SE UNA NOTTE DELL’INVERNO 1968 UN VIAGGIATORE
di Gennaro Fucile
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S ul finire dell’estate 1968 una fanciulla gallese, neanche diciottenne e che sembra uscita da un villaggio di fatine, folletti e altri magici personaggi in erba, conquista le classifiche di mezzo mondo con la versione riarrangiata di un traditional russo, Dorogo’ dlinnoyu. Il brano viene reintitolato Those Were The Days e lei, Mary Hopkin, è una scoperta di Paul McCartney che la ingaggia per l’etichetta nuova di zecca creata dai Fab Four, The Apple. La melodia è struggente di suo, ma anche il testo non scherza, un singolare rimpianto per il passato nel pieno dell’anno che è un inno al nuovo, al futuro: Those were the days, my friend!Diamine, ma che accidenti rimpiange questa canzone uscita il 30 agosto del 1968? I bei tempi del folk, o è un omaggio al patron, quel McCartney che due anni prima con analogo mood nostalgico dichiarava “Oh, I believe in Yesterday”, oppure sotto c’è dell’altro? Bisognerebbe tornare indietro, viaggiare nel tempo, spostarsi per indagare, ma di time machine in giro non se ne vedono, l’ultima decente è finita dallo sfasciacarrozze… Potrebbe però accadere il contrario, così, volendo iniziare a ragionare sull’anno in cui era vietato vietare, nulla vieta di ipotizzare che sul finire del 1968 qualcuno sia venuto in possesso di una macchina del tempo e impaziente di veder completato il trionfo di quel grande sommovimento mondiale, si sia tuffato un po’ avanti nel tempo. Immaginiamo questo apparecchio in stile con l’epoca. Potrebbe essere la meravigliosa macchina apparsa al cinema proprio quell’anno, il Sottomarino Giallo (rieccoli di nuovo!) del quartetto di Liverpool, dal momento che è già collaudata per viaggi in altre dimensioni. Ebbene, l’immaginario navigatore temporale sale a bordo e delinea la rotta, qualche passo avanti negli anni, ma non tanto. In fondo alla velocità degli avvenimenti contemporanei un’epoca dura poco, non è necessario spostarsi di secoli, bastano, diciamo, quattro decenni. Eccolo, allora, l’anonimo temponauta approdare ai nostri giorni e, superata la sorpresa di aver viaggiato su un velivolo così preciso, ritrovarsi testimone di una serie di fenomeni ancor più sorprendenti. L’avventuroso esploratore infatti osserverebbe subito una serie di fenomeni inimmaginabili ai suoi tempi (gli anni Sessanta), dinamiche inconcepibili, logiche che gli risulterebbero ancora più estranee di quelle che a suo tempo contestava. D’altronde il temponauta che immaginiamo in visita ai nostri giorni, allora era (è, dal suo punto di vista temporale) studente, universitario, solidale con tutto quanto faceva opposizione al sistema, dalla classe operaia ai vietcong. Vedrebbe, quindi, un vero, autentico mondo alieno, o si sentirebbe un alieno lui stesso, straniero in terra straniera… Eppure… Sì, qualcosa di familiare tutto questo nuovo mondo l’emana e, superato lo sgomento iniziale, il nostro eroe inizierebbe a documentarsi, sviluppando via via una lettura critica e pacata dei fatti. Colmato il gap relativo agli avvenimenti storici, eccolo dunque trarre le prime conclusioni, non lo soddisfano appieno, ma ce n’est qu’un debut… | ||
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