TRUMAN
SHOW, FIRMATO DICK.2 di Adolfo Fattori |
C’è una rigidissima divisione in caste, basate sul codice genetico.Il protagonista, Jason Taverner, ha un codice genetico potenziato, ed è il cantante e il conduttore di uno show televisivo trasmesso in tutto il mondo. A causa di un incidente, finisce in ospedale, poi, privo di coscienza, in una topaia di ultima categoria. Jason ricorda chi è, ma scopre di essere stato cancellato dalla memoria del mondo: nessuno lo ricorda, non ha documenti, non esiste più traccia di lui in nessun archivio: rischia di essere arrestato ad ogni istante. Nei due giorni successivi alla scoperta della sua “scomparsa”, Jason fugge e indaga sul suo destino, per recuperare la propria identità o trovare un posto dove nascondersi in un mondo che improvvisamente gli si è rivoltato contro, diventando alieno e ostile, che “… prodotto di sofisticati livelli di dominio tecnologico (gli) mostra inopinatamente lo stesso volto orchesco di una natura arcaica e selvaggia” (Formenti, 1986, pag. 56), e poter scoprire il mistero della propria scomparsa sociale. Viene in mente il capolavoro di Fredric Brown, Assurdo Universo (Quaderni D’Altri tempi numero cinque), la storia di Keith Winton, un giovane inconsapevolmente precipitato in un universo parallelo leggermente “scostato” dal suo. La metafora di Dick è esplicita: Taverner esiste solo sullo schermo. “Uscito” di lì, non esiste più. E così, sia Jason Taverner che Keith Winton sperimentano l’angoscia e la disperazione già provata da tanti personaggi di racconti fantastici: proiettati in un territorio fra il reale e l’incubo incapaci di decidere sullo statuto degli eventi cui assistono, indecisi fra la follia e l’illusione. Solo che, se nel caso del fantastico il dubbio pendola fra caduta nella follia del protagonista e irruzione dell’irrazionale nel mondo, con la science fiction il rischio proviene da filtri, interfacce su base tecnologica – chimica, meccanica, virtuale… Anche se, concretamente, in Scorrete lacrime… lo scrittore americano prefigura un mondo, sì, controllato da un potere autoritario, ma caratterizzato dal fatto che la forma con cui questo potere si protegge non è solo nella forza poliziesco/psichiatrico/medica (evidentemente Dick aveva letto Michel Foucault: la Storia della follia nell’età classica e Nascita della clinica erano stati pubblicati in Francia nel 1963, mentre Sorvegliare e punire è del 1975), ma anche il potere dei media – i “sofisticati livelli di dominio tecnologico” di cui scrive Formenti… Fra questi due poli – il primo legato all'immaginazione tecnologica, il secondo al delirio psicotico – per tornare all'oggi, si colloca quindi il dispositivo televisivo, riflesso e cardine della tarda modernità e delle trasformazioni – anche antropologiche – che le sono associate: la TV diventa per certi versi il mediatore sociale per eccellenza, il modo privilegiato per accedere al reale, per scandire il tempo personale, per cartografare lo spazio – uno spazio sempre più virtualizzato, fruito dal salotto di casa, esperito attraverso uno schermo che diventa finestra privilegiata sulla realtà (Pecchinenda, 1997). Per certi versi il Jason di Scorrete lacrime è contiguo a Truman Burbank, il protagonista del bellissimo The Truman Show girato da Peter Weir, 1998, uno dei film sicuramente ispirati agli universi dickiani, che pone al suo centro proprio la capacità della televisione di progettare mondi possibili e di renderli reali. L’unica differenza è che Truman è del tutto inconsapevole di essere un divo, testimonial suo malgrado di un paese dei balocchi televisivo che promuove un mondo in cui tutto il potere – immaginario – sia ai consumatori (Fucile, 2008). Vale la pena di ripercorrere rapidamente la vicenda narrata. | ||
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