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L’efficiente macchina di marketing promozionale messa in
moto dai produttori del programma non ha precedenti nella storia dei serial tv.
Un progetto di grossa visibilità mediatica sorregge infatti la trasmissione che
gode di più canali e media sui quali far circolare le informazioni che la
riguardano. Un esempio per tutti è dato dalla volontà di J.J. Abrams
di trasmettere l’ultima puntata della serie sul grande schermo, un’operazione
unica nel suo genere che sfrutta il successo televisivo per dirottare al cinema
gli spettatori. L’ultimo episodio non sarà un film su Lost, né avrà un’autonomia semantica tale da essere compresa da
coloro che non hanno seguito tutta la serie, ma un’operazione che sfrutta le
caratteristiche del cinema per trasmettere l’epilogo di una storia lunga ed
intricata cominciata e sviluppata in tv. Lo staff di Lost ha
così creato un prodotto tentacolare che ben si adatta ai vari mezzi di
comunicazione (alla tv e ad internet si affiancano anche riviste e dvd) ma che
vede nella rete il medium privilegiato per la costruzione di un mondo possibile
fuori dalle logiche del piccolo schermo. Complice del grande successo di Lost sul web è probabilmente anche la
modalità con la quale vengono centellinate le puntate in tv. I singoli episodi,
negli States, infatti vengono trasmessi a distanza di una settimana e a volta
tra una puntata e l’altra si assiste alla messa in onda di repliche o ad
inspiegabili pause. La scarsità del materiale visivo in tv ha probabilmente
contribuito alla sete di informazione producendo in rete una fonte mai
esaustiva di siti sulla serie. Molti di questi rinviano a pagine url che in effetti ben
poco hanno a che fare con il programma, ma servono nell’argomentare
supposizioni sullo sviluppo della trama. Il vero fenomeno di Lost in rete risiede infatti nel
tentativo dei fan di fornire risposte ai mille dubbi che la trasmissione
propone. Ecco che allora il web si popola di teorie raffinatissime
capaci di giustificare l’intero apparato narrativo della storia. L’impegno
degli appassionati in rete diviene davvero forte nella costruzione di impianti
logici e concettuali tali da ordinare ogni evento della vicenda in un’unica
cornice argomentativa. Rientrano in questi tentativi teorie affascinanti dotate
di grande portata interpretativa e semantica come quella del videogame (secondo
cui Lost sarebbe come eXistenZ
un gioco di realtà virtuale), del coma di Locke (per la quale uno dei
protagonisti, condannato su una sedia a rotelle, ha un incidente che lo manda
in coma. Ciò che vediamo sarebbe quindi il frutto della sua attività cerebrale
durante il ricovero in ospedale), di Walt Disney (secondo cui ci sarebbe dietro
tutto un’origine disneyana), e così via. Le speculazioni teoriche dei fan sono innumerevoli e alcune
di queste sono sorrette da citazioni letterarie, formule matematiche, dottrine
religiose, argomentazioni scientifiche e da tutto quanto una buona
documentazione possa sorreggere l’universo di conoscenza che ruota intorno Lost. Per quanto possano apparire strambe le suddette teorie
sono tutte capaci di tenere insieme i vari elementi che compongono la
trama-rompicapo del serial, fornendo
una soluzione al puzzle, un’immagine chiarificatrice del caos prodotto dagli
avvenimenti apparentemente senza senso del plot. Il mondo di Lost
sul web è contornato da elementi che esulano dalla trama stessa: documenti
fasulli in latino, in tedesco, geroglifici egiziani, mappe stellari, scritture
criptiche, linguaggi al contrario, messaggi in codice morse e molto altro
ancora tessono una trama spessa e a piccole maglie nella quale è difficile
districarsi e forse uscirne. Cosa sia Lost
resta un mistero, ciò che invece appare sicuro è che nel circuito internettiano
che gravita intorno alla trasmissione anche il cybernauta più smaliziato
smarrisce la rotta ed in esso inevitabilmente si perde. RIFERIMENTI Abc
Raidue
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