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Dal feiulleton alla cultura di massa: la serialità della cultura
popolare
Le
tracce della serialità sono tuttavia rintracciabili in fenomeni culturali e
temporalmente antecedenti alla nascita e allo sviluppo della cultura di massa.
Il
romanzo d’appendice, o feuilleton come viene chiamato in Francia,
rappresenta il fortunato incontro tra la letteratura, il giornalismo e l’industria.
Sulle pagine dei giornali, spesso in veri e propri fascicoli, cominciano ad
apparire i romanzi che sono stati precedentemente pubblicati in volume[3].
Il
feuilleton nasce, però, alla fine del
Settecento, come inserto separato e ben distinguibile dal giornale, in cui sono
contenute esclusivamente critiche teatrali. Solo successivamente, nel 1840, con
I misteri di Parigi di Eugène Sue
viene utilizzato per pubblicare romanzi a puntate. La serialità trova una sua
precipua forma nella frammentazione del libro in più puntate, ma soprattutto
quando i romanzieri cominciano a scrivere il romanzo in funzione del feuilleton, secondo cioè le logiche del
giornale e con eroi e situazioni destinate a non finire mai.
La
cultura di massa, invece, si formalizza intorno agli anni Trenta del Novecento
e concomitante con altri quali l'istruzione diffusa, la società dei consumi e
l'esistenza di una industria culturale. Un'industria, quest’ultima, che produce
cultura, non diversamente dalla produzione di altre merci, su grande scala, non
differenziando i prodotti l'uno dall'altro ma fabbricandoli, per esigenze di
economia, tutti uguali, in serie appunto.
Si
tratta di prodotti culturali che si rivolgono ad un più vasto e indifferenziato
pubblico, per l'appunto di massa, e che viene diffusa attraverso canali
diversi: i libri, i fumetti, le riviste, i giornali, i programmi televisivi e
quelli radiofonici, i film e i dischi.
Tale
produzione culturale ha costituito – dopo un secolo di cinema, fumetti e
narrativa di genere e oltre cinquant’anni di televisione – un suo proprio
Immaginario collettivo.
La
modalità di produzione di tale Immaginario è – per la stessa natura della
cultura di massa – seriale, dunque, ma col tempo, tale modalità ha prodotta una
sua propria estetica che si potrebbe definire come “Serialità dell’Immaginario
collettivo”.
Sono,
poi, il fumetto e il cinema a continuare in qualche modo la strategia di
consumo seriale dell’immaginario collettivo. Se le strisce dei fumetti sono per
definizione seriali, il cinema[4]
s’impadronisce di tale modalità soprattutto a fini commerciali. È la nascente
cinematografia americana a gettare le basi di quest’industria, anche se in
Europa dovrà scontrarsi con la Francia che produrrà molti film a puntate.
Il
cinema – attraverso lo studio system, lo star system e i generi
cinematografici – standardizza i processi di creazione, produzione e
realizzazione delle pellicole che in seguito verranno adottati anche dalla
televisione.
“L’aggettivo
americano serial (di una serie, in
serie), diventato per l’uso un sostantivo, designa un genere cinematografico
d’ispirazione poliziesca o avventurosa nel quale il racconto, per la sua stessa
lunghezza o per la durata della sia diffusione, va oltre i limiti abituali”[5].
Si
può a ragione parlare, per quegli anni, di una vera e propria rivoluzione
industriale legata ai mezzi di comunicazione di massa che ha dato luogo a una
serie di prodotti culturali standardizzati. Scrive a tal proposito Peppino
Ortoleva: “Lo sviluppo dei moderni media, la posizione centrale da essi
acquisita nella vita sociale, le stesse dimensioni quantitative della loro
produzione e del pubblico dal loro raggiunto, non sarebbero neppure concepibili
se non si fosse messo in moto nel campo della produzione e della circolazione
delle merci culturali un processo analogo a quello che si era avviato verso la
fine del Settecento, con la prima rivoluzione industriale, nel campo dei beni
materiali, se non avesse avuto luogo una rivoluzione industriale anche nel
campo delle comunicazioni”[6].
[3] Cfr. Carlo Bordoni e Franco Fossati, Dal
feuilleton al fumetto. Generi e scrittori della letteratura popolare, Editori
Riuniti, Roma, 1985.
[4] Cfr. Roberto Chiti e Mario Quargnolo, Breve
storia del “Serial” in Luigi Cozzi Il cinema di fantascienza 2,
Fanucci Editore, Roma, 1989. Il saggio è apparso per la prima volta sulla
rivista “Bianco e Nero” nel 1954.
[5] F. Lacassin, Il
Serial ovvero un delitto alla settimana in Fant’America 2 a cura della
Cappella Underground, Trieste, 1978. [6] Peppino Ortoleva, Mass Media, Giunti, Firenze, 1995.
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