Uomo
o donna? Mostro, decisamente a radice della coscienza come rapporto di sé al proprio operato. Mettere di fronte a una tale radicalità di sentire se stessi anche e soprattutto al di là di ogni evidenza, per quello che si evoca: l’evocazione è la vera riconoscibilità di se stessi. Non solo come atto meccanico: tutto quello che si fa per venire incontro alle proprie radici, alle radici profonde e fonde della propria persona e del proprio stare nel mondo. Quasi circolasse un elemento sanguinoso che è certamente un sangue fisico, ma è anche e soprattutto un sangue dell’anima.
Se consideriamo il senso di colpa, non quello indotto logicamente da consueti e consentiti principi morali, ma inteso e coincidendo con il senso del terrore, ne riconosciamo la necessità. Vero esame del proprio comportamento riconosciuto come sbagliato. Come un essere nel mondo che distanzia da ogni prova di immortalità. Allo stesso modo il perdono assume, o meglio, ha, un senso radicale, consistendo in un qualcosa che lavora dentro. Ancora, con una radicalità assoluta. Di un’assolutezza che va ben al di là della citazione, persino al di là della stessa coscienza e comprensione del mondo. Se non indotto da banali logiche morali, il senso di colpa ha comunque un referente etico, restando sempre l’interiorizzazione di una norma, e anche un assorbimento. Come nel caso di Kafka rispetto al padre con accezione di legge.
Sempre si evidenzia un riferimento esterno che diventa interiore.
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