L’improrogabile esigenza di ricerca
di senso rivendicata dall’uomo
postmoderno e caratterizzata dal prevalere della sensibilità,
e della
sfera personale su altri ambiti dell’esistenza umana,
è la chiave di
lettura del processo di risacralizzazione contemporaneo che coinvolge
anche i rituali funebri. Si tratta di un processo, come già
aveva visto
Thomas Luckmann (1969), che rimodella il sacro in forma moderna secondo
la costruzione personale del proprio sistema di significanza ultima, i
cui temi emergono principalmente dalla “sfera
privata”. Anche la
risacralizzazione dei rituali funebri quindi accede a campi insoliti,
normalmente considerati poco solenni e poco istituzionalizzati, che
privilegiano l’impatto emotivo e il coinvolgimento personale.
In
particolare, il Web si rivela essere un campo fertile in cui possono
esprimersi nuove forme di ritualità, personalizzate non
soltanto per
cogliere al meglio l’individualità del defunto, ma
anche per
sottolineare l’intimità e la condivisione emotiva
che lega i
partecipanti. Non si tratta più di cerimonie standardizzate
e
tradizionali, ma di celebrazioni pubbliche - accessibili a chiunque -
di un’esperienza privata, come è ormai quella
della morte e del lutto,
che si realizza tramite pratiche e gesti privati, ma al tempo stesso
condivisibili con altri, che coinvolgono un singolo individuo e i suoi
congiunti. Sono, evidentemente, celebrazioni che assumono forme nuove
ancora tutte da definire, come ad esempio i cimiteri virtuali. Ma
l’aspetto interessante di queste forme inedite di simulazione
consiste
nel fatto che la possibilità di queste nuove forme di
rituali funebri e
l’uso degli strumenti tecnologici dei quali si servono sono
strettamente legati ad una delle modalità fondamentali della
ri-sacralizzazione: il gioco. Da sempre il gioco ha
mostrato
legami forti con la morte e con il sacro (quest’ultimo si
rende
accessibile grazie ad una liturgia realizzata sul piano ludico). Gioco
e sacro, infatti, uniti nel compito di esplorazione del senso nascosto
delle cose, trovano il proprio punto di equilibrio nella
regolarità
dell’azione rituale. Tuttavia, è nella
postmodernità che il gioco si
consolida come visione dominante di ogni ambito
dell’esperienza umana,
inclusa la morte e i rituali, diventando un emblema della
contemporaneità. Tale aspetto risulta evidente nelle nuove
forme di
ritualità che si producono grazie alle
potenzialità tecnologiche dei
nuovi media, di cui i cimiteri virtuali rappresentano
l’aspetto più
curioso e insolito, ma anche più rappresentativo. Nella
società
contemporanea, tecnologicamente avanzata, la morte rimane un
tabù e
l’uomo si trova di fronte ad essa in una condizione di
smarrimento, ma
anche di nuove possibilità: può affrontarla o
rimuoverla, oppure può giocarla.
In altri termini, l’uomo può instaurare con la
morte una relazione che
è contemporaneamente di coinvolgimento emotivo e di
necessaria
distanza, di simulazione per costruire uno spazio
da cui guardarla
in posizione protetta e privilegiata, proprio attraverso il gioco. Il
quale, libero da allusioni riduttive, mostra attraverso la sua
complessità e la sua serietà, la
capacità di esprimere i desideri e i
bisogni primari dell’uomo, non ultimi quelli di condivisione
e di
solidarietà. Solo partendo dalla disposizione ludica
è possibile
comprendere la ri-sacralizzazione dei rituali funebri che accompagnano
la morte, espressa nelle diverse manifestazioni che coinvolgono le
tecnologie informatiche. Se, da un lato, ciò che rimane
costante è il
fatto che i rituali traducono “ad un tempo, il disadattamento
degli
individui alla morte e il processo sociale di adattamento che permette
ai sopravvissuti di curare le loro piaghe” (Thomas,
1994, pp. 407-408,
trad. ns.).
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