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Vale l’intero e la parte,
concetti che si negano o che si affermano a vicenda, tutto e il contrario di
tutto. Accade, forse, perché il tempo è collassato e il corpo manifesta questa
implosione. Trend contro trend, carne, salute ed estetica discorrono in un
gioco di permutazioni. Ipotesi: dietro questa
attenzione incessante, tesa a glorificare bellezza e benessere, si cela un
profondo disprezzo per il corpo. Nel Il corpo in realtà non si è mai
liberato dell’anatema di René Descartes,
che lo condannava alla condizione di res
extensa, contrapposta alla res
cogitans: il soggetto pensante, unica, autentica espressione dell’umano. L’opposizione mente/corpo è
teatralizzata splendidamente nel ruolo interpretato sulla scena sadomaso da chi
si sottomette: la sua mente si delizia osservando la sofferenza e l’umiliazione
del proprio corpo. Per godere fino in fondo, la res cogitans assume il ruolo di spettatore in prima fila,
osservatore privilegiato di quanto accade alla carne penalizzata. Quanto è
attuale Descartes!
L’annullamento dell’entità
corporea nella rete è il macrofenomeno che enfatizza questo disprezzo. Ha
origini antiche ed Erik Davis in Techgnosis[3]
lo imputa giudiziosamente alla gnosi,
trasmigrata nel tempo dallo stadio alchemico a quello virtuale, passando per lo
sfondamento chimico delle porte della percezione. Gli scienziati dell’intelligenza
artificiale si dicono certi di poter liberare il pensiero dalla “prigione del
corpo”, secondo l’espressione di Descartes (Moravec non è un caso isolato),
ponendo così le fondamenta di una elitaria società postumana. Delirio di
onnipotenza sorretto da un potere autentico. Nel frattempo ci si accontenta di
uno o più avatar.
[1] Hans Moravec, Robot: Mere Machine to Transcendent Mind, New York, Oxford
University Press, 1999 [2] Thom Braun, Cogito ergo Brand, Milano, Etas, 2005 [3] Erik Davis, Techgnosis, Napoli, Ipermedium, 2001
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