UN’INCHIESTA SULLA SPARIZIONE DELL’INCHIESTA di Carmine Treanni
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Dal 1988 sono passati tanti conduttori e veline, famosi ospiti internazionali del mondo del cinema e della musica, centinaia di tapiri consegnati (il premio consegnato ai Vip che cadono momentaneamente in disgrazia), anticipazioni sui risultati del Festival di Sanremo, tantissime denunce, ma mai una condanna. C’è un rapporto consolidato tra il pubblico e lo “strano” telegiornale in cui l’opinionista è un pupazzone rosso con l’accento ligure che a furia di scarpinare nell’Italia delle piccole e grandi ingiustizie ha due piedi come cocomeri. I telespettatori, ad esempio, sono invitati a partecipare telefonando al numero verde, segnalando via Internet, fax o chiamando l’S.O.S. Gabibbo, per far conoscere le malefatte ai danni dei cittadini più deboli, gli errori e gli strafalcioni dei giornalisti della carta stampata e della Tv, le magagne edilizie, gli “inciuci” politici e chi più ne ha più ne metta. Un rapporto di fiducia che i sondaggi e i dati di ascolto consacrano ad ogni occasione: Striscia è indicato come il più credibile da quasi metà degli italiani. Non di rado, però, un cortocircuito mediatico avviene sugli schermi televisivi. Capita quando il conduttore di turno del TG5, alla fine del tempo concesso, prima di congedare il pubblico, apre un canale di comunicazione con i due conduttori di Striscia La Notizia. L’intento è chiaro: traghettare i telespettatori del TG5 verso la trasmissione di Ricci. Il conduttore del telegiornale (quello vero) chiede ai conduttori del telegiornale (di finzione?) qual è il menu della puntata odierna. Niente di anormale, un semplice scambio di cortesie fra due programmi della stessa rete, un avvicendamento nel palinsesto. Ma uno spettatore poco attento può andare in confusione. Già perché capita semplicemente che tra i servizi che il tg satirico di Ricci sta per mandare in onda ve ne siano alcuni che possono tranquillamente figurare nel TG5. Prendiamo il caso mediatico di Vanna Marchi, guarda caso anch’essa protagonista di un pezzo della storia della televisione. Il 27 novembre 2001, Striscia la Notizia smaschera la telembonitrice, la figlia Stefania e il mago Do Nascimento. Qualche giorno dopo la procura di Milano apre un’indagine sul caso Marchi/Do Nascimento e il 24 gennaio 2002 Vanna Marchi viene arrestata con la figlia Stefania e rimangono in carcere fino al 25 marzo quando ottengono gli arresti domiciliari. Nel marzo 2002 comincia il processo. Il 3 aprile 2006 Vanna Marchi e la figlia Stefania Nobile sono state condannate a due anni e sei mesi di reclusione nel processo-bis per truffa aggravata davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Milano: le due donne e gli altri imputati sono stati inoltre condannati a risarcire alcune delle vittime delle truffe per un ammontare di quasi 40.000 euro. Il 9 maggio dello stesso anno la Marchi, il suo convivente Francesco Campana e la figlia furono nuovamente condannati in primo grado dal Tribunale di Milano (stavolta per associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata), con condanne rispettivamente di 10, 4 e 10 anni, e al risarcimento delle vittime (oltre 2 milioni di euro). Risarcimento reso in buona parte possibile dal sequestro di varie proprietà immobiliari intestate alla figlia Stefania Nobile. Il processo d’appello è tutt’ora in corso. Per tutto questo periodo, Striscia la notizia ha scandito l’informazione su questo caso. Erano i telegiornali – non solo quelli di Mediaset – che erano sempre un passo indietro al tg satirico di Canale 5. Un cortocircuito paradossale se si pensa che all’origine Striscia è una trasmissione di intrattenimento e non di informazione. |
Qualcosa di simile accade con le inchieste de Le Iene, che spesso sono oggetto di “informazione” per i quotidiani, o di censura da parte dell’Authority per la TV. Completo nero, cravatta scura su camicia candida, occhiali da sole e un’arma micidiale: il microfono. Le Iene si presentano così, argute e irriverenti, pronte a svelare le piccole e grandi magagne del Paese Italia. Colgono i vip di sorpresa, spesso in situazioni imbarazzanti; denunciano a colpi di ironia le manie di protagonismo, gli sprechi, le macchie dello showbiz. Come Enrico Lucci. Bombardano i politici di turno con domande dirette e richieste concrete, senza temere di sommergere i loro silenzi con grasse risate. Come il trio Medusa. |
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Le Iene e la presentazione del libro Gomorra di Roberto Saviano a Casal di Principe (Ce) |
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Danno prova di giornalismo estremo e trasformismo. Come Marco Berry. Somatizzano le insulsaggini di tanta cronaca nostrana, tramutandosi in minacciosi mostri verdognoli. Come Giulio Golia. Vanno sempre a caccia di scoop. Come Alessandro Sortino. Sono anche loro, in qualche modo, i figli di un giornalismo d’inchiesta che sembra, in questo caso, aver messo i panni del cabaret. Non è un caso se due delle iene, Alessandro Sortino e Enrico Lucci, siano davvero dei giornalisti. Anche Le Iene, come Striscia, è riuscita ad intercettare gli interessi delle persone normali e a riproporli in modo schietto e con un tono pulp in televisione, catturando l’attenzione dei giovani, un target tanto ambito ai pubblicitari. Che Striscia e Le Iene siano una fonte alternativa d’informazione e forniscano punti di vista differenti, con l’arma dell’ironia e della satira, è del tutto legittimo, ma che rappresentino sempre più spesso le uniche forme di un giornalismo degno di un paese civile e democratico, è altra questione. E, diciamolo pure, è un fatto di cui vergognarsi, prima di tutto. | ||
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bibliografia
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Marco Travaglio, La scomparsa dei fatti. Si prega di abolire le notizie per non disturbare le opinioni, Il Saggiatore, Milano, 2006 Antonio Ricci, Striscia la Tivù, (a cura di Nico Orengo), Einaudi, Torino, 1998 |
Rossella Savarese, Guerre intelligenti. Stampa, radio, tv, informatica: la comunicazione politica dalla Crimea al Golfo Persico, Franco Angeli, Milano, 1995 Rossella Savarese, L’americanizzazione della politica in Italia. Televisione ed elezioni negli anni Novanta, Franco Angeli, Milano, 1996 |
Walter Veltroni, I programmi che hanno cambiato l’Italia. Quarant’anni di televisione, Feltrinelli, Milano, 1992 Milly Buonanno, Leggere la fiction. Narrami o diva rivisitata, Liguori, Napoli, 1996 |
Enrico Menduni, La televisione, Il Mulino, Bologna, 2004 Renato Parascandolo, La televisione oltre la televisione. La Tv pubblica nell’era della multimedialità, Editori Riuniti, Roma, 2000 |
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