VIAGGIO PSICHEDELICO ALL’ALBA DELL’ERA NEOTERICA
di Adolfo Fattori |
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Possiamo sostenere, quindi, che se la California della seconda metà degli anni Sessanta del XX secolo fu una delle fucine da cui nacquero i movimenti sessantottini, la “contestazione globale”, come recitavano le voci dei cinegiornali, così fu anche la culla da cui partì la ri-scoperta e il rilancio di quell’insieme di pratiche collegate in misura maggiore o minore, in maniera diretta o indiretta alla de-secolarizzazione. Le tracce – e gli approdi – delle istanze di reincanto del mondo le ritroviamo oggi nelle tecnologie di punta della comunicazione, negli esiti estremi dell’informatica applicata al loisir, secondo la logica del mercato: i videogiochi. … parallelamente all’emergere e al diffondersi di una serie di nuove tecnologie, si è assistito infatti a una sorta di processo di de-individualizzazione, di ri-coinvolgimento, di reincanto del mondo…Le riflessioni di Gianfranco Pecchinenda chiudono un cerchio: una curva che parte con le affermazioni di Leary sulla analogia fra le sostanze psichedeliche e il virtuale; che continua con la ricerca di una “nuova” spiritualità da parte degli epigoni del movement; che si conclude con le considerazioni di Davis sui movimenti New Age. Con un elemento in più: l’intervento determinante del marketing e delle logiche di mercato, come già analizzato da Edgar Morin negli anni Sessanta39. E che trovano un’ulteriore sponda nello scrittore a cui fa riferimento Pecchinenda come il primo ad aver intuito le prospettive che si preparavano per le derive dell’identità contemporanea e della sua capacità di “leggere” la propria collocazione rispetto al “reale”. Quel Philip Dick (lo stesso citato da Jameson) autore, nel 1968, di Il cacciatore di androidi40, da cui sarà tratto il film Blade Runner41. Che però questa esigenza profonda di reincanto fosse presente in larghi strati, anche estranei al movimento, ma magari non più apparentabili con le scelte delle religioni istituzionali, si può intuire dall’interesse, sorto sempre negli stessi anni, per quell’insieme di ipotesi pseudo-scientifiche che andarono sotto il nome di “archeologia misteriosa” o “fanta-archeologia”, di cui fu alfiere in Italia Peter Kolosimo (in realtà Pier Domenico Colosimo), che predicavano di una origine non terrestre dell’Umanità, di continenti scomparsi (fra cui Atlantide – quella mitica, non quella metaforica del sud-est asiatico), di antichissimi sbarchi alieni. Estrema – forse – espressione della psicosi dei dischi volanti, condusse Kolosimo a pubblicare il suo Non è terrestre42, sempre nel 1968. Come, sempre nel 1968, fu pubblicato uno dei romanzi che più hanno influenzato l’immaginario di quegli anni, Cent’anni di solitudine43, per il quale fu coniato il termine “realismo magico”. Insieme a fenomeni editoriali meno appariscenti, ma altrettanto solidi – come tutta la pubblicistica sulla metempsicosi, la “vita oltre la vita”, i vari mesmerismi di ritorno, e sporadiche apparizioni di “scoperte” scientifiche effimere quanto un quotidiano, come la meteorica “memoria dell’acqua44” – queste emergenze dimostrano la ricerca di nuove dimensioni percettive e cognitive, che mettono in gioco il rapporto io-mondo. Di questa ricerca tutto ciò che ruota, con un grado maggiore o minore di coerenza e affiliazione, intorno alla galassia New Age rappresenta un settore significativo. E ogni tanto esprime “testi” più che significativi. Nel 1993 esce The Celestine Prophecy, che diventa rapidamente uno dei manifesti della cultura New Age45. |
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38.
Gianfranco Pecchinenda, Videogiochi e
cultura
della simulazione La nascita dell’’homo game’, Laterza, Roma-Bari, 2003, pag. 146. 39. Ibidem, pagg. 118-120. |
40.
P. K. Dick,
Il cacciatore di androidi, Nord, Milano, 1986. 41. Ridley Scott, Blade Runner, USA, 1982. |
42.
P. Kolosimo,
Non è terrestre, Sugar, Milano, 1968. 43. Gabriel Garcia Marquez, Cent’anni di solitudine, Feltrinelli, Milano, 1968. |
45. James Redfield, La profezia di Celestino, Corbaccio, Milano, 1994. |
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