CIBLOB di Gennaro Fucile |
Eppure il
cibo è da sempre materia letteraria, non occupa sempre un
posto centrale all’interno della storia, ma con nobili
eccezioni che vi dedicano pagine importanti o situazioni trasversali
talmente rilevanti da segnare il carattere dell’opera. Tali
sono ad esempio il Satyricon di Petronio e
soprattutto Gargantua e Pantagruele di Rabelais, ma
in epoca molto più recente anche molta letteratura noir ha
sfornato pagine dedicate ai gusti in cucina di investigatori e
commissari, da Nero Wolfe a Maigret e Montalbano. Una rottura con il
passato però la segnò nel 1977
l’imponente romanzo di Günter Grass, Il
rombo, una riscrittura della storia
dell’umanità (o perlomeno quella
teutonico-casciubica stanziata intorno al golfo di Danzica e al delta
della Vistola) sviluppata intorno ai temi della procreazione, del
rapporto fra i sessi, e dell'alimentazione. Una vicenda complessa che
muove dal Neolitico e giunge agli anni Settanta del secolo scorso,
ruotando intorno alle storie di undici donne, cuoche e a un rombo
parlante, tanto erudito quanto logorroico. Tutto è
già nell’incipit: “Ilsebill ha
aggiustato di sale. Prima della procreazione abbiamo mangiato spalla di
montone con contorno di fagiolini e pere, dato il principio
d’ottobre. Ha fatto, ancora a tavola e a bocca piena:
– Adesso andiamo a letto poi subito o prima vuoi raccontarmi
com’è iniziata la nostra storia, quando dove? Io:
sono io in ogni tempo. E anche Ilsebill c’è stata
dall’inizio”. |
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