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Perché
a un certo punto della storia del secondo millennio è sembrato quasi che il
progresso scientifico/tecnologico abbia decretato la morte della fantascienza, come ebbe a scrivere Baudrillard,[4]
per il suo essersi realizzata nella vita di tutti giorni, e di questo la
“conquista” della Luna non ne sarebbe che il simbolo più evidente – possiamo
aggiungere noi. La mate Se
da un trenta – quarant’anni l’organizzazione della nostra vita quotidiana è
cambiata, fino ad intaccare lo stesso modo con cui percepiamo la realtà, lo
spazio, lo stesso fluire del tempo, è sicuramente grazie all’impatto delle
nuove tecnologie: rispetto ad allora, noi
davvero viviamo in un mondo da fantascienza. Lasciamo per adesso da parte
l’annosa questione sulla capacità della science
fiction di prevedere o profetizzare il futuro: è probabilmente una
questione mal posta, almeno nei termini in cui spesso viene somministrata
(andrebbe forse bene per “Porta a porta” o per il “Maurizio Costanzo Show”). E, ed è questa, la circostanza più importante, è la stessa velocità del cambiamento tecnologico che ci ancora al futuro – anzi, che lo trasforma immediatamente in “passato prossimo”. Questo può essere il senso della “morte della fantascienza”: il futuro in quanto tale, non può esistere più. La
realtà è che la maggior parte di queste tecnologie hanno avuto il loro
laboratorio, il loro luogo di sperimentazione proprio durante la corsa spaziale,
grazie alla Boeing, alla Du Pont, alla Lockheed: sicuramente il forno a
microonde, ma anche le ceramiche termiche per motori, le fibre ottiche per le
linee telefoniche, i microprocessori, il teflon®. [4] J. Baudrillard, Fantascienza e simulacri, in L. Russo (a cura di), La fantascienza e la critica, Feltrinelli, Milano, 1980. [5] J. Baudrillard, Il delitto perfetto, Cortina, Milano, 1996.
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