I COSMICOMICI TRUCCHI
DELLA STORIA
di Gennaro Fucile
Non era solo il Maggiore dell’Aeronautica sovietica
Jurij Gagarin quando il 12 aprile 1961 si avventurò nello
spazio a bordo della navicella Vostok 1. Inferiore a quello della
striminzita Fiat 500, lo spazio angusto della navicella era
affollatissimo: seduti, in piedi, accovacciati, stretti quasi
l’uno sull’altro si trovavano il progresso, il
futuro, le meraviglie della scienza e della tecnica, il benessere e,
poiché la navicella era sovietica, anche ideologia e utopia
dell’uomo nuovo. Le ideologie sfumano in assenza di
atmosfera, tant’è che in quello stesso anno, sulla
rivista Science si poteva leggere “I
simboli del nostro tempo – i razzi possenti, gli acceleratori
ad alte energie, i reattori di ricerca – sono i monumenti
della Big Science così come Notre Dame è stata un
simbolo per il Medio Evo” (cit. in Bassoli/Ungaro, 2007). Se
fosse stato scritto dall’altra parte del mondo di diverso
avrebbe avuto solo i caratteri cirillici… Il Muro che
sarebbe stato eretto solo quattro mesi dopo non arrivò fino
all’altezza dell’orbita percorsa dalla Vostok 1,
cosicchè lassù viaggiarono anche una serie di
valori sottostanti la grande società dei consumi e
dell’opulenza tendenziale; valori declinati diversamente in
quella stagione a seconda delle latitudini ideologiche, ma che vide
progressivamente imporsi ovunque la versione occidentale. Ad Ovest,
dove si osservò con stupore e rapimento quella prima
spedizione dell’uomo nello spazio, si era appena stati
colpiti da improvviso benessere, tracimato dagli Usa
all’Europa. Il boom economico degli anni Cinquanta
è raccontato da cifre eloquenti; agevolata dal Piano
Marshall e dall’invenzione della Comunità Europea
la ricostruzione ridisegna il Vecchio Continente, buona ultima
l’Italia, dove, però,
l’industrializzazione compie passi da gigante, e quando il
Maggiore dell’Aeronautica sovietica Jurij Gagarin parte per
la sua missione nello spazio, le attività industriali hanno
ormai operato il sorpasso su quelle agricole. Non solo: “Al
volgere del 1962, il tasso italiano di sviluppo della produzione pro
capite era inferiore soltanto a quello tedesco e largamente superiore
ai saggi di ogni altro paese dell’Europa
occidentale” (Castronovo, 1988). Nelle case degli italiani e
di tutti i cittadini occidentali si installano elettrodomestici, si
insediano nuovi farmaci e nuovi cibi, tutto diventa chimicamente
più pulito e appaiono nuove réclame, mentre
sottocasa luccicano auto perlopiù utilitarie. La prima
ondata di consumismo vede muovere insieme l’industria
automobilistica, quella degli elettrodomestici, quella
chimico-farmaceutica, quella alimentare e quella tessile. La ricerca
scientifica si fa largo e fa luce non solo nell’infinitamente
grande, ma anche nell’incredibilmente piccolo, chiarendo in
modo significativo struttura e funzionamento del codice genetico.
Intorno è tutto un coro di nuove musiche giovanili, il
dannato rock’n’roll, e di avvolgenti e raffinate
orchestrazioni dei maestri della lounge music, con un corredo di hula
hoop, cocktail, juke box e claim pubblicitari. La filodiffusione
accarezza in ascensore e trastulla al supermercato. Timidamente e poi
prepotentemente dagli Usa tutto ciò si trasferirà
in Europa e infine in Italia. La RCA mette definitivamente a punto il
sistema stereofonico ridisegnando le geometrie delle abitazioni
domestiche e quando la Vostok 1 viene lanciata, la casa discografica e
di produzione immette sul mercato una serie di Lp incisi e mixati in
“Stereo Action”. È il culmine di quella
stagione che a posteriori verrà ribattezzata Spage-Age Pop,
la colonna sonora ideale per ogni tipo di relax. “Grazie alla
tecnologia hi-fi e all’uso standard della stereofonia, le
case discografiche assecondavano volentieri la creatività
artistica dei musicisti più arditi come Juan Garcia
Esquivel, Sauter-Finegan ed Enoch Light, che trovavano nelle
novità della tecnica una gamma infinita di nuove
possibilità sonore. Nello stesso periodo sperimentavano i
piaceri dell’orchestra in stereo sia i compositori di colonne
sonore, da Henry Mancini a Nino Rota, sia i maestri del nuovo jazz
«lounge», da Ray Martin a Bernie Green, o ancora
l’organista Lenny Dee, gli «exotici»
Martin Denny e Les Baxter, Mantovani, all’opera con un numero
di violinisti da guiness dei primati e Ferrante e Teicher, i divi del
pianofore «preparato»” (Gazzara, 2011).
Sarà in particolare il genio di Esquivel a interpretare lo
spirito dell’epoca. Arrivava dal Messico e presto si fece
valere nella giungla americana grazie alle sue doti di strepitoso
arrangiatore e di sperimentare smaliziato, abile
nell’impiegare le nuove tecniche di registrazione e
nell’impiegare strumenti elettronici dall’Ondioline
al Theremin. Lo definirono il John Coltrane dell’easy
listening, il Paganini del jet set. In quella stagione
fiorirà anche un genere spaziale
nell’arte delle copertine, con missili, fanciulle e pianeti
alieni in bella mostra.
Non era solo, quindi, il Maggiore dell’Aeronautica sovietica Jurij Gagarin durante i 108 minuti dell’epico viaggio nello spazio, perché con lui, oltre agli impianti stereofonici, c’erano i primi modelli di lavatrice ad apertura frontale, i guanti di gomma per i lavori domestici, i pannolini per l’igiene intima dei neonati, il nastro adesivo invisibile, il rasoio elettrico senza fili, il televisore a transistor portatile; c’era l’intera idea del progresso che avrebbe sempre volato alto, stupendo, seducendo e ammaliando. Il medium per eccellenza, la televisione, celebrò l’evento. Due giorni dopo, in diretta da Mosca, il 14 aprile 1961 vennero trasmessi in tutt’Europa i festeggiamenti dell’impresa spaziale appena conclusasi. Nello stesso anno l’Italia si regalerà il secondo canale Rai. La corsa agli armamenti procederà di pari passo con la corsa agli accessori, ai gadget, alle vitamine. Quando il vice presidente degli Stati Uniti Richard M. Nixon si recò a Mosca nel 1959 per inaugurare la mostra American National Exhibition al Sokolniki Park “parlò ai russi dei quarantaquattro milioni di famiglie americane, dei loro cinquantasei milioni di macchine, cinquanta milioni di televisori e di centoquarantatré milioni di radio. Con le Pepsi gratuite consumate alla sbalorditiva media di diciannovemila l’ora dai visitatori della mostra, Nixon sa che la magia è ancora nei grandi numeri. È attraverso quelli che gli Stati Uniti «si avvicinano all’ideale di prosperità per tutti in una società senza classi». Dopotutto Nixon e la sua famiglia avevano fatto un tour a Disneyland guidati proprio dallo zio Walt” (Hollings, 2010). Convergenze parallele attuabili quando ci si addentra nei meandri dell’immaginario e quello dei consumi abolisce per statuto le differenze tra beni materiali, intrattenimento, esperienza reale e simbolica. È solo in uno scenario del genere che possono sorgere nuovi miti, quelli della modernità al suo zenit, nuovi eroi, in carne e ossa come il Maggiore dell’Aeronautica sovietica Jurij Gagarin e il suo diretto antagonista, entrato in scena neanche un anno dopo: l’agente segreto 007, James Bond. Esordì sul grande schermo nel 1962 con Dr. No (Licenza di uccidere), protagonisti Sean Connery e Ursula Andress. Successo insperato, poi From Russia With Love. Vanno in scena i primi gadget e il botteghino esulta. Passano due anni. Pepsi Cola lancia Pepsi Diet e Kodak la cinepresa per film in Super 8, Bosch presenta la sua prima lavatrice automatica, Autobianchi l’avveniristica due volumi Primula, viene trapiantata per la prima volta una cornea umana, la meravigliosa Julie Andrews/Mary Poppins vola con un ombrello e Goldfinger consegna Bond al mito, con un cocktail formidabile. La ragazza ricoperta di vernice dorata, la bombetta-boomerang di Oddjob, il guardaspalle di Goldfinger, il tema del film interpretato da Shirley Bassey, e la Aston Martin DB5. Un tripudio di gadget su quattro ruote, messa a punto dal suo Quartermaster, il Signor Q, responsabile dell’ufficio ricerche del Servizio segreto britannico e anello di congiunzione, in senso darwiniano, tra i folli inventori della prima fantascienza e la Ricerca & Sviluppo industriale. Tra le diavolerie incorporate nella DB5, memorabili almeno lo scomparto segreto per una Colt 45, il seggiolino del passeggero eiettabile, uno speciale scudo antiproiettile a protezione del lunotto posteriore, i paraurti corazzati, i pneumatici rinforzati e anti-sdrucciolo, i mozzi delle ruote telescopici a rostro, le mitragliatrici nei fanalini di posizione anteriori, la tripla targa ruotante, i tubi posteriori lancia-olio, il dispositivo per cortina fumogena e il radar. Il progresso, il futuro, le meraviglie della scienza e della tecnica, il benessere appena rientrati sulla Terra si incarnarono nell’agente segreto 007 al servizio di Sua Maestà Britannica, James Bond, nato sotto lo stesso segno zodiacale del Maggiore dell’Aeronautica sovietica Jurij Gagarin, quello della science fiction, l’intrattenimento più ingenuo e per questo profondamente radicato nell’immaginario occidentale.
Fantascienza, la macchina letteraria per eccellenza, il notiziario dell'intima relazione tra gli uomini e le loro tecnologie, un’intricata vicenda, una storia di timori, speranze, passioni e diffidenze. La science fiction classica ne è stata il diario, il luogo deputato per rispecchiarne le dinamiche. Di tutto questo è intriso un reietto dell’altro pianeta, quello dei folli: agli antipodi dell’arte più ricca delle arti ricche, il cinema di James Bond, c’è lui, autore autorevole dell’arte più povera tra le arti povere, l’art brut, quella involontaria o semi incosciente, progettuale dei matti, lui, Nannetti Oreste Fernando, meglio conosciuto come Nanof, la sua griffe povera. Nannetti Oreste Fernando ha trascorso quasi per intero la sua vita in ospedali psichiatrici. Poco dopo il volo del Maggiore dell’Aeronautica sovietica Jurij Gagarin, il colonnello astrale Nanof – come talvolta si firma Nannetti – entra nel manicomio di Volterra, iniziando a scrivere un libro, a realizzare una scultura, a creare un'opera assolutamente unica, incidendo/scolpendo il muro esterno della palazzina che lo ospitava. Per scrivere adoperava fibbie di panciotto, parte della divisa del matto in quel manicomio. Il libro-graffito era lungo 180 metri e oggi è in totale disfacimento. Il graffito di Nanof è a suo modo un diario, vera messa a nudo della reale consistenza del nostro immaginario. Folle, segregato, ai margini di una periferia dell'impero, di che cosa parla Nanof in tempo di Sputnik, Explorer e Vostok? Dell'era spaziale atomica. Lancio missili volanti ore 17 del 1940 interferenza 5 N arrivo ore 0. Di armi che sembrano quelle concepite dal fido Q, il fulminatore microscopico, il telequadrante a scariche cosmiche. Ciò che staziona nel nostro inconscio, in Nanof vive in uno stato di piena coscienza, è l’indice del grado di metabolizzazione (o mitridatizzazione?) delle dinamiche e delle idee legate al progresso, al futuro, alle meraviglie della scienza e della tecnica e al benessere che ne discende e che pervaderà l’intera vita quotidiana delle masse prima a Occidente, poi ovunque. Ecco perché il Maggiore dell’Aeronautica sovietica Jurij Gagarin non era solo quando rientrò sulla Terra, ma in compagnia di un agente segreto di Sua Maestà Britannica, di un colonnello astrale, e del Paganini del jet set, solo per enumerare alcuni di quei testimoni, di un futuro, anche oscuro e apocalittico per altri versi, che però sapeva come raccontarsi. Il Maggiore dell’Aeronautica sovietica Jurij Gagarin non vide il tramonto di quel futuro, uscì prima di scena, ma un eroe non muore mai. Sulla questione si taglia netto in Man In Black:
“Lo sai che Elvis è morto vero?
No, Elvis non è morto. È solo tornato a casa”.
LETTURE
× Bassoli R., Ungaro F., La luna d’ottobre, Avverbi Edizioni, Grottaferrata (Roma), 2007.
× Cappi A.C., Coffrini Dell’Orto E., James Bond 007 – 50 anni di un mito, Mondadori, Milano, 2002.
× Castronovo V., Modernizzazione dell’economia e evoluzione del costume, in AA.VV., Gli stili del corpo, Coop, 1988.
× Gazzara F., Lounge Music. Il blues dell’uomo bianco, Castelvecchi, Roma, 1999.
× Hollings K., Benvenuti su Marte, Isbn, Milano, 2010.
× Tirelli D., Cronodizionario dei consumi, Editrice Compositori, Bologna, 2002.
× Trafeli M. (a cura di), N.O.F. 4 Il Libro della Vita, trascrizioni di Trafeli A., foto di P. Manoni P., Edizione del Cerro , Pisa, 1985.
ASCOLTI
× AA.VV. The History of Space Age Pop vol.1, Melodies and Mischief, RCA/Bmg, 1995.
× AA.VV. The History of Space Age Pop vol.2, Mallets in Wonderland, RCA/Bmg, 1995.
× AA.VV. The History of Space Age Pop vol.3, The Stereo Action Dimension, RCA/Bmg, 1995.
× AA.VV. Ultra-Lounge, Vol. 3: Space Capades, Capitol, 1996.
VISIONI
× Hamilton G., Goldfinger, 1964, Missione Goldfinger, 20th Century Fox Home Entertainment, 2008.
× Young T., Dr. No, 1962, Licenza di uccidere, 20th Century Fox Home Entertainment, 2008.
× Young T., From Russia With Love, 1963, Dalla Russia con amore, 20th Century Fox Home Entertainment, 2007.