LE DUEMILA E UNO ODISSEE DELLA CULTURA GIOVANILE
di Carmine Treanni | ||
L’assunto di base di questo saggio è che il 1968 è l’anno in cui matura un processo di rivoluzione culturale che vede come oggetto il target giovani e come soggetto… l’oggetto estetico e consumistico allo stesso tempo. Rivoluzione estetica e comunicazionale. Nel 1968 si entra nell’era della liberazione dei segni, del sovvertimento delle gerarchie. Un processo che proviamo a raccontare attraverso la lente di un film come 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, che esce nelle sale di tutto il mondo proprio nel fatidico 1968. Una pellicola apparentemente distante – sia per genere (la fantascienza) sia per contenuti – dal clima di allora, ma che in realtà è una perfetta metafora ed una sintesi del processo che investì i giovani e la cultura a partire dal 1968. Un oggetto culturale che è diventato esso stesso segno di una rivoluzione, nel cinema in generale ed in quello di fantascienza in particolare. Come notano Luca Bandirali e Enrico Terrone, Kubrick … si applica a riscattare la presunta mediocritas del genere fantascientifico con massicce iniezioni di metafore filosofiche e di retorica audiovisiva; la cura inizia con Il dottor Stranamore (1964), dove si illustra la valenza sessuale della testata atomica, prosegue con 2001: Odissea nello spazio (1968, da Clarke), il cui intento di promozione culturale è palese fin dal titolo, per poi concludersi nel decennio successivo con Arancia meccanica (1971, da Burgess)4.2001 è, prima di tutto, l’incontro tra la cultura bassa (o allora ritenuta tale), quella della fantascienza cinematografica, ma anche letteraria, con la cultura alta, quella del cinema d’autore che proprio nell’allora quarantenne regista newyorchese aveva uno dei suoi principali alfieri. La critica, allora, aveva apprezzato Kubrick soprattutto per Orizzonti di gloria5, mentre il grande pubblico aveva decretato il successo commerciale con Il dottor Stranamore. Kubrick, dunque, sintetizza in modo perfetto l’incontro/scontro tra queste due culture ed in questo senso 2001 è un film pienamente del “1968”, inteso come movimento culturale che apporterà nuove tendenze che faranno scuola anche nei decenni successivi. Il film fu realizzato a partire, comunque, da un racconto dello scrittore inglese Arthur C. Clarke dal titolo The Sentinel6, scritto nel 1948, da cui lo stesso Clarke con Kubrick trasse la sceneggiatura. Il racconto presenta una storia abbastanza semplice e lineare: nel 1996 l’umanità ha stabilito una presenza permanente sulla Luna e ne sta esplorando tutta la superficie. Durante una di queste missioni all’interno del Mare Crisium alcuni astronauti individuano una piramide di cristallo di natura chiaramente artificiale e protetta da uno schermo di energia impenetrabile. Dopo circa venti anni di ricerche lo schermo della piramide viene finalmente infranto e la piramide si rivela come il frutto di una tecnologia avanzatissima, probabilmente un faro lasciato sulla Luna da esploratori alieni milioni di anni fa per segnalare loro se e quando dal pianeta sottostante, dove la vita era ancora agli albori, sarebbe emersa una specie abbastanza intelligente da raggiungere lo spazio. Spezzato lo scudo, il segnale che la piramide inviava nel cosmo si è spento e ora all’umanità non resta che attendere l’arrivo dei suoi costruttori, se mai essi esistono ancora. La pellicola, invece, come è noto, presenta una storia molto più complessa, divisa in quattro blocchi. Nel primo, denominato “L’alba dell’uomo”, lo spettatore si imbatte in alcune scimmie che attorno ad una pozza d'acqua fangosa, si contendono le poche gocce di liquido rimaste. L’apparente vita tranquilla delle scimmie, che si intuisce vivono in gruppo, viene all’improvviso interrotta da un giaguaro che afferra una scimmia, mentre tutte le altre fuggono terrorizzate. Dopo un cambio di scena, seguiamo una nuova scimmia che fissa esterrefatta e spaventata un qualcosa che scopriamo essere un enorme Monolito nero che si erge al centro della pozza. Le scimmie, ancora impaurite, iniziano a girare intorno alla strana costruzione, di cui sono comunque attratte. Una di loro la tocca e sembra rassicurarsi perché non accade nulla. Così anche le altre cominciano a toccare il monolito, mentre la Terra, la Luna e il Sole sono perfettamente allineati. Lo spettatore ha comunque la sensazione che i destini di quelle creature primordiali è stato inevitabilmente cambiato. Altra scena: una nuova alba e sorta sulla radura ed il monolito è scomparso. Un gruppo di scimmie – guidata dalla prima scimmia che ha toccato il monolito – parte alla conquista della pozza d’acqua ed affronta un altro gruppo di scimmie, poco distante. La scimmia del monolito viene affrontata dal capo del gruppo nemico, ma qualcosa è cambiato. La scimmia che ha toccato il monolito cammina in modo eretto e ha nella mano un osso. Quando l’avversario la affronta non ha paura e rompe gli indugi, calando un gran fendente in testa al suo avversario. Anche le altre scimmie si avvicinano, ripetendo il gesto della prima scimmia e brandendo colpi sul corpo ormai esanime della scimmia dell’altro gruppo. | ||
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4. Luca
Bandirali e Enrico Terrone, Nell’occhio, nel cielo. Teoria e storia del cinema di fantascienza, Lindau, Torino 2008. |
5.
S. Kubrick, Orizzonti di gloria, Usa, 1957. |
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