[ conversazioni ]
Le culture del feticismo messe a nudo da Louise J. Kaplan di Adolfo Fattori |
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A proposito delle forme di
“scrittura” sul corpo di cui tratta
ampiamente, e che sono anche, ormai, parte di fenomeni che vanno oltre
la pratica individuale avendo assunto una dimensione sociale, sarebbe
possibile – pensando anche alla tradizione della tenuta di
diari –
ragionare sul fatto che forse blog, chat room e altri fenomeni legati
alla rete implicano uno scrivere su un corpo fattosi ormai virtuale,
condiviso, collocato in rete?
Sì, questa è un’idea interessante che riguarda la dimensione sociale data alla strategia del feticismo da blog, chat room e altri fenomeni legati al web. Sono in disaccordo soltanto sul fatto che non considero questa cosa come uno scrivere su un corpo “virtuale”, “condiviso”, poiché il web è esattamente un qualcosa di inanimato, privo di una propria vitalità - cosa che è, naturalmente, la sua stessa attrattiva. Così questi scritti, permettendo di evitare i pericoli causati dalla diretta interazione umana, sembrano incarnare il quarto principio della strategia del feticismo, come ho descritto a pag. 14 di Falsi Idoli, “Quanto più pericoloso e imprevedibile è il desiderio, tanto più attenuato o distanziato dall’esperienza umana deve essere l’oggetto del feticismo. Quando la piena identità dell’oggetto sessuale è viva, piena di vivacità minacciosa, pericolosamente imprevedibile, il desiderio che lui, o lei, suscita deve essere investito in un oggetto che è conoscibile e prevedibile. |
E sempre a questo proposito, le sperimentazioni di performers d’avanguardia come Orlan o Stelarc, come si collocano nella sua analisi? La Sua domanda concernente Stelarc e Orlan, due diversi tipi di performers, è rilevante sia per il primo che per il quarto principio della strategia del feticismo. Vorrei iniziare con Orlan, notando come la sua forma di scrittura sul corpo sia anche un buon esempio del fallimento della strategia che è, in parte, un rifugiarsi in un atto erotico per contenere e disciplinare l’aggressione e la morte. Come spiego nella discussione riguardo al film I racconti del cuscino2, “Solo quando la strategia del feticismo non può più sufficientemente dissimulare o regolare i vergognosi, spaventosi, vietati e pericolosamente imprevedibili impulsi, le fantasie e i desideri basilari, vengono fuori giustamente come risultato la follia, la rabbia, la violenza, lo stupro, la mutilazione del corpo, l’incesto e l’omicidio.” O, come tradotto a pagina 97 di Falsi Idoli, “Quando la strategia feticista fallisce, queste pulsioni esplodono portando follia, violenza, stupro, mutilazioni, incesto e morte.” Orlan scrive sulla propria pelle, apparentemente in nome del suo concetto di perfezione e bellezza ideale, ma ovviamente, e fin troppo ovviamente, è in realtà una diretta espressione della violenza della mutilazione corporea. In questo senso, è anche un fallimento del quinto principio della strategia del feticismo. A pagina 15 scrivo “La pulsione di morte prende una sfumatura erotica.” Come disse Derrida, “L’impressione di una venatura erotica disegna una maschera direttamente sulla pelle3”. |
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2. Peter Greenaway,
I racconti del cuscino (The Pillow Book), GB, 1995 (ndr) | 3. Jacques Derrida,
Mal d’archivio Un’impressione freudiana, Filema, Napoli, 1996 (Mal d’archive, Paris, Galilée, 1995). | La Kaplan fa riferimento
alla traduzione in inglese Archive Fever. A Freudian Impression, Chicago and London, University of Chicago Press, 1996 (ndr) | ||||