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conversazioni ]
Giuseppe Palumbo, “La mia storia migliore? Quella che non ho ancora disegnato” di Carmine Treanni |
Veniamo
a Martin Mystère
e Diabolik: cosa ha significato per te prendere due storici personaggi del fumetto italiano e continuarne in qualche modo la storia grafica? Io amo il fumetto come linguaggio, e questi due personaggi, che mi è stato dato in sorte di disegnare, mi piacciono personalmente e graficamente mi diverto molto a disegnarli. Non ho avuto nessun tipo di soggezione, anche se nel caso di Diabolik la prima storia che mi è stato chiesto di disegnare è stato il remake del primo numero. Quello che ho cercato di fare è stato guadagnarmi il rispetto dei lettori, disegnando con il cuore e con la tecnica. Martin Mystère è stato un altro momento di sfida importante perché è stata una fase di crescita. Per uno che era partito disegnando brevi storie a colori, trovarsi di colpo a disegnare cento pagine in bianco e nero, è stata una bella sfida. È vero che venivo anche dall’esperienza di Cyborg, dove avevo disegnato anche 48 pagine per una storia, ma disegnare 96 pagine è comunque più impegnativo. Difficoltà oggettive comunque sono state quelle di dover replicare il volto, le fattezze, gli atteggiamenti di un personaggio che era stato disegnato da molti altri. Con Diabolik c’è stato un discorso diverso: ero già un autore maturo. La platea di Diabolik era sicuramente più veterana e più ampia di quella di Martin Mystère e credo di aver raggiunto anche in questo caso il rispetto dei lettori, visto anche che molti sono stati premiati più volte. Mi piace pensare, comunque, che la storia migliore sia sempre quella che non ho ancora disegnato. A cosa stai lavorando adesso? Sono in attesa della nuova sceneggiatura per una nuova storia di Diabolik. Poi, come sicuramente sai, qualche mese fa è uscito il volume Tomka per la Rizzoli, scritto da Massimo Carlotto, che è un adattamento de L’ultimo treno. E adesso, sempre per Rizzoli, sto lavorando ad un altro volume, scritto questa volta da Giancarlo De Cataldo, che si chiamerà Un sogno turco. Come con Carlotto avevamo esplorato un evento storico che ha segnato il Novecento, come la Guerra di Spagna, così con De Cataldo proviamo a rileggere la strage degli Armeni, un altro evento storico che ha marcato il Secolo Breve. Anche in questo caso, come con Carlotto, da un punto di vista altro, differente, meno spettacolare e più narrativo. |
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