux,
ça c'est vraiment bizarre! J'ai reçu ton message pendant que je
prenais mon pastis exactement au café de la Fiancée du Pirate de
Villefranche: ça c'est un signe du destin incroyable. Je suis de
passage ici, en train de me déplacer vers l'Atlantique: j'ai un rendez-
vous demain à La Rochelle avec un étrange type qui m'a promis des
trucs très intéressants pour ma recherche sur le période vendéen de
Simenon (je suis payé par l'Université de Liège, ça va sans dire).
J'ai passé tout la soirée de hier à parler du bon vieux temps avec
Jannot, le patron du café, qui m'a montré quelque photo que lui avait
donné Dominique à ce temps-là. Dans la première série on voit Keith
avec une incroyable chemise hawaiienne et Anita ravissante dans sa
robe blanche au centre d'un bordel de camionettes, de caisses et de
cartons: peut-être que c'etait le jour de l'arrivée du RS Mobile Unit
chez Keith. Dans la deuxième série on voit l'intérieur du café et
ç'est facile de reconnaître Gram avec toi et une jolie femme qui rit
avec vous (c'etait Tina Aumont, peut-être?). Le lieu n'est pas trop
changé, l'enseigne de la bière Pelforth est toujours là. Derrière le
zinc, à coté de l'affiche de Manuel Amoros en maillot bleu, il y a un
exemplaire de Exile couvert de signatures (on peut lire très
clairement: Ted, Charlie, Nicky...). Merde, ça fait du mal aussi de se
plonger dans le passé.
Bon, de toute façon ton message m'a fait vraiment plaisir. J'attends
avec impatience ton nouveau livre à mon adresse bourguignon (6 rue
Bocquillot, 89200 Avallon). Nathalie t'embrasse bien fort. Le carton
de chablis est toujours sur la rampe de lancement...
Hasta siempre.
Madcap