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Quanto
di più simile al bit di informazione,
combinabile in infinite sequenze. Lo spazio/tempo della TV Ma la corsa spaziale non l’unica forza a fare da levatrice della tarda modernità nella notte del 21 luglio 1969. Una funzione simile è stata svolta dalla TV. Di quella notte ricordo l’emozione della consapevolezza dell’evento, ma anche l’impressione prodotta dal sapere di assistere ad una diretta storica, perché mondiale. Sì, sicuramente ce n’erano già state, ma questa aveva qualcosa in più: come in tante saghe fantascientifiche, era la Terra intera che guardava ad un altro corpo celeste. Un altro passo – simbolico – verso il futuro. Ma
tutta la spinta tecnologica connessa alla corsa spaziale ha spinto verso
l’evoluzione della televisione: dalle fibre ottiche al LASER agli impulsi a infrarossi. E se il cinema è affine al fantastico,[6] allora la TV è direttamente science fiction, proiettandoci in quell’universo simulato che ha sostituito la realtà, uccidendola.[7] La
concreta realizzazione degli psicotici universi ubiqui di Philip Dick, dove non
ci sarebbe nulla di strano nello scoprire che il cielo non esiste, e che la
Luna è un disco di teflon® che un qualche dio lunatico accende o spegne a suo
piacimento, tenendocene sempre nascosto il lato oscuro. [6] A. Abruzzese. La grande scimmia, Napoleone, Roma, 1979. [7] J. Baudrillard, Il delitto perfetto, cit.
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