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[GIZA]
di Roberto Paura
Simbolo della grandiosa spedizione napoleonica e della
riscoperta dell’Egitto operata dai suoi studiosi restano
senza dubbio le Piramidi. Esse infatti non furono solo le silenti
spettatrici della più celebre vittoria di Napoleone in
Egitto, ma oggetto di studio dello stesso generale e degli scienziati
della spedizione. Il “Moniteur Universel”, il
bollettino ufficiale francese dell’epoca, riportò
il resoconto della visita di Napoleone nella Grande Piramide di Cheope,
avvenuta il 12 agosto 1798 (25 Termidoro dell’anno VI).
Accompagnato dallo Stato maggiore e da molti membri
dell’Institut, Napoleone entrò nella Piramide dove
lo attendevano mufti e imani con l’incarico di mostrargli le
meraviglie interne della costruzione. Giunto nella più
interna delle camere, Napoleone si sedette su un sarcofago di granito
ormai privo della propria mummia e interrogò i musulmani su
chi avesse costruito la Piramide e per quale fine. Gli fu risposto che
a costruirla fu il faraone Cheope, per “impedire che dei
sacrilegi venissero a turbare il riposo della sua cenere”. Al
ché Napoleone avrebbe risposto: “Il grande Ciro si
fece seppellire in piena aria, perché il suo corpo
ritornasse agli elementi: non pensi che fece meglio?”
(Falcone, ibidem). Lo spirito rivoluzionario del generale si ribellava
all’idea che migliaia di schiavi avessero dovuto lavorare per
anni sotto il sole per erigere la dimora di un faraone capriccioso. In
realtà probabilmente il racconto è apocrifo.
Bourrienne, che fu segretario personale di Napoleone in Egitto,
rivelò nella sua biografia dell’imperatore che
egli non entrò mai nella Piramide ma chiese ad alcuni membri
del suo seguito di farlo al posto suo per sapere se vi fosse qualcosa
di interessante. Alla risposta negativa (in effetti la Piramide di
Cheope, come le altre, è del tutto spoglia), egli si
limitò a calcolare misure e dimensioni del complesso
dall’esterno. Così, sicuramente apocrifa
– anche perché non compare in nessuna biografia
– è l’aneddoto che Napoleone avesse
trascorso una notte nella cosiddetta “camera del
re” all’interno della Piramide, e vi fosse uscito
la mattina seguente pallido in volto. Napoleone si sarebbe sempre
rifiutato di raccontare cosa accadde quella notte, persino in punto di
morte a Sant’Elena quando gli vennero nuovamente domandate
spiegazioni, rispondendo che “nessuno vi avrebbe mai
creduto”. Dopo la partenza di Napoleone, le Piramidi
furono oggetto di studio da parte dei membri dell’Institut
rimasti in Egitto. La prima spedizione scientifica fu diretta dal
colonnello Jean-Marie-Joseph Coutelle, ingegnere che Napoleone aveva
voluto con sé in Egitto per fabbricare delle mongolfiere da
usare nel corso della spedizione, grazie ai suoi studi pionieristici
sull’argomento. Le mongolfiere non vennero mai realizzate
perché la nave che portava il materiale di Coutelle venne
distrutta insieme alle altre navi francesi ad Abukir, ma la sua
esperienza fu messa al servizio dell’Institut
d’Égypte per scopi ben diversi da quelli militari.
L’8 febbraio 1801 un’équipe diretta dal
colonnello Coutelle e dall’architetto Le Pére, con
cento soldati francesi di guardia e centocinquanta operai turchi,
piantò le tende ai piedi delle Piramidi e iniziò
i suoi lavori.
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