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Nella
concezione del medium cinematografico come strumento speculativo, nella
perturbante osservazione che indugia morbosamente sul profanato
dettaglio anatomico e nello sguardo indagatore che scivola nel cuore
viscido della materia contaminata, Cronenberg restituisce la
consapevolezza che l’uomo rischia di diventare una forma di vita che si
evolve e si replica non rispettando il paradigma della propria
riconoscibilità, trasformandosi nell’origine
del suo stesso annientamento, in una minacciosa cellula apocalittica.
I
vertiginosi azzardi dell’immaginario cronenberghiano, traducibile sul
piano della concretezza operativa, vengono, da un lato, intesi come
riconoscimento che gli esseri umani, costantemente creati e ricreati
dalle proprie invenzioni, mostrano, a volte, una perfetta adattabilità
nell’inserire i nuovi strumenti nel proprio corpo, intrattenendo con
essi relazioni bioniche (de Kerckhove, pp. 15-16). Il desiderio di
trascendere i confini biologici, insormontabili ostacoli di una
coscienza indissolubilmente incarnata in un corpo, appare, però, d’altro
lato, pericolosamente connesso a una sovrapposizione di componenti
meccanici non sempre integrabili con l’umano retaggio fisiologico e
spesso causa di “un’acuta sofferenza, un’angoscia non analizzabile, e
forse non superabile” (Longo, p. 102), che potrebbe ostacolare l’unione
perfetta tra organico e macchinico al contempo aborrita e auspicata.
L’opera
cronenberghiana registra e interpreta, schiudendone il ventaglio delle
molteplici declinazioni, il flusso ibridativo che coinvolge il corpo e
la tecnologia: la manifestazione dell’innata inclinazione dell’uomo a
coniugarsi con l’alterità, ad instaurare un commercio con l’eteroreferenza,
al fine di ampliare il proprio dominio operativo, esorta ad interrogarsi
sulla presunta artificialità della condizione antropologica,
riconducendo non al dipanarsi predelineato di essenze originarie,
proiettate teleologicamente verso un precipitato ultimo, ma al dedalico
diffondersi, inquietantemente creativo, di traiettorie spesso
imprevedibili.
Film
citati di David Cronenberg
Crimes
of the Future,
Canada, 1970.
The Parasite Murders,
Canada, 1975.
Videodrome,
Canada, 1983.
The Fly,
USA, 1986.
Crash,
Canada, 1996.
eXistenZ,
Canada-GB, 1999.
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