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Ad un occhio più attento il sito dell’Oceanic si presenta ricco dei
cosiddetti easter eggs[3] inserti
nascosti, che sono più o meno facili da trovare. Alcune di queste “piacevoli
sorprese” sono evidenti, ma altre (come quelle che forniscono anticipazioni
sugli episodi della seconda serie) sono veramente difficili da scoprire e
richiede una grande competenza da parte degli users.
A rendere plausibile e legittima di autenticità la trama è
anche il sito dei Driver Shaft (http://www.driveshaftband.com),
la band musicale di cui è membro Charlie Pace, uno dei passeggeri del volo 815
e protagonista della serie. Come per il sito dell’Oceanic, anche qui ritroviamo
(tra i testi delle canzoni, download
musicali ed informazioni sulla storia del gruppo) uno spazio rivolto alla
commemorazione delle vittime dell’incidente aereo[4].
Un analogo riferimento alle vittime lo si ritrova al sito
http://megalottojackpot.com dove si
ricorda Hugo Reyes, vincitore di 114 milioni di dollari e tragicamente perso in
seguito alla caduta dell’aereo 815. Gli spazi virtuali volti a riaffermare il
principio di veridicità dell’accaduto filmico non si contano né si riesce a
distinguere le iniziative degli appassionati da quelle dei produttori. Accanto a questo universo di Lost in rete, dove ogni riferimento del
telefilm alla realtà esterna ha un suo corrispettivo virtuale in internet[5],
vi è un mondo parallelo nel quale è altrettanto facile perdersi, un mondo per
molti versi incomprensibile per gli spettatori della prima serie: quello della
Dharma Initiative e della Hanso Foundation. È con queste due sigle che si entra
nel regno più oscuro di Lost. È con i siti della Dharma e della
Hanso Foundation infatti che il gioco metariflessivo assume una nuova forma.
Qui il coinvolgimento dello spettatore è maggiore. Tramite un complesso sistema
di accesso (registrazioni on-line, newsletter, password, codici segreti,
indovinelli ecc.) è possibile penetrare nel retroscena di Lost, non dietro le quinte del set, ma negli oscuri meandri della
trama. La Dharma[6]
e Il rapporto tra finzione e realtà
qui si fa più stretto e allo spettatore è chiesto di partecipare in qualità di
ricercatore al progetto che vede tra i suoi ispiratori nientemeno che lo
psicologo behaviorista B. F. Skinner. Per entrare nel vivo delle attività di
ricerca, è necessario allora dimenticare quanto appreso in precedenza: il
telefilm viene qui presentato come un
prodotto di fiction dietro al quale
c’è però la mano della Fondazione Hanso e della Dharma Initiative. Il programma
è quindi mostrato come un prodotto di fantasia, ma anche come parte del più
grande progetto delle due associazioni che cercano di reclutare ricercatori
attraverso la messa in onda dello show. Sebbene la rete pulluli di notizie sull’esistenza della
Hanso e della Dharma essi non sono reali, ma ad essere reali sono le
conseguenze messe in moto dall’abbondare di informazioni che circolano a proposito
dei loro progetti. Ne è un esempio il sito
http://www.dharmaindustries.com
che propone di diventare membro della Dharma con il pagamento di 30 dollari
tramite un account Paypal. Nessuno sa con precisione se il sito sia stato voluto dai
produttori o messo in piedi da dei furbi creatori che sfruttano il fenomeno Lost, ciò che è certo è che qualcuno
pagherà, o già lo ha fatto per ricevere maggiori informazioni sulla Dharma. Accanto a tali siti poi fiancheggiano i blog, spazi della rete a metà strada tra
il giornale e il diario personale, dove gli appassionati elaborano le
informazioni sullo show apprese altrove ed aggiungono nuovi tasselli all’enigma
del telefilm. In questa giostra intermediale,[7]
si ritrovano gli spettatori famelici di informazioni che brancolano da un sito
all’altro alla ricerca di notizie ed anticipazioni sulla storia. E così il pubblico televisivo che si avvicina al web per
procacciare informazioni sulla serie viene letteralmente traghettato dalla tv
ad internet in una babele di immagini, parole e video, in una girandola
virtuale dalla quale è difficile uscirne con le idee chiare. I sei tipi di spazi virtuali indicati possono altresì
essere letti come il percorso intrapreso dallo spettatore che decide di
approcciare alla trasmissione andando oltre la televisione, ovvero un tragitto
esoterico dove la conoscenza viene elargita passo dopo passo e dove l’iniziato
necessita di superare tappe e difficoltà per salpare ai lidi della gnosis. Dal timido avvicinamento dello spettatore alla rete, dal suo girovagare sui siti dei network che trasmettono il programma (per magari informarsi su orari e giorni di messa in onda), si passa ben presto ad un immersione più profonda nel Lost world sino alla creazione di un blog personale dove il soggetto, pienamente integrato nel progetto, costruisce uno spazio autonomo nell’universo della finzione virtuale.
[3]
Letteralmente tradotti come “uova di pasqua” rappresentano dei messaggi
nascosti in oggetti come libri, cd, dvd, programmi per il pc ecc. Esempi di easter eggs possono essere
rintracciabili nelle tracce fantasma di brani nei cd musicali o ad esempio
nelle clip video nascoste nei dvd cinematografici.
[4] Nel sito, infatti si legge: “Charlie was only one of hundreds of
passengers on board that day when the plane dropped off the radar. Think of how
you and your fellow fans were affected by the news. Now multiply that by three
or four hundred. Every person on that flight has family and friends and their
own story. We have compiled a few articles and blurbs relating to other
passengers traveling from
[5]
Singolare è il caso del fasullo gruppo musicale Geronimo Jackson citato una
sola volta durante una puntata dela seconda stagione di Lost nella quale viene
mostrata un loro disco (chiamato “Macna carta”) realizzato negli anni ’70. Alla
pagina web
http://www.geronimo-jackson.com,
i Geronimo Jackson affermano di star lavorando ad un nuovo progetto
discografico e si auspicano di poter presto “mettere in rete” brani tratti dai
loro precedenti lavori.
[6] Dall’enciclopedia Wikipedia,
[7] Il termine “giostra
intermediale” è stato coniato da Renato Parascandolo a proposito
dell’Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche e può essere inteso
come “un carosello imperniato sui contenuti con i media che gli ruotano intorno
e si rincorrono l’un l’altro; un processo centrifugo in quanto i contenuti si
diffondono dal centro alla periferia, al contrario di quanto avviene con la
multimedialità tradizionale”. http://www.filosofia.it
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