Se
le storie dell’inglese sono parche nei rimandi alla musica,
al contrario, il pianeta dei suoni contemporanei ha fatto di tutto per
tenere Ballard al centro della propria orbita e nel farlo ha operato in
diversi modi. Quello più semplice è costituito
dall’omaggio diretto e il più remoto di cui si ha
testimonianza risale addirittura al 1971, quando il jazzista inglese
Neil Ardley scrisse una suite di venticinque minuti per sassofono,
tromba, contrabbasso amplicato, arpa e elettronica, ispirandosi al
racconto del 1962, The Garden of Time (Il
giardino del tempo, Ballard, 2003), uscito su Fantasy
and Science Fiction nel 1962. Titolo della composizione: The
Time Flowers e ad eseguirla negli studi della BBC Radio 3
c’erano by Don Rendell, Ian Carr, Barry Guy, Sidonie Goossens
e la London Studio Strings. Un lavoro mai uscito su disco. Episodio
oscuro, mentre molto più famoso è il brano
contenuto nel secondo e ultimo disco dei Joy Division, Closer,
uscito nel luglio del 1980, due mesi prima del suicidio di Ian Curtis,
leader del gruppo. Il titolo è Atrocity Exhibition,
ripreso dalla celeberrima raccolta di brevi e crude storie, sicuramente
le più sperimentali della produzione ballardiana. Come i Joy
Division, anche un’altra band omaggia Ballard, sul finire dei
Settanta, in questo caso utilizzando il titolo di un racconto per il
nome stesso del gruppo: Comsat Angels: The Comsat Angels,
uscito nel 1968 in World of If, (Gli
angeli del satellite in Ballard, 2004).
Un
omaggio iconografico arriva da Koiltlaransk, album
d’esordio dei Cranioclast (nome che non sfigurerebbe come
titolo di un racconto di The Atrocity Exhibition),
duo tedesco formato dai sedicenti Soltan Karik e Sankt Klario che
propongono un’autentica musica da zona del disastro.
L’album è corredato da un booklet infarcito di
citazioni tratte dalle storie di Ballard. Il rumorista radicale Merzbow
(ovvero Masami Akita) cita esplicitamente uno dei racconti di The
Atrocity Exhibition, l’episodio intitolato The
Great American Nude. Entrambi, Ballard e Merzbow, per la
verità rimandano al lavoro omonimo dell’artista
pop Tom Wessellman. Doppia citazione poi nell’album Sacrifice
di Gary Numan, uscito nel 1994. Uno dei brani si intitola Love
and Napalm, che addirittura diede il titolo alla raccolta
ballardiana nella prima edizione americana, e in un altro brano, A
Question of Faith, si dice esplicitamente: “I'll be
your exhibition of atrocity”. Ancora, in Giappone spunta nel
1987 un gruppo progressive che incide un unico album, Water
Blue, poi diventato oggetto da collezione prima di essere
ristampato dalla francese Musea riedito con l'aggiunta di alcune bonus
studio/live. La band sceglie di chiamarsi Vermilion Sands. Sempre negli
anni Novanta ecco spuntare la formazione più autenticamente
ispirata, dove convergono gli omaggi formali a l’esprit
ballardiano: i Mo Boma. Per l’etichetta australiana Extreme
pubblicano un trittico denominato Myths of the Near Future,
come l’omonimo racconto pubblicato su Ambit
nel 1981 (Miti del futuro prossimo, in Ballard,
2005a), titolo poi usato anche per un’antologia di racconti
uscita l’anno successivo. I Mo Boma insistono
nell’omaggio allo scrittore inglese anche titolando diversi
brani come i racconti di Ballard: Memories Of The Space Age
(del 1982, uscito da noi come Ricordi dell’era
spaziale, Ballard, 2005) e, Day Of Forever
del 1967 (Il giorno senza fine, Ballard, 2004).
Inoltre, in Three Beaches C. S. (Quartz - Vermillion Sands -
Blacksand Beach), rispunta il sobborgo esotico. Compaiono
anche i titoli di due romanzi: The Day Of Creation (Il
giorno della creazione, Ballard, 1998) e The
Crystal World (Foresta di cristallo,
Ballard, 2005b).
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