La sindrome del “post” è una
caratteristica dei nostri tempi, di una società che oggi
unanimemente si definisce “postmoderna”.
L’economia che la sottende è un
“post-fordismo” che ha superato le premesse della
seconda rivoluzione industriale, la letteratura che la caratterizza
è il postmodernismo che decostruisce tutti i tradizionali
schemi narrativi. E nella fantascienza oggi domina il
“postumanesimo”, e prima di questo c’era
stato il “post-cyberpunk” forse solo un sinonimo
del primo. Il riferirsi continuamente a un post-qualcosa è
sintomatico di una cultura che non vuole porre dei paletti per
demarcare stadi diversi di un processo considerato perpetuo, dove il
prima e il dopo tendono inesorabilmente a fondersi. Ma dipende anche
dal fatto che i cambiamenti culturali, sociali, scientifici avvengono
oggi con rapidità tale da mutare quasi quotidianamente la
cornice entro la quale l’umanità agisce. Uno dei
simboli che spiega l’accelerazione della civiltà e
che giustifica la “sindrome del post” è
uno schema che riassume i principali “cambiamenti
paradigmatici” della storia umana usando una scala lineare
(non logaritmica). In esso si coglie con una sola occhiata
l’accelerazione avvenuta negli ultimi millenni – e
specialmente negli ultimi secoli - un periodo molto ristretto intorno
al quale si concentra un numero vastissimo di eventi fondamentali. Al
culmine di questa folle corsa ci sarebbe la
“singolarità tecnologica1”. Introdotta
dal matematico e romanziere Vernon Vinge2, l’idea di
singolarità è oggi utilizzata quotidianamente da
scienziati, sociologi e futurologi, oltre che naturalmente dagli
scrittori di fantascienza, categoria alla quale Vinge appartiene a
pieno titolo. La singolarità è il punto di arrivo
dell’accelerazione, il momento in cui
l’umanità diventa
“postumanità”. Nel suo capolavoro, Universo
incostante3, Vinge dipinge una galassia in cui alcune
civiltà hanno superato questo momento catartico e sono
diventate “trascendenti”, in quanto capaci
cioè di trascendere le capacità biologiche
derivanti dalla naturale evoluzione. Il “postumano”
è infatti la condizione in cui si verranno a trovare gli
esseri umani nel momento in cui le loro facoltà naturali
– limiti di esistenza, capacità computazionali,
sostituibilità di elementi fisiologici deteriorabili
– saranno superate grazie all’aiuto della
tecnologia. Nella fattispecie la singolarità sarà
raggiunta grazie allo sviluppo di alcuni specifici campi della scienza
contemporanea: - Nanotecnologia (capace di
riparare tessuti corporei e garantire la longevità) -
Biotecnologia (capace di modificare la natura a uso e consumo
dell’umanità) - Telematica
(capace di mettere in diretta comunicazione tutti gli individui) -
Intelligenza artificiale (capace di incrementare
esponenzialmente la capacità di calcolo)
Secondo le principali teorie, intorno alla metà o
al massimo entro la fine di questo secolo la singolarità
dovrebbe verificarsi; essa sarà avvertibile nel momento in
cui diverranno disponibili macchine più intelligenti
dell’uomo. In quel momento la superiorità umana in
termini intellettivi su tutto ciò che conosciamo
verrà meno e diventerà necessario adeguarsi
potenziando le nostre facoltà attraverso l’ausilio
della tecnologia. Ecco che nasce la
“postumanità”, dove il prefisso
“post” sta ad indicare che non si tratta di
qualcosa di radicalmente nuovo, ma di una evoluzione del precedente
concetto (l’umanità) che mantiene inalterata la
sua essenza cambiando la propria forma e il proprio modo di
agire. Una nuova generazione di scrittori di fantascienza ha
trovato in questa teoria pane per i propri denti. In realtà
il concetto non era nuovo nella letteratura di genere; tra gli autori
considerati precursori c’è chi cita Asimov con il
racconto L’ultima domanda e chi Clarke
con 2001 Odissea nello Spazio e seguiti. I nomi
nuovi e meno nuovi che stanno forgiando il genere sono quelli di Iain
Banks, Vernon Vinge, John C. Wright e naturalmente Charles Stross.
Quest’ultimo, con il suo acclamatissimo Accelerando4 del 2005, ha di fatto aperto la stagione della fantascienza
postumanista avviando una riflessione su come l’approssimarsi
della singolarità e il suo avvento modificheranno la
struttura sociale e le abitudini di vita
dell’umanità. Innegabilmente questa nuova corrente
della fantascienza ha il grande pregio di coniugare le istanze
ipercritiche del cyberpunk con l’ottimismo tecnologico degli
anni Novanta. Si recupera così la stimolante riflessione
sull’impatto della tecnologia nel vivere quotidiano fatta
propria da Gibson, Sterling ed emuli, mitigandone i toni apocalittici e
permettendone una visione più a lungo termine, descrivendo
anche lo sviluppo dell’umanità nei secoli e
millenni futuri. Tuttavia molti restano i nei di questa fantascienza,
alcuni dei quali inevitabilmente ereditati dalla visione più
generale del postumanesimo (generale nel senso che, come si
è detto, si tratta di una teoria a tutto tondo sviluppata in
campi diversi da quelli della semplice narrativa di genere). Sul
piano stilistico la fantascienza postumana soffre degli stessi limiti
di quella cyberpunk: l’eccesso nell’uso di un gergo
tendente rapidamente all’invecchiamento. Influenzata
com’è dallo sviluppo informatico, tale corrente fa
ricorso nelle pagine dei suoi romanzi a terminologie tecniche da
“smanettoni” ignorando una norma classica della
fantascienza: evitare di far riferimento a realtà attuali
che possono rapidamente diventare desuete. Così risulta
alquanto improbabile che nel remoto futuro della postumanità
come descritto per esempio da Wright5 si parli ancora di file, backup,
update, interfacce e così via, una terminologia fortemente
ancorata all’attualità e come tale facilmente
superabile (si pensi a quando nel primo Guerre Stellari si
parlava dei “nastri rubati”, mentre nel recente L’Attacco
dei Cloni si fa riferimento ai “file
cancellati”). È infatti sicuramente vero che la
condizione postumana sarà caratterizzata da
un’onnipresenza dei sistemi cibernetici nella nostra vita
quotidiana, ma questi cambieranno molto presto forma e significato
oltre al fatto che tra un paio di secoli le nostre pur avanzate
categorie di riferimento informatiche saranno superate. Più
importante, ma causalmente legato al precedente problema, è
il tema della società postumana. La fantascienza di questa
corrente fatica a immaginare una realtà sociale radicalmente
nuova; si parla, in Banks con la Cultura e in Wright con
l’Ecumene Dorato, di istituzioni pacifiche e utopistiche,
dove gli individui perseguono liberamente i propri interessi immersi
nell’abbondanza e senza curarsi né della malattia
né dell’invecchiamento né della morte.
In Vinge invece le razze aliene della Trascendenza hanno assunto le
condizioni di divinità, e perciò sono tenute
fuori dalla narrazione del romanzo che si concentra piuttosto sulle
civiltà aliene pre-singolarità (ma comunque molto
avanzate, nel caso umano). In Accelerando la
società descritta da Stross è del tutto identica
a quella attuale, dedita al capitalismo, all’accumulazione
della ricchezza, alla ricerca del potere, e il bello è che
queste caratteristiche sono proprie anche di altre civiltà
aliene extra-umane. Si ripropone anzi quella che sembra
un’antiquata conflittualità tra forze
pseudo-anarchiche (gli amici del protagonista, Manfred) e capitalisti
senza scrupoli (la spregevole Pamela), tipica di certa fantascienza
gibsoniana ormai superata. Il problema è quindi
l’incapacità di speculare su nuove forme di
società postumana: è chiaro infatti che il
“post” non riguarderà solo gli
individui, ma anche le relazioni tra di essi, con il conseguente
cambiamento delle nostre priorità, bisogni, aspirazioni.
Basti pensare al fatto che tutta la storia umana è stata
ossessionata dal dramma della vecchiaia e della morte: se, come i
teorici della singolarità pretendono, questi problemi
verranno meno o comunque non saranno più rilevanti,
è chiaro che buona parte del nostro comportamento
verrà di conseguenza modificato. Non avremo certe
società ancora selvaggiamente in conflitto per denaro o
potere, né società opulente e oziose che si
lasciano vivere tra i piaceri del rapporto uomo/macchina. Infine,
il problema più importante riguarda il gap tecnologico oggi
esistente. L’accelerazione che si sta concretamente
verificando in questi ultimi decenni ha caratterizzato solo una
metà del pianeta, quella occidentale. L’altra
metà è rimasta tagliata fuori da questo sviluppo
ineguale: fuori dal portentoso incremento della speranza di vita, della
riduzione delle malattie, fuori da Internet e dalla cibernetica, dai
piccoli e grandi ritrovati che hanno migliorato la nostra vita. La
singolarità tecnologica non riguarderà tutta
l’umanità, e questo fatto è stato
totalmente ignorato dai suoi teorici. Qualora la singolarità
si verificasse, l’attuale frattura tra mondo avanzato e mondo
sottosviluppato diventerebbe enorme; l’inevitabile
conseguenza è la lenta, graduale e inesorabile estinzione
dei popoli sottosviluppati. Dinanzi all’irraggiungibile
superiorità di una post-umanità,
l’umanità normale non potrebbe far altro che
adeguarsi o scomparire. Che lo si voglia o no, non
c’è posto per i popoli in via di sviluppo
nell’epoca della singolarità. La fantascienza deve
farsi portatrice di questa verità. Nel Manifesto
dell’Accelerazionismo6, messo a punto da una nuova corrente
del movimento postumanista italiano, si legge tra gli obiettivi quello
di creare un nuovo modello di sviluppo sostenibile: “Tutti
devono poter beneficiare del progresso”. Per tale motivo
affermiamo che l’accelerazione va perseguita con moderazione:
Adelante, presto, con juicio. La fantascienza, che
vede sempre più in là delle altre istanze, si
faccia portatrice di questa necessità mostrando i rischi che
un’accelerazione incontrollata creerebbe nel nostro
fragilissimo mondo.
:: note ::
1. Cfr. Ray Kurweil, La
singolarità è vicina, ed. Apogeo,
Milano, 2008, cap. 1.
2. Il primo suo articolo sull’argomento
è del 1993 e s’intitola Technological
Singularity; può essere letto su
http://mindstalk.net/vinge/vinge-sing.html.
3. Vernon Vinge, Universo incostante,
III ed. Nord, Milano 2007.
4. Charles Stross, Accelerando, ed. Armenia, Milano, 2007.
5. John C. Wright, L’Età dell’Oro, II ed. Nord, Milano, 2007.
6. http://anisotropie.blogspot.com/2008/06/accelerazionismo.html.
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