ROBERT HEINLEIN, L’UOMO CHE VENDETTE LA LUNA E IL SUO DOPPIO di Roberto Paura |
Ritroviamo innanzitutto l’anelito della conquista dello spazio, un leit motiv che domina tutto l’arco della produzione di Heinlein; e soprattutto la perdurante quanto ingenua certezza che tale conquista sia alla portata di chiunque. Fedele al sogno americano per cui nulla è impossibile al singolo individuo, Heinlein crede con convinzione nella possibilità che chiunque possa costruire un razzo spaziale e raggiungere prima la Luna, poi magari Marte e successivamente tutti i mondi della galassia. L’uomo che vendette la Luna e Requiem possiedono estremizzato all’ennesima potenza quello spirito pionieristico che pervade le opere di Heinlein (Proietti S., 2008), che fu il primo teorizzatore dello spazio come “ultima frontiera”. Il razzo che porta il primo uomo sulla Luna è battezzato Pioneer. Più volte D.D. Harriman paragona la conquista della Luna – e il business da essa derivante – alla conquista del West nella storia pionieristica dell’America, una conquista dove l’eroismo dei primi avventurieri si unì ben presto alle grandi speculazioni finanziarie della ferrovia. La conquista della frontiera è parte dell’immaginario collettivo americano che Heinlein recepisce nella sua produzione, è la possibilità concessa a chiunque di arricchirsi attraverso l’iniziativa privata, in tutta libertà rispetto ai lacci e lacciuoli del potere statale. In entrambi i racconti di Heinlein lo Stato è visto come un nemico che, seppur non è possibile sconfiggere, va necessariamente raggirato. Lo scopo è quello di impedire la prevedibile corsa dei governi della Terra all’appropriazione della Luna per i propri scopi: Harriman sogna di fare della Luna un territorio del tutto indipendente dagli Stati terrestri, dominio della libera iniziativa privata di ciascuno. Nella Storia Futura questo obiettivo viene conseguito quando, in La Luna è una severa maestra, si assiste alla guerra fratricida tra le colonie indipendentiste della Luna e le Nazioni Federate della Terra. In questo romanzo Heinlein esplicita quel parallelismo “in nuce” nei due racconti qui citati (di molto anteriori): la Luna è la nuova patria dell’iniziativa individuale, come all’epoca furono gli Stati Uniti d’America nell’epoca pionieristica delle colonie e della guerra d’indipendenza dal giogo dell’asfissiante potere della madrepatria britannica. La Luna, per Heinlein, significa libertà. |
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