BLADE RUNNER, O L’EDIPO REPLICATO di Antonio Cavicchia Scalamonti |
L’Edipo e la nascita della coscienza morale Vi è un episodio del lavoro di Ridley Scott, però, che permette di elaborare una particolare interpretazione. Andiamo a riconsiderare il tragico incontro tra Roy Batty e il suo artefice Tyrell. Quello che si è svolto è stato la messa in atto di un dramma edipico. Si può ipotizzare che proprio questo scontro padre-figlio, con il conseguente ed inevitabile assassinio, abbia paradossalmente reso il replicante finalmente umano. Che sia una scena edipica mi sembra evidente: Roy esplicitamente chiama Tyrell “Padre” e Tyrell lo definisce non solo figlio ma addirittura figliol prodigo. Roy ha una singolare soggezione di fronte al suo creatore, come si conviene a un figlio qualsiasi verso un padre amato e temuto. Questa soggezione, che è ancora più singolare per un essere che finora ha dimostrato solo la gelida potenza di una macchina formidabile, si traduce in una sincera e contrita confessione dei peccati che egli ha commesso... Peccati che il Padre si affretta ad assolvere, in nome delle straordinarie imprese che questo suo meraviglioso figlio ha compiuto. Inoltre, tutto questo breve ma significativo dialogo viene fatto a voce piana e con le teste che si sfiorano come avviene solitamente nell’interazione tra un padre confessore e il suo confessando. In poche parole, Roy Batty, mostra, in quel momento, degli espliciti sensi di colpa. Poi il dramma: un bacio e la violenza mortale: l’ambivalenza è al culmine ed è assolutamente evidente. Il dramma edipico viene, improvvisamente, inaspettatamente, e soprattutto concretamente consumato, agito. Roy ama e nello stesso tempo odia il padre e mette in pratica quella che, probabilmente, era l’intenzione originaria sua e dei suoi fratelli quando scesero sulla terra provenienti dalle colonie dell’Extra-Mondo. Sigmund Freud ipotizzava che il complesso d’Edipo fosse universale e riteneva che il suo superamento (attraverso una sorta di necessario assassinio simbolico) fosse la strada per una vita normale, ma riteneva anche che attraverso l’Edipo l’individuo interiorizzasse anche quell’istanza fondamentale che egli chiamava Super-io e che rappresenta la coscienza morale di ogni individuo. In seguito, in un suo saggio molto controverso, anche se molto affascinante – Totem e Tabù (Freud, Torino, 1976) – ritenne (con un geniale coraggio) che il complesso d’Edipo fosse il lascito, l’eredità di un avvenimento verificatosi nella lontana preistoria. Lì, in una specie di tempo originario – secondo un ipotesi fatta dallo stesso Charles Darwin e ripresa da altri antropologi – l’uomo o il proto-uomo avrebbe vissuto in piccole orde dominate da un maschio geloso che, sottomettendo e cacciando i giovani maschi, riservava tutte le femmine per sé. Un giorno, stanchi di questi soprusi, i fratelli uniti si ribellarono a questa situazione e uccisero e mangiarono il padre. Ma a causa dell’ambivalenza dei sentimenti che nutrivano verso di lui, essi si sentirono, forse per la prima volta, tremendamente colpevoli. | ||
[1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] | ||