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DUEMILA E UNO ODISSEE DELLA CULTURA GIOVANILE di Carmine Treanni
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P rendete un contestatore, un attivista politico che, poi, fonda un partito politico, ovviamente d’opposizione. Ma la vita non lo appaga abbastanza e allora diventa una star televisiva. Non un banale vip qualsiasi, però, ma uno che non dimentica le proprie origini e nel suo show dà spazio e voce agli oppressi e agli sfruttati. Diventa così ricco, famoso e capace di influenzare milioni di telespettatori. Come si chiama? Ah, si, scusate. Il suo nome è Jack Barron. Poi prendete un imprenditore, cinico e spietato. Riesce a controllare, grazie agli enormi capitali di cui dispone, sia i mass-media (la televisione in primis) sia il mondo politico. Ma non solo. È in possesso di un potere straordinario: offrire la possibilità di vivere la vita eterna. Non a tutti, ovviamente, ma solo ai ricchi e ai potenti. Un lusso, insomma, da gestire e distribuire a pochi fortunati esseri umani. Tra coloro a cui viene proposta la straordinaria opportunità, c’è anche Jack Barron. Il nome dell’imprenditore? Certo, certo: si chiama Benedict Howards. Mettete, adesso, i due uomini uno di fronte all’altro e ciò che otterrete è Jack Barron Show, lo straordinario romanzo del 1969 di Normand Spinrad. Il luogo dello scontro è, ovviamente, l’America, ma potrebbe essere anche l’Italia. Il bello della storia è che Jack Barron non ci sta ed oppone ad Howards il suo modo di vedere la società: solidarietà contro capitalismo, diritti civili e politici contro il potere di pochi, democrazia contro forme di totalitarismo occulto. Il romanzo è palesemente frutto del 1968, di quella che viene oleograficamente ricordata come la rivoluzione dei giovani, ma che in realtà nascondeva ben altre problematiche e tensioni. Il 1968 è, infatti, un anno cruciale e di frattura del Novecento. Un anno – ricco di fermenti politici, sociali culturali – che ha segnato l’Immaginario Collettivo. Di più. Grazie al potere dei media, quell’anno è passato dalle cronache e dalla Storia direttamente al Mito. Le contestazioni studentesche - che prendono forma nei vari paesi occidentali - trovano un punto di sintesi globale nella contestazione della Guerra del Vietnam e il punto di origine proprio negli Stati Uniti, in particolare nel campus dell’università di Berkeley, già centro di proteste studentesche fin dal 1964. Ma molti sono gli eventi che in qualche modo hanno contribuito a rendere quell’anno e quel periodo della storia unico. Ne ricordiamo alcuni per testimoniare che il 1968 è stato un anno di passaggio traumatico da una fase storica ad un’altra, in cui – forse – viviamo ancora oggi. Nell’aprile di quell’anno, a Memphis viene assassinato Martin Luther King, il leader afro-americano dei diritti civili; a maggio, gli studenti francesi occupano l’Università della Sorbona; a giugno, negli USA, viene assassinato – come suo fratello John – Robert Kennedy, candidato del partito democratico alle elezioni presidenziali; a luglio, Papa Paolo VI promulga l’enciclica Humanae Vitae, a favore del matrimonio e contro la regolazione della natalità, secondo i principi dettati dal Concilio Vaticano II; le truppe sovietiche invadono la Cecoslovacchia ponendo fine con la forza delle armi all’intensa attività di riforma politica avviata da Dubcek e sostenuta da giovani ed operai; a novembre viene eletto presidente Richard Nixon e gli Stati Uniti sospendono i bombardamenti sul Vietnam, consentendo l’apertura a Parigi di un tavolo per le trattative di pace. | ||
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