[ conversazioni ]
Le culture del feticismo messe a nudo da Louise J. Kaplan di Adolfo Fattori |
Tuttavia, Stelarc non viola i confini del corpo umano nel modo
in cui lo fa Orlan. La sua filosofia, anche se molto spesso
è
esplicitata fuori e dentro il suo corpo, è più
che altro contenuta nel
regno delle idee. Certo, però, il suo mix tra naturale e
artificiale è
molto vicino a essere sintomatico di un fallimento della strategia
feticista, un sintomo non molto differente dalle mutilazioni corporee
di Orlan.
Non bisogna necessariamente essere degli artisti per prendere in considerazione le possibilità di trasformare un corpo in un cyber-corpo. Nell’ultimo capitolo di Falsi Idoli, ho presentato l’esempio di un Professore di Cibernetica, Kevin Warwick5 (p. 163) che, nel suo libro I, Cyborg, scriveva di come avesse il proprio sistema nervoso collegato a un computer. Lui e il computer s’inviano segnali di pensiero in entrata e in uscita. “...e questo gli diede la possibilità di accendere e spegnere le luci con il pensiero, di muovere una mano meccanica e perfino sentire quanta forza la mano stesse utilizzando. Warwick poteva anche controllare con i suoi segnali neuronali apparecchi situati dall’altra parte del mondo.” Allo stesso modo, quando un giornalista di New York City intervistò cittadini comuni che erano collegati ai propri I-Pod, cellulari, computer portatili, e altri gadget che portavano con sé ogni giorno, trovò persone che fantasticavano di avere il proprio sistema nervoso collegato alle loro macchine. |
Uno di questi,
un ex componente dei Grateful Dead, desiderava che qualcuno inventasse
un impianto nel cervello che “potesse essere
un’interfaccia definitiva
tra il proprio sistema nervoso e un sistema nervoso aggiuntivo
più
grande capace di essere acceso e spento in modi diversi, costantemente
configurabili in modo che non sia necessario fare un upgrade
comprandone una nuova versione ogni sei mesi.” (Falsi
Idoli, pag. 162).
Le commistioni fra organico e artificiale nel corpo sono da tempo al centro del dibattito sul post-umano. Lei cita le “tre leggi della robotica” di Isaac Asimov e riporta le riflessioni e previsioni di cibernetici e scienziati. Ma forse il luogo dove il tema raggiunge il suo punto focale è il film Blade Runner6 di Ridley Scott. Cosa pensa del modo in cui il problema viene affrontato nel film? Sì, sono d’accordo con Lei sul fatto che questi interrogativi sui rapporti tra uomo e robot abbiano raggiunto un punto focale nel fantastico film di Ridley Scott. Tratto dal romanzo di Philip K. Dick Il cacciatore di androidi7, il film spinge gli spettatori a simpatizzare per gli esseri artificiali, gli androidi. Questa solidarietà è evocata in particolare dalla situazione della replicante Pris, che viene distrutta dall’umano, Deckard, il cacciatore di replicanti che agisce convinto che lei, come gli altri replicanti, è diventata malvagia e pericolosa. Tuttavia si innamora di un’altra replicante, Rachael. Le visioni del bene e del male in questo film aderiscono al romanzo nel senso che gli androidi sono rappresentati come esseri più sensibili nei loro sentimenti e pensieri rispetto agli umani che li disprezzano, li temono e li scacciano. Mentre Blade Runner non illustra alcuno dei principi della strategia feticista, il film dimostra come le tendenze erotiche aggressive e violente negli umani sono spesso giustificate in nome della legge e dell’ordine. Nel romanzo e nel film, la legge della Terra incoraggia la violenza e la rabbia delle persone, che hanno perso la propria umanità essenziale poiché vivono in un mondo vuoto che è stato privato dei principi morali. Esso illustra inoltre che gli uomini possono essere meno umani e più violenti degli androidi che creano. In Blade Runner, ciò che è organico tende alla disumanità e alla crudeltà, mentre l’artificiale, gli androidi appunto, può essere più compassionevole e umano. Blade Runner imposta una nuova prospettiva sui rapporti tra umani e androidi, una prospettiva seguita anche da altri film, dove l’androide è un sensibile e affettuoso sostegno per gli umani – come in Intelligenza Artificiale8. D’altro canto, film più specifici come Terminator9 e Alien10, sottolineano la crudeltà e l’aggressione degli androidi e la necessità dell’uomo di distruggerli. |
[1] [2] [3] (4) [5] [6] | ||||||
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5. Kevin
Warwick, I, Cyborg. University of Illinois Press,
2004.
6. R. Scott, Blade Runner, USA, 1982.. |
7. Oggi ristampato come Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, Fanucci, Roma, 2000, titolo più aderente a quello originale. (ndr)
| 8. Steven
Spielberg, A. I. Intelligenza Artificiale, USA,
2001.
| 9. James
Cameron, Terminator, USA, 1984
10. Ridley Scott, Alien, USA, 1979. |
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