Del Cappellaio Matto e di altri impercettibili riflessi della mente | di Luca Caserta | |
La fragilissima sovraccoperta ideata da Carlo Corridore ritrae un sole nero su un campo indefinito di un verde molto scuro e in primo piano, sulla sinistra, lunghe foglie di grano di un giallo pallido. Sembra un’incisione espressionista. Sulla sguardia posteriore una fotografia di Faulkner nel giardino di casa tra due cani che guardano altrove. Faulkner in piedi, camicia bianca e pantalone nero, elegante, con le braccia quasi conserte, i baffi curati e i capelli ben pettinati. Un docile e bonario signore di campagna, premiato col Nobel. Il libro raccoglie il meglio di quanto fu scritto su William Faulkner negli anni Cinquanta, e costituisce, oltre che un mezzo importantissimo di accostamento alla sua opera, un rendiconto esatto e affascinante della storia poetica dell’autore. A pagina centosessantadue, un articolo di Elio Vittorini, domina il campo. Il titolo ne è lo specchio curioso e deforme: “Faulkner come Picasso? Pensate ai volti, di uomini e donne, di galli, di tori, che Picasso dipinge o disegna, dai tempi di Guernica in poi, e con quella duplice esistenza imposta loro per una necessità tutta interna di cogliere contemporaneamente due o più piani diversi di realtà, o il visibile della realtà insieme al suo invisibile, e l’attuale di essa insieme al suo potenziale. Si hanno due nasi nello stesso volto, o due becchi in un gallo, quattro narici in un toro, e sempre, anche se gli occhi non si sono raddoppiati, due modi di guardare come da due cuori. Non si può distinguere, nella duplicità delle forme, che cosa proceda dall’oggetto osservato e che cosa invece rappresenti la sua variante, la ipotesi o le ipotesi, il progetto o i progetti di cui lo complica, con intento di completarlo, il pittore. Ma è certo che delle due forme, una nasce dal contatto col mondo esterno, mentre l’altra si autogenera per una specie di esaltazione che i segni e i colori via via trovati producono via via in chi li trova. In modo analogo lo stile di Faulkner, che il lettore impaziente non può giudicare monotono, ha persino nel periodo, nella sua unità minima, una coesistenza continua di reale e di possibile. Ha l’immagine che ci fa subito vedere la cosa di cui parla, di un albero, una mano, un gesto, e insieme, agganciata con un come se, o un anche se, ha una seconda immagine che non spiega e illumina meglio la prima, ma semplicemente prende da essa l’occasione di scaturire e venire avanti, facendosi vedere tutt’altra cosa”. Rileggendo questa pagina confusa, si sente il bisogno di
riparlarne. Sì, perché queste parole identificano
un paesaggio, la parola inglese rende maggior fascino. Vittorini
fotografa un landscape, una tavola fiamminga di un
paesaggio americano con lo specchio deforme di una vecchia reflex. E
scatta una foto casuale, come gli incontri in treno mentre osservi chi
ti è accanto, incontri che hanno il divieto
d’incrocio, perché le cose fuggono lasciando
tracce di sali d’argento. Del resto la sua raccolta di
narratori americani, pubblicata per Bompiani nel 1941, resta tra i
più alti tentativi rovesciati di far uscire
l’Italia dalle provinciali sacche di resistenza. E difatti
incontrò la censura che è sempre
l’annullamento di una visione contraria. Una
coesistenza continua di reale e di possibile. Ecco il metodo
di calcolo di un’esposizione, la resa dei contrasti di luce,
la profondità di campo. L’immagine di Faulkner
è opposta al diritto facendosi vedere
tutt’altra cosa. Non sceglie un grandangolo per
l’insieme, ma sforbicia il rivolo di nastro da regalo ideato
dallo scrittore. Niente è verità, niente è bugia: tutto dipende dal colore degli occhiali attraverso cui guardi. | ||
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— Balzac H., de, Les Contes drolatiques, 1832-1837, trad. it. Racconti ameni, Sugar, Milano, 1965.
— Carroll L., Alice’s Adventures in Wonderland, 1865, trad. it. Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, De Agostini, Novara, 2003. — Carroll L., Through the Looking Glass, 1871, trad. it. Dietro lo specchio, Sugar, Milano, 1967; Attraverso lo specchio, Nuages, Milano, 2004. |
— Carroll, L., The Humorous verse of Lewis Carroll, Dover, N.Y., 1960.
— Cullin M., A Slight Trick of the Mind, Nan Talese/Doubleday, 2005. — Faulkner W., Sanctuary, 1931, trad. it. Santuario, Adelphi, Milano, 2006. — Faulkner W., Light in August, 1932, trad. it. Luce d’Agosto, Adelphi, Milano, 2007. |
— Garboli C., Manganelli G., Cento libri per due secoli di letteratura, Archinto, Milano, 1989.
— Hoffman F. J., Vichery O. W., Two Decades of Criticism, North Caroline Univ. Press, 1997, trad. it. William Faulkner Venti anni di critica Con due saggi di Emilio Cecchi e Elio Vittorini, Guanda, Milano, 1957. — Sue E., Les Mystères de Paris, 1842-1843, trad. it. I misteri di Parigi, Rizzoli, Milano, 2007. |
— Ackles D., American Gothic, Elektra, 1972, ristampa cd Collector’ Choice Music, 2003.
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