Mens sana? In corpore sano? | |
di Gennaro Fucile | |
Passato il tempo delle
esplorazioni dello spazio esterno, tramontata la stagione delle immersioni
nello spazio interno, siamo accomodati nell’era della ricognizione dello spazio
che chiameremo superficiale, ovvero quell’area del reale che attiene al corpo,
sia la sua superficie sia il suo contenuto remoto, sottopelle, a varie
profondità. Il corpo è al centro di tutte le
riflessioni speculative, di tutte le strategie politiche, produttive,
commerciali e comunicative. Il corpo
- segnala passioni e patologie, anche un corpo morto
comunica, per il solo fatto di esserci; -
si è trasformato da forziere privato in pubblica banca
dati; -
risulta oggetto e soggetto dell’arte contemporanea, il
corpo dell’artista e/o dello spettatore, operatori di performance, voyeur di
performance; - è celebrato da eroi invincibili, indistruttibili del
cinema, del fumetto e dello sport; -
si è trasformato in emblema dell’emancipazione e della
sperimentazione. I sensi emarginati dalla tirannia della vista conquistano pari
diritti; -
funziona da monitor dei cambiamenti ambientali e da testimonial dell’evoluzione del gusto, dell’estetica, della moda; - rivalutato non cancella vecchie prerogative: annuncia
nuove malattie, impiegando media globali, trasformando i contagiati da nuovi
virus in star della patologia; - si versa in apposite banche (sperma, ovuli, sangue), per
poterlo investire dove la domanda lo richiede. -
si cede anche a singoli pezzi, si donano o si trafficano
illecitamente organi, nobili tragedie vs tragedie orripilanti. Non solo regalo o
compravendita, ma anche affitto (uteri). -
è il bersaglio di tutta la produzione dei beni di largo
consumo. Sono mutati i discorsi sul corpo
e i corpi si sono modificati, meglio: sono entrati in una alterazione
permanente. L’inizio secolo e gli anni Venti
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