VIAGGIO PSICHEDELICO ALL’ALBA DELL’ERA NEOTERICA
di Adolfo Fattori
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Q uando nel 1960 Carlos Castaneda, studente di antropologia della UCLA, partì per l’Arizona per cominciare le ricerche per la sua tesi di laurea in Antropologia culturale, forse non prevedeva ancora cosa avrebbe comportato conoscere Don Juan Matus, lo sciamano Yaqui che lo avrebbe preso come “novizio” e avviato alla via della “conoscenza”. Lo sciamanesimo americano era sì conosciuto, ma l’opinione pubblica, dopo secoli di carneficine e devastazioni da parte dei bianchi di origine spagnola e anglosassone, dal confine nord degli Stati Uniti fino al Messico, lo conosceva più attraverso l’interpretazione che ne dava il cinema western che attraverso le divulgazioni scientifiche. Era quindi un intento di studio, quello che muoveva l’aspirante antropologo di origini sudamericane, quando cominciò il suo “percorso” con Don Juan, a cavallo fra la ricerca scientifica e l’iniziazione sapienziale. Chissà cosa ascoltava in macchina, mentre viaggiava verso l’Arizona, ammesso che avesse l’autoradio (ancora mangiadischi e mangianastri erano di là da venire), e chissà se si nutriva di gelato e torta di mele, come il protagonista di On the Road1, Jack Kerouac, uno dei principali esponenti della Beat Generation. Siamo in un’America che da poco aveva chiuso la Guerra di Corea, e stava per infilarsi in quella del Vietnam. Intanto, la presidenza di John Kennedy trafficava con gli esuli cubani e organizzava lo sbarco alla Baia dei porci. A metà della gestazione di A scuola dallo stregone2, Kennedy verrà ucciso, e il suo omicidio decreterà definitivamente la “fine dell’innocenza” per l’America3. Si esaurì così la spinta degli anni Cinquanta americani, percepiti da subito – e tuttora – come una favolosa “età dell’oro”, come scrive diffusamente Fredric Jameson in Postmodernismo4, citando il Philip K. Dick di Time Out of Joint5. Un’epoca linda, dalla luce iperrealista e dalla musica leggera cinguettante, come nelle sequenze dello “sbarco” nel 1955 del protagonista di Ritorno al futuro. Insomma, the times they were a-changin’…, come Bob Dylan avrebbe proclamato nel 1964, un anno prima della chiusura della ricerca dell’antropologo. Praticamente, l’avvio del lavoro di Castaneda, documentato anche in altri due libri successivi, Una realtà separata e Viaggio a Ixtlan6, apre il periodo storico che fa da cerniera fra l’esaurirsi dell’euforia per la fine delle guerre – dopo la II Guerra mondiale, la Guerra di Corea – e la nascita delle culture alternative. Pure, non mostra traccia di tutto ciò. Si svolge, insomma, in “una realtà separata”. Nulla di strano in questo: “… le cose cambiano, e non chiedono il permesso”, come Cormac McCarthy fa scrivere nel suo diario ad uno dei protagonisti di Non è un paese per vecchi7, ma i contemporanei raramente se ne accorgono… Forse il suo libro, la sua ricerca, sono una delle tracce dei cambiamenti che si avvicinavano: nel costume, nella vita quotidiana, nella cultura. È profondamente significativo quello che Jameson scrive a proposito di questo periodo geostorico, ponendosi una domanda cruciale dopo aver definito il romanzo di Dick come esempio di un “… compendio del genere <<era soltanto ieri>>”: se, cioè, quel periodo corrispose a come vedeva se stesso, e cioè come lo descrive Dick – indirettamente, attraverso la lente deformante della science fiction – oppure a come fu percepito subito dopo. Lo studioso americano comincia ricordando di quegli anni … l’infarto del presidente Eisenhower; la Main Street; Marilyn Monroe; un mondo fatto di vicini e di appartenenti all’Associazione Genitori-Insegnanti; le piccole catene di negozi al dettaglio (con i prodotti portati da fuori con i camion); i programmi televisivi preferiti; il blando corteggiamento della casalinga della porta accanto; i giochi a premi televisivi…8Perché Jameson aggiunge subito dopo che A dire il vero, in retrospettiva gli anni Cinquanta sono stati riassunti sul piano culturale come tante forme di protesta contro gli “stessi” anni Cinquanta… I primi poeti beat; l’”antieroe” per caso con connotazioni “esistenzialiste”; alcuni audaci stimoli di Hollywood, il rock and roll nascente…9Questo quadro, più che esprimere una contraddizione, descrive una frizione, quindi un movimento, o i presupposti di un mutamento in potenza. Di cui il rock and roll e il beat non sono che le premesse. La prima forma di espressione di quella dimensione generazionale nuova – i giovani – che il mercato aveva da poco inventato. Allo scenario descritto da Jameson mancano solo i blue jeans e le auto di James Dean in Gioventù bruciata10. Ma la gioventù descritta da Nick Ray, e l’incomunicabilità fra generazioni, è l’altra premessa della storia che verrà. Mentre Castaneda – forse inconsapevolmente – interpreta un altro degli elementi che costituiranno la forma di espressione dei giovani che sta per emergere: il rapporto con le culture e le opzioni alternative all’establishment – che presto dalla musica e dall’abbigliamento si estenderanno all’alimentazione, alla medicina, ai paradigmi con cui in Occidente ci si descrive e ci si spiega se stessi, il sociale, la natura, l’universo. Il mondo – almeno quello sviluppato – si avviava ad una definitiva secolarizzazione, ed il sacro retrocedeva sempre di più, e Castaneda andava invece incontro ad una delle enclavi culturali della magia, del soprannaturale, dell’irrazionale ancora r-esistenti; fra l’altro, “nel cortile di casa”, altro modo di dire caro agli americani di quegli anni, seppur per tutti altri motivi11. Solo due anni prima, nel 1958, Claude Levi-Strauss aveva pubblicato Antropologia strutturale12, una vera summa – e un manifesto – dello strutturalismo, che influenzerà per molto tempo e in vaste aree il modo stesso di concepire la ricerca sociale. Levi-Strauss, facendo riferimento a Saussure, prima di tutto, proponeva di non limitarsi a raccogliere empiricamente dati, ma di ricercare i modelli – le strutture – che danno senso ai singoli elementi di una cultura13. In Castaneda questo approccio appare in controluce: il ricercatore si ripromette di partire dalla raccolta di dati, aspettandosi una disponibilità da parte dello stregone a rispondere referenzialmente alle sue domande, disponibilità che invece non si verifica. Comunque, l’antropologo dedica l’intera “Parte seconda” del suo libro ad una analisi strutturale del sistema di Don Juan, e riesce a organizzare le informazioni ricevute in due appendici al suo libro: la prima in cui cerca di dar conto del “consenso speciale” richiesto dallo sciamano al suo novizio, la seconda in cui propone uno schema dell’’analisi strutturale delle basi del sistema di conoscenze di Don Juan14. | ||
| versione per la stampa | | (1) [2] [3] [4] [5] [6] [7] | |
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1.
J. Kerouac,
Sulla strada, Mondadori, Milano, 2007 (1957). 2. C. Castaneda, A scuola dallo stregone, Astrolabio, Roma, 1968. Ripubblicato col titolo Gli insegnamenti di Don Juan, Rizzoli, Milano, 1999. 3. Questa vicenda diventerà uno dei pilastri della storia dietrologica del mondo: le ipotesi si sprecheranno, e si sprecano ancora. Forse quella più bella è quella raccontata in forma di romanzo da James Ellroy in Sei pezzi da mille, Mondadori, Milano, 2001. 4. F. Jameson, Postmodernismo, Fazi, Milano, 2007. |
5. P. K. Dick,
Tempo fuori di sesto, Fanucci, Roma, 2003 6. C. Castaneda, Una realtà separata, Astrolabio, Roma, 1972 (1971) e Viaggio a Ixtlan, Astrolabio, Roma, 1973 (1972). 7. C. McCarthy, Non è un paese per vecchi, Einaudi, Torino. 8. F. Jameson, ibidem, pag. 282. |
9. Ibidem, pagg. 282-283.
10. Nicholas Ray, Gioventù bruciata, USA, 1955. 11. La crisi dei missili a Cuba, cui fa riferimento la frase in termini di pericolo di una invasione comunista, di cui Cuba veniva percepita come una possibile testa di ponte, cominciò il 15 ottobre 1962 e finì il 28 ottobre. Il mondo si percepì davvero sull’orlo di una guerra atomica. 12. C. Levi-Strauss, Antropologia strutturale, Il Saggiatore, Milano, 1966. |
13. “Il principio fondamentale
è che il concetto di struttura sociale
non si riferisca
alla realtà empirica, ma ai modelli costruiti in base ad essa. Risulta quindi chiara la differenza fra due concetti tanto vicini da essere stati spesso confusi, quello cioè di struttura sociale e di relazioni sociali. Le relazioni sociali sono la materia prima impiegata per la costruzione dei modelli che rendono manifesta la struttura sociale. In nessun caso quindi questa può essere identificata con l’insieme delle relazioni sociali, osservabili in una data società.” C. Levi-Strauss, ibidem, pag. 311. 14. C. Castaneda, A scuola dallo stregone, cit., pagg. 157 e segg. |
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