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Ma lasciamo da parte per ora l’analisi del valore e dei contenuti dei romanzi di cui ho raccontato la trama, per confrontarli con l’immaginario che traspare da quelle cartoline di cui parla Asimov in Nostalgia del futuro[11]. Siamo proprio nel periodo in cui Verne e Salgari – e
oltre loro Herbert George Wells, su cui presto tornerò – scrivevano i loro
romanzi, viaggiando nello spazio e nel tempo, con una forte predilezione, a
parte l’italiano, per il futuro prossimo. L’interesse per gli sviluppi possibili delle tecnologie
attuali in Verne, e per una serie di possibili implicazioni delle ricerche
scientifiche dell’epoca in Wells, li portano a sviluppare ipotesi narrative che
troveranno puntuale riscontro nei loro romanzi. Ma è evidente, almeno in Verne, come il legame con la propria epoca sia ancora troppo determinante perché la “previsione” del futuro sia sufficientemente audace da permettergli di immaginare le caratteristiche di ciò che di lì a qualche decennio si comincerà a verificare. L’immaginario del futuro di Verne – e quello di
Salgari – sono rintracciabili in queste cartoline celebrative che Asimov
commenta, e che appaiono immediatamente significative dei pensieri e delle
aspettative del “popolo” di fine ‘800. L’aspetto che
ci colpisce per primo, noi che possiamo osservarle a un secolo di distanza, è
la contaminazione fra materiali e tecnologie dell’epoca e desideri connessi al
futuro. Balza subito agli occhi il fatto che uno degli elementi dominanti è
l’attesa rispetto allo sviluppo dei mezzi di comunicazione – e ad una conquista
del territorio che è prima di tutto quantitativa, ma da realizzare con il legno
e la tela. Mi spiego
meglio. Nella cartolina che – ad esempio – fa da copertina al volume, vediamo
un’immagine marina, popolata in cielo da aeronavi di vario genere – aerei ad
elica ed alianti, che assomigliano ad aquiloni o a apparecchi da modellismo –
mentre in mare vediamo varie piattaforme – una tabaccheria, un bar, una mescita
di vino – realizzati in legno e ancorati in vario modo: una rielaborazione, in
acqua, delle cabine da stabilimento balneare di quegli anni. Possiamo
presumere che l’immaginario dell’epoca – seppur con un tocco di ironia –
prevedeva una conquista del mare fatta di isolette galleggianti per ristorare i
viaggiatori, e di mezzi di trasporto, principalmente da diporto, per svagare
gli abitanti del futuro. Una situazione
futile, se si vuole, ma che – paradossalmente – indovinava un elemento del
nostro secolo: l’espandersi del tempo libero a discapito di quello di lavoro,
anche se non riusciva ad immaginare l’evoluzione delle tecnologie e dei
materiali da costruzione. Nelle cartoline successive incontriamo mezzi subacquei, altri mezzi aerei, situazioni quotidiane. In tutte si mostra ingenuamente l’aspettativa di un futuro sereno e riposante, in cui le funzioni servili sono automatizzate, come nella “Toeletta di Madame” (pag. 68), in cui la cura del corpo è affidata ad un curioso macchinario, o in “Pulizie elettriche” (pag. 70), in cui la fantesca di casa è coadiuvata da una sorta di protorobot; oppure, l’attenzione si sposta ad altre aree della conoscenza scientifico-tecnologica, come la chimica e l’elettricità, come in “La cena chimica” (pag. 60), in cui è messa in scena una elegante compagnia che, in una sala da ristorante, è seduta educatamente a tavola a consumare vassoi di pillole. O ancora in “A scuola” (pag. 66): sulla destra dell’illustrazione vediamo un ragazzo che manovra una manovella applicata a un macchinario elettrico, che, attraverso cavi e cuffie applicate alle orecchie degli scolari ordinatamente seduti nei loro banchi, trasferisce conoscenze e saperi. Una anticipazione, almeno visiva, delle aule per computer
delle scuole attuali, con i terminali collegati in rete da cavi che corrono sul
soffitto e scendono a unire i vari apparecchi. La colorata
iconografia dell’epoca, il tratto da stampa popolare di queste
cartoline, fanno tenerezza, certo, ma mostrano anche la dimensione ancora
illusoria e tradizionale del modo di immaginare il futuro: un futuro potenziato
quantitativamente, come possibilità e prospettive, ma che come qualità si
mantiene contiguo all’attualità dell’epoca. Un’immaginazione del futuro fatta di accumulazione più
che di cambiamento, ancora legata più al romanzo di Verne che a quello di
Salgari, incapace di andare oltre se stessa e la sua epoca. Molto diversa
da quella che si svilupperà in seguito, a partire dalla nascita istituzionale
della fantascienza, e che farà degli schermi, del metallo e delle telecomunicazioni
il fulcro su cui fondare le proprie previsioni.
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