L’inaudito (in)contro di DJ Spooky e Scanner nella città galleggiante |
di Beatrice Ferrara | |
Addirittura, non si può neanche nominare, perché mancano segni riconoscibili di un’identità specifica. Nonostante questo, però, si può attraversare… galleggiando. La città di The Quick and the Dead è quindi sottile e suadente, uno specchio d’acqua agitato da una moltitudine di piccole onde. In questa città-oceano di DJ Spooky e Scanner, che è la grande città-pianeta proteiforme dell’età globale, i luoghi sono ambiguamente situati. Al medesimo istante, infatti, un luogo è collocato (locale) così come è attraversato da flussi globali. Ogni spazio, cioè, è costruito e decostruito dai processi che in esso avvengono, ovvero dalle sue simultanee entrate o uscite dai rituali della vita urbana. In questo movimento simultaneo di entrata e uscita, il territorio urbano è tenuto insieme e, allo stesso tempo, percorso di traverso dalle tecnologie. Scanner e DJ Spooky ne scelgono una, appunto quella dello scanning telefonico, esplorandone i codici, le modalità di accesso, le funzioni e le disfunzioni, alla ricerca di un nuovo territorio ricombinante: la città-eterotopia. Lo fanno proprio procedendo per intervalli fra entrate ed uscite su diverse soglie percettive, che rendono di volta in volta sincronicamente udibile, l’altrimenti impercettibile rumore di tutti i microluoghi. Provando a mappare una città globale, si potrebbe dire: la città è una serie di ambienti che passano l’uno nell’altro, è attraversata da canali, strade, da treni che entrano ed escono da gallerie; uomini e donne, attraversando corridori, porte, passaggi a livello per eseguire rituali della vita urbana marcano spazi, spariscono qui e riappaiono alla vista lì, ora con questo ora con quello; a volte è il loro lavoro a viaggiare, inascoltato, dimenticato, messo a tacere. Altre volte essi attraversano soglie per non riapparire più… ma da una membrana all’altra il cervello li trasporta come ricordi di odori, di luoghi, di storie. È tutta una comunicazione tra ambienti bucati fatta di visibilità ed invisibilità alternate. La città sonora di Scanner e DJ Spooky tiene insieme questi ambienti proprio attraverso passaggi-fantasma: tra le architetture sonore, le figure musicali entrano ed escono dal paesaggio-pezzo, si spostano, spariscono, ritornano... a tratti udibili e a tratti silenziose. Nel gioco di velocità e lentezze, però, la musica rende udibile proprio questo aspetto: l’idea che la presenza/assenza di un suono, di un luogo, di un corpo sono relative ad una soglia di discernibilità. Mutate la soglia, e sentirete i fantasmi. Nel seguire i movimenti di un dato accento ascoltando le conversazioni telefoniche, DJ Spooky e Scanner mappano una diversa distribuzione sociale degli abitanti dell’età globale, seguendo i loro spostamenti coatti, ma anche i loro movimenti desideranti. Remixando, cioè rimescolando, questi dati informativi, lasciano infatti emergere, ad ogni ascolto, un nuovo disegno della mappa cittadina. In queste mappe mobili e non più informative, a partire dagli spazi e dagli abitanti distribuiti nella città, la musica utilizza la tecnologia di controllo in maniera creativa, trasformando lo spazio. Essa rivela, così, la presenza di muri laddove all’occhio sembra non ve ne siano, o costrisce ponti sonori laddove l’architettura urbana non ne ha previsti. In questa musica, infatti, il taglio, la tecnica nera del cut, è strettamente legata alla ripetizione come ricucitura: i passaggi fra un suono e l’altro, infatti, avvengono per intervalli di transizione e per passaggi lisci, tenuti insieme da pulsazioni ripetute, in cui un suono fugge dalla sua posizione per raggiungere un altro punto del brano… molto spesso sparendo per poi riaffiorare più avanti. Utilizzando il luogo tecnologico-affettivo della telefonata, The Quick and the Dead lascia anche aperta una porta ad altri interrogativi. | ||
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