Il
cameriere di colore che gli ha appena
servito da bere risponde ad alcune sue domande.
“Ma che cos'è? Basso
contenuto di nicotina? Quei nuovi filtri? Perchè le Old
Gold?” “Ce le
davano quando ero militare ... una stecca alla settimana
gratuitamente”. “Non potrei mai farle provare
un'altra marca, diciamo
le mie Lucky?”, incalza Don.
“Amo le mie Old Gold ... adoro
fumare”. “'Adoro
fumare'. Bella questa.” Don lo segna sul tovagliolo. “Mia
moglie lo detesta”. “Il Reader's
Digest afferma che questo la ucciderà”. “Già,
ne ho sentito parlare. Le donne amano le loro
riviste”.
Il cameriere sorride condiscendente alle preoccupazioni
ingenue di
una moglie credulona, mentre Don riordina le note. La scena si
interrompe così, lasciando il pubblico in uno stato di
curiosa
malinconia, per poi riprendersi in un attimo. Lo spezzone successivo
insegue la telecamera percorrere su e giù le architetture
moderniste di
una New York ante litteram dove un sedicente
gruppo di
pubblicitari sta vendendo all'America l'illusione della
libertà e del
potere racchiusi in un pacchetto di Lucky Strike. Sul tavolo ovale
della sala conferenze, un quotidiano annuncia l'imminente scontro
elettorale tra John Kennedy e Richard Nixon mentre di là
della parete
di compensato, una nuova segretaria è introdotta alle
meraviglie della
tecnologia moderna. “Sembra complicata” le viene
detto della pesante
macchina da scrivere con cui sbrigherà la corrispondenza di
Draper, “ma
l'uomo che l'ha progettata l'ha costruita in modo abbastanza semplice
da poter essere usata da una donna”. La sequenza degli Emmy's
si
interrompe sullo sguardo ammiccante della segretaria di vent'anni che,
avvolta in un aderente completo di feltro, accarezza l'oggetto con
unghie laccate di rosso. Ha i capelli raccolti in un'acconciatura a
banana e somiglia a Marylin Monroe. Il suo fare ammiccante e le curve
sinuose attirano gli sguardi degli uomini dell'ufficio che la seguono
mentre ondeggia per il corridoio tra vecchi modelli di fotocopiatrici
Xerox, orologi Nelson e sedie Eames, esercitando tutto il fascino delle
sue forme prorompenti, tanto simili a quelle della donna più
amata e
desiderata d'America (episodio Smoke Gets in your Eyes,
1x01). Quando
le luci tornando ad accendersi sulla sala il pubblico è
ancora sospeso
a metà strada tra New York e Los Angeles, tra il Ventesimo e
il
Ventunesimo secolo, rapito da questo viaggio fugace nell'America del
dopoguerra. Allo sguardo di uno spettatore inesperto nulla apparirebbe
meno familiare delle scene appena viste, ma questo è Mad
Men, il TVdrama più acclamato della manifestazione
e grande successo targato AMC. Tra lo spasso collaudato della commedia 30
Rock e l'ambiguità familiare di thriller come il
succitato Damages, il palinsesto nostalgico e
vagamente ibrido di Mad Men
ha ottenuto enormi favori critici e molte statuine. Il realismo con cui
la serie ricrea l'America dei primi anni Sessanta ha infatti
conquistato pubblico e giornalisti guadagnandosi plausi per
l'accuratezza rappresentativa e la densità stilistica. Mad
Men
esplora un terreno nuovo, rivivendo e ridisegnando in maniera
controversa ma affascinante l'ultimo cinquantennio di storia americana,
attraverso le vicende personali di un gruppo di baby boomers.
Della serie Rob Salem ha scritto: “[è]
un'evocazione incredibilmente
riuscita ... dell'America di Camelot, prima della perdita
dell'innocenza, gli omicidi, le ricadute della guerra in Vietnam e
l'Estate dell'Amore” (Salem R., 2007, trad. italiana
dell’autrice, ndr) mentre Mary McNamara
sospira languidamente sulle pagine dell'L.A. Times,
di un “cocktail di nostalgia pura” (McNamara
M. 2007, trad. italiana dell’autrice, ndr).
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