CIBLOB di Gennaro Fucile |
Aggiungiamo pure il grande contributo fornito da internet, davvero un doppio con i siti aziendali, quelli degli esperti, quelli amatoriali, gli scambi interattivi sulle varie piazze virtuali, ognuno con un personale contributo di ghiotte ricette, consigli pratici in cucina e prima ancora di suggerimenti per la delicata fase dell’acquisto di ingredienti all’altezza del compito. Sommiamoci le voci alternative, gli specializzati in un certo senso, i vegetariani comprese le frange come i vegani, oppure i curiosi interessati alle cucine del mondo, dal tex-mex al sushi giapponese, tutti target ai quali corrispondono altrettante branche specializzate dell’editoria su carta, in audiovisivo e online. Spolveriamo il tutto con il proliferare di corsi di cucina e di degustazione e avremo un quadro approssimativo della situazione: un’overdose di decine di migliaia di ricette, veicolate ogni anno in un unico fluviale discorso, parole che ogni anno vengono servite agli italiani in tutte le salse, un sovrabbondare analogo a quello di zuccheri e grassi che ha reso obesa una bella fetta di popolazione delle terre del benessere. Prendiamo la Tv, con quei grandi contenitori della mattina per intenderci (Uno Mattina e Cominciamo Bene della Rai e Vivere Meglio di Rete 4, per citare dei classici) così simili a delle macedonie frullate fino a ottenere un bel nulla, dove si riesce a parlare di gelosie, rancori e altri sentimenti personali e un po’ di ricette, tutto raccontato e preparato in diretta. In una falsa opposizione di popolare e raffinato ecco poi altre trasmissioni dal tono più competente, come Gusto (Canale 5) con esperti che ci aiutano a conoscere i prodotti tipici e a degustare con piacere vini italiani. Oppure Eat Parade e la storica Linea Verde della Rai dove si viaggia alla scoperta dei tesori dell’enogastronomia, o la pedagogica Melaverde (Rete 4), oppure La prova del cuoco (Rai) e Fornelli d’Italia (Rete 4). A chiudere il cerchio poi una pletora di dietologi e specialisti vari ad ammonirci sui pericoli di una alimentazione scorretta. Ebbene, tutto questo sapere enciclopedico, babelico, replica di innumerevoli lillipuziani Pellegrino Artusi e Jean Anthelme Brillat-Savarin, questa bibliografia sconfinata e senza scopo apparente, poiché non rimescola né tantomeno rivoluziona di continuo le abitudini alimentari, deve in qualche modo sopperire a una mancanza, farsi carico di soddisfare un bisogno. Deve saziare un appetito, ma da dove prende forma questa diffusione di massa degli pseudo saperi intorno il cibo? Probabilmente dal transito alla società tardomoderna, o postmoderna, per dirla con Jean-François Lyotard, che nell’introduzione a La condizione postmoderna (1979), fornisce le coordinate per individuare l’origine di tanto straparlare di cibo: “Semplificando al massimo possiamo considerare ‘postmoderna’ l’incredulità nei confronti delle metanarrazioni. Si tratta indubbiamente di un effetto del progresso scientifico; il quale tuttavia presuppone a sua volta l’incredulità. Al disuso del dispositivo narrativo di legittimazione corrisponde in particolare la crisi della filosofia metafisica. |
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