Accelerando, ma non troppo, verso il postumano di Roberto Paura |
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L
a sindrome del “post” è una
caratteristica dei nostri tempi, di una società che oggi
unanimemente si definisce “postmoderna”.
L’economia che la sottende è un
“post-fordismo” che ha superato le premesse della
seconda rivoluzione industriale, la letteratura che la caratterizza
è il postmodernismo che decostruisce tutti i tradizionali
schemi narrativi. E nella fantascienza oggi domina il
“postumanesimo”, e prima di questo c’era
stato il “post-cyberpunk” forse solo un sinonimo
del primo. Il riferirsi continuamente a un post-qualcosa è
sintomatico di una cultura che non vuole porre dei paletti per
demarcare stadi diversi di un processo considerato perpetuo, dove il
prima e il dopo tendono inesorabilmente a fondersi. Ma dipende anche
dal fatto che i cambiamenti culturali, sociali, scientifici avvengono
oggi con rapidità tale da mutare quasi quotidianamente la
cornice entro la quale l’umanità agisce. Uno dei
simboli che spiega l’accelerazione della civiltà e
che giustifica la “sindrome del post” è
uno schema che riassume i principali “cambiamenti
paradigmatici” della storia umana usando una scala lineare
(non logaritmica). In esso si coglie con una sola occhiata
l’accelerazione avvenuta negli ultimi millenni – e
specialmente negli ultimi secoli - un periodo molto ristretto intorno
al quale si concentra un numero vastissimo di eventi fondamentali. Al
culmine di questa folle corsa ci sarebbe la
“singolarità tecnologica1”. | ||
| versione per la stampa | | (1) [2] [3] | |
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1. Cfr. Ray Kurweil, La singolarità è vicina, ed. Apogeo, Milano, 2008, cap. 1.
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2. Il primo suo articolo sull’argomento è del 1993 e s’intitola Technological Singularity; può essere letto su http://mindstalk.net/
vinge/vinge-sing.html |
3. Vernon Vinge,
Universo incostante, III ed. Nord, Milano 2007. |
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