Non è un uccello! Non è un aereo! È un trend!
di
Gennaro Fucile

 


Un’utilitaria targata 007

Il piccolo genio, la Yaris di Toyota, è sempre più zeppo di accessori. Una rigorosa serialità caratterizza gli spot che aggiornano sulla farcitura di nuove tecnologie per un’auto dal prezzo alla portata di tutti. Il misterioso concorrente subisce un nuovo smacco. Un cattivo con contorno di belle donne in ambienti asettici, molto hi-tech, questo il set. A ben vedere, però, dietro la Yaris e tutte le utilitarie super accessoriate oggi in commercio si staglia una figura dai tratti familiari, una spia dell’inconscio.

Rigorosamente in smoking, sorseggia sempre un Martini-vodka, è alto un metro e ottantatrè e pesa 76 chili. Ian Fleming lo ha immaginato così, quando lo inventò nel 1954 per l’angoscia e lo shock di essersi sposato. James Bond, il suo nome è Bond. James Bond, in codice 007, l’agente segreto che crea un’atmosfera da oltre quarant’anni, è il più lungo serial della storia del cinema. Decenni al servizio di Sua Maestà “Il Desiderio”. Esordì nel 1962 con Licenza di uccidere, protagonisti Sean Connery e Ursula Andress. Successo insperato, poi Dalla Russia con amore. Vanno in scena i primi gadget e il botteghino esulta. Passano due anni. Pepsi Cola lancia Pepsi Diet e Kodak la cinepresa per film in Super 8, Bosch presenta la sua prima lavatrice automatica, Autobianchi l’avveniristica due volumi Primula, viene trapiantata per la prima volta una cornea umana, Roy Orbinson lancia Oh Pretty Woman, apre a Dalmine (Bg) il primo c&c italiano con l’insegna GrosMarket, escono nelle sale cinematografiche Deserto rosso di Michelangelo Antonioni, Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, A Hard day’s Night con i Beatles per la regia di Richard Lester, Per un pugno di dollari di Sergio Leone. La meravigliosa Julie Andrews/Mary Poppins vola con un ombrello e Goldfinger consegna Bond al mito, con un cocktail formidabile. La ragazza ricoperta di vernice dorata, la bombetta-boomerang di Oddjob, il guardaspalle di Goldfinger, il tema del film interpretato da Shirley Bassey, e la Aston Martin DB5. Un tripudio di gadget su quattro ruote, messa a punto da Q, responsabile dell’ufficio ricerche del Servizio segreto britannico e anello di congiunzione, in senso darwiniano, tra i folli inventori della prima fantascienza e la Ricerca & Sviluppo industriale. 

Tra le diavolerie incorporate nella DB5, memorabili almeno lo scomparto segreto per una Colt 45, il seggiolino del passeggero eiettabile, uno speciale scudo antiproiettile a protezione del lunotto posteriore, i paraurti corazzati, i pneumatici rinforzati e anti-sdrucciolo, i mozzi delle ruote telescopici a rostro, le mitragliatrici nei fanalini di posizione anteriori, la tripla targa ruotante, i tubi posteriori lancia-olio, il dispositivo per cortina fumogena e il radar. Nessun intrigo trionfa con un avversario del genere, così ben accessoriato. Sempre un passo avanti, iperreale, James Bond svela anche la trama dei desideri dell’uomo occidentale, dalle donne collezionate come oggetti, agli oggetti desiderati come donne. Un passo avanti perché l’immaginario precede sempre il reale, spesso lo prefigura. L’auto è un esempio, l’armamentario di Bond è l’assortimento degli assortimenti che verranno, perché in ognuno di noi c’è Q e ognuno di noi prima o poi è Bond, anche se alla guida di un carrello di supermercato.

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