SE UNA NOTTE DELL’INVERNO 1968 UN VIAGGIATORE
di Gennaro Fucile |
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Something In The Air Un’epoca irripetibile, che in tempo reale già accendeva la nostalgia. Il Sessantotto, in particolare di quel decennio fu l’anno/bivio, nessuno lo sapeva, ma doveva essere nell’aria, allora spesso si trasmettevano messaggi forti, all’epoca in the wind, medium ormai di vecchia generazione, ma che funzionò con la dolce fanciulla del Galles. Si era al bivio, perché da un lato le lotte, i movimenti di massa i laboratori e le sperimentazioni avrebbero raggiunto nel lustro successivo forme di radicalizzazione sia creativa sia autodistruttiva, dall’altro si iniziava la complessa mutazione che faceva dei giovani un target e di tutti i target dei giovani, una pseudo dialettica complessa in pieno essere tutt’oggi, che vede ognuno di noi essere sempre giovane per qualcosa e qualcuno sempre giovane per tutto. Mutazione rivoluzionaria. Ogni progresso della merce genera delle libertà formali e una coscienza che ha nei confronti di queste ultime l’inestimabile privilegio di incarnarsi negli individui, di identificarsi con il movimento dei desideri8. Un mercato totale, globale, che del vecchio mondo conserva il carattere di esclusività (ai tempi del viaggiatore era in uso dire classista). Poiché nel mondo ideale/reale della società dei consumi si è espulsi o neppure si entra, grazie a opportune barriere d’ingresso, meccanismi che scattano in presenza di vecchi, individui resistenti al nuovo, o di quanti si ostinano a permanere nella condizione culturale extra occidentale. Tutto il resto del grande pubblico in tutte le sue possibili segmentazioni è sempre dotato dell’attributo “giovane” perché nuovo è uguale a giovane. Giovane mente in giovane corpo tendenzialmente sano. L’immaginario che ne è sorto ha liberato il corpo ma la contropartita da pagare sono le reiterate performance per adattarlo in tempo reale alle evoluzioni dei bisogni della mente. Forse per questo in tanto cinema il corpo insorge, mostruoso. Mostruosità di celluloide e non solo. Assorto nelle sue riflessioni, tormentato e sgomento, il viaggiatore si imbatte in un cartellone pubblicitario affisso per il lancio di un film, Shine A Light di Martin Scorsese. Dietro quelle maschere segnate dal tempo a fatica riconosce le pietre rotolanti e poi la locandina immortala un quartetto (non sa che nel 1969 Brian Jones morì sostituito prima da Mick Taylor poi da Ron Wood, e ignora che nel 1993 Bill Wyman ha lasciato la band e oggi al suo posto c’è il bassista di turno). Sì, sono i Rolling Stones, quelli che Jean Luc Godard filmò in studio durante le prove di Sympathy For The Devil (poi entrato nella scaletta dell’album Beggar’s Banquet), a conferma che il diavolo e il denaro… il film One Plus One – Sympathy For The Devil, uscì nel 1968, il viaggiatore ha in mente l’ultima sconvolgente sequenza girata su una spiaggia semideserta, tra guerriglieri e rivoluzionari, gru e carrelli, e le pietre che innalzano il loro inno elettrico al diavolo. Riflette, convinto che anche Shine A Light sarà un film girato in modo magistrale, lui poi apprezza da sempre Scorsese, ma riflette, continua a ruminare pensieri. L’ideologia della gioventù è al potere. Poco importa la condanna al precariato dei veri giovani (giovani all’anagrafe) e più in generale la loro mancanza di orizzonti, prospettive, senso e attesa del futuro. Il terzo grande fronte degli esclusi dal tripudio dei consumi. Da un lato si celebra la gioventù e dall’altro la si mortifica in un processo di rivoluzione culturale permanente in cui tutti sono immersi, tutti i giovani che hanno un difetto d’origine che li rende ideali per il mercato, un difetto che li accompagna sin dalla nascita come target. In fondo il Movimento nel suo complesso (da qui la maiuscola) era composto di giovani studenti, prima giovani poi studenti, un sostanzioso attributo, qualcosa di più del semplice alfabetizzati, ragazzi dotati di sapere, abbastanza know how per poterlo mettere in discussione, consapevoli, critici, esigenti, alla ricerca di una sempre maggiore libertà di scelta, curiosi, liberi da preconcetti, pronti a misurarsi con altre culture, ovvero … dei perfetti genotipi del consumatore moderno!!! |
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8.
R. Vaneigem, op. cit.
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