Un viaggiatore al Collége de France: Claude Lévi-Strauss | di Amato Lamberti | |
Come professore non era né accomodante né accogliente: come dicevano i suoi allievi aveva uno sguardo che gelava sulle labbra ogni sorriso. Proprio il modo in cui guardava l'interlocutore colpiva anche al primo incontro: era come se guardasse attraverso l'interlocutore qualcos'altro che non si capiva bene dove fosse, se dentro o oltre. Parlava pesando tutte le parole; nessuna era superflua; ogni frase aveva una compiutezza cristallina, fosse una affermazione o una domanda. La vastità della sua cultura era addirittura sconvolgente: riusciva a tenere insieme le culture di tutto il mondo, da quella occidentale, a quella indiana, cinese, araba, fino alla cultura dei gruppi umani più sperduti dell'Africa, dell'Amazzonia, dell'Indonesia. Ma non si limitava alla fenomenologia: il suo sguardo arrivava direttamente alle strutture elementari, ai concetti universali che si riproponevano identici, anche se diversamente vestiti, al “pensiero” che articolava ogni cultura, anche la più apparentemente strana e diversa, in modo “strutturalmente” costante. Lo schema fondamentale era condensato in una frase che fa da introduzione a Il Pensiero selvaggio: “Se c'è una “capacità di pensiero” da qualche parte, ce ne deve essere dovunque”. L’antropologia, per Lévi-Strauss, era la disciplina fondamentale, nel senso che delimitava lo spazio di azione di tutte le altre discipline, relativamente alle “scienze umane”, anche se, volendo, avrebbe potuto assorbirle tutte, come appare chiaro in Antropologia strutturale, la raccolta dei suoi scritti più teorici. Nel secondo capitolo, “L’analisi strutturale in linguistica e in antropologia”, prendendo come punto di partenza l’organizzazione in sistema dei fatti linguistici, così come è stato stabilito dalla fonologia, scrive: “In un altro ordine di realtà, i fenomeni di parentela sono fenomeni dello stesso tipo dei fenomeni linguistici”. Ma questo non significa, come molti hanno interpretato, che la fonologia sia lo schema di riferimento, in termini strutturali, di tutte le scienze umane, perché questo primato spetta all’antropologia, in quanto studio delle strutture fondamentali che reggono l’interazione, lo scambio, tra soggetti umani/sociali. In qualche modo si riallaccia agli studi di Marcel Mauss che aveva individuato alla base di tutte le possibili forme di scambio il triplice obbligo, radicato anche a livello simbolico nella mente umana, di dare, ricevere, ricambiare, che fondava ogni principio di reciprocità e da cui dipendono le relazioni di solidarietà tra gli uomini. | ||
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