Essi ci guardano dappertutto di Roberto Paura

 

Mentre il nuovo vice di Anderton, Witwer, sembra avere delle perplessità sui metodi della Precrimine, Anderton ha una fiducia schiacciante nel sistema che ha costruito. Salvo poi ricredersi quando quel sistema lo addita come futuro criminale da incarcerare, perché in quel momento: “Con assoluta, schiacciante convinzione, lui non ci credette”. È qui che il sistema va in corto, perché subentra il dubbio. Un sistema di controllo e repressione totale come quello della Precrimine, che ha superato le più sfrenate fantasie dei teorici dei totalitarismi in quanto capace di annientare l’oppositore ancora prima che questi pensi di opporsi al potere costituito, si fonda sulla certezza, sull’ineluttabilità scientifica (il 98,8%, è un valore certo, un fatto indiscutibile, riduce l’imperfezione a puro numero). Nel momento in cui Anderton comincia a dubitare della validità del sistema, rendendosi conto che c’è sempre un minimo spazio di libero arbitrio tale da consentire al futuro previsto dal rapporto di minoranza di verificarsi, la Precrimine non ha più ragion d’essere. Esso si fonda, come tutti i regimi di controllo totale, sulla forza della maggioranza; eppure “l’esistenza di una maggioranza implica logicamente una minoranza corrispondente”, come deve ammettere Anderton a un certo punto. E questo non può essere permesso in una società basata non sul governo della maggioranza, ma sulla dittatura della maggioranza come avviene con i precog, dove il futuro “maggioritario” è per legge l’unico futuro possibile.

Ciò che rende Rapporto di minoranza un racconto più inquietante e realistico dei primi due è il fatto che la sue premesse e le sue conseguenze sono assolutamente verosimili. Si ammette un punto di partenza comune: la post-modernità in cui viviamo è una “società del rischio”[10]. Come tale, gli individui che ne fanno parte sono sottoporsi a percentuali via via crescenti di rischio di essere vittime del sistema: o attraverso banali incidenti causati da fenomeni che non possiamo controllare (l’incendio che si crea nella catena di montaggio, l’aereo su cui viaggiamo che precipita) o attraverso l’accresciuta criminalità. In quest’ultimo caso, il tema della sicurezza è quello dominante nella società del rischio: i cittadini chiedono più sicurezza, più controllo. Il potere, che si basa sul consenso dei cittadini, è costretto ad aumentare il controllo sulla società per garantire maggior sicurezza. Si genera così un circolo apparentemente virtuoso, ma in realtà drammaticamente vizioso, attraverso il quale il cittadino in cambio della sicurezza perde ogni diritto alla privacy, ogni possibilità di uscire dal coro. Questo meccanismo si è innescato con l’inizio della “guerra al terrore” nel 2001 e ha visto la democrazia uscire sconfitta ovunque, dagli Stati Uniti delle leggi sulla sicurezza alla Russia della ritrovata dittatura. Ovunque il consenso al sistema resta tutto sommato alto, perché come sosteneva Tocqueville “vogliono l’uguaglianza nella libertà, ma, se non possono ottenerla, la vogliono anche nella schiavitù”[11] perché tra la libertà e l’ordine gli uomini scelgono sempre il secondo, e non a caso sono usciti dall’hobbesiano stato di natura dell’homo homini lupus: proprio affinché la libertà individuale venisse ceduta a un potere terzo che garantisse in cambio la sicurezza di ciascuno[12].

Il futuro, inutile dire, ci riserva solo perfezionamenti al sistema e relativi peggioramenti in quel che concerne la privacy individuale. La fantascienza, che ha già previsto con decenni di anticipo situazioni come quelle attuali e le loro possibili degenerazioni totalitarie, può senz’altro anticipare l’evoluzione del domani nel campo della sorveglianza di massa. Senza dubbio, avendo ormai raggiunto l’apice il livello di controllo esteriore della società, si procede verso il controllo e la conquista dell’interiorità umana. Senza codici etici ben precisi, come quelli che fortunatamente si stanno sviluppando nell’Unione europea, le scoperte relative al patrimonio biologico dei singoli individui diventeranno presto arma di controllo come in parte sta già accadendo oggi. Le banche del DNA si sviluppano per garantire maggiore sicurezza su temi sensibili come omicidi o stupri, ma nulla vieta che in futuro si possano utilizzare per qualsiasi tipo di controllo sulla persona[13]. E attraverso questo tipo di controllo potranno nascere un giorno società come quelle di Mendicanti in Spagna di Nancy Kress o del film Gattaca di Andrew Niccol,[14] dove la conoscenza del genoma implica una distinzione tra esseri geneticamente superiori e inferiori. Un giorno, infine, la società del controllo potrà vincere l’ultimo ostacolo, quello dell’inviolabilità del pensiero individuale. Quando anche i pensieri non saranno più privati, il controllo dell’essere umano sarà pressoché totale e non esisteranno più uomini ma solo quei ”fasci intercambiabili d’azioni” che i regimi potranno controllare e comandare senza che niente sfugga al loro occhio.


 


[10] Cfr. Roberto Paura, Il futuro fossile sepolto a Chernobyl, in “Quaderni d’Altri Tempi” anno 3 numero 10, http://quadernisf.altervista.org/numero10/fossile3.htm, nota 10.

[11] Alexis de Tocqueville, La democrazia in America, in Scritti politici, a cura di Nicola Matteucci, UTET, Torino 1969, p. 588.

[12] Cfr. Thomas Hobbes, Leviatano, Bompiani, Milano 2001, p. 85: “La causa finale, il fine o il disegno degli uomini (che per natura amano la libertà e il dominio sugli altri) nell’introdurre ciò che esercita su di loro quel controllo sotto il quale li vediamo vivere negli stati, è la previsione della loro conservazione”. Il lato negativo di ciò è evidenziato da Locke nel suo Trattato sul governo, Editori Riuniti, 2006, p. 11: “Molto meglio lo stato di natura, in cui gli uomini non sono costretti a sottomettersi all’ingiusto volere di un altro uomo…”.

[13] Cfr. Garante per la Protezione dei Dati personali, Segnalazione al Parlamento e al Governo sulla disciplina delle banche dati del Dna a fini di giustizia, Bollettino del n. 87/settembre 2007, disponibile su http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=1456163.

[14] N. Kress, Mendicanti in Spagna, Delos Books, 1995; A. Niccol, Gattaca, 1997, USA.
 

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