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Se si può parlare di uno specchio di un immaginario
condiviso, peraltro supportato dal profondo realismo dell’esperienza visiva ed
uditiva della fruizione filmica, è proprio perché il cinema mette in scena
mondi possibili che rappresentano la maniera in cui una data società costruisce
il senso di ciò che reputa reale. I film sono frutto del lavoro in genere
collettivo, anche sotto il profilo creativo, ed in più sono diretti ad un
pubblico esteso che, per esserne attratto, deve potersi identificare con i temi
ed i significati complessivi. In pratica, deve crearsi uno spazio di senso e di
pathos condiviso socialmente in cui il vissuto individuale interagisce con gli
universi simbolici che i film aiutano a far sedimentare. Come direbbe Edgar
Morin, una cultura, in quanto insieme di simboli, miti, archetipi, regole,
immagini, valori «fornisce punti di appoggio immaginari alla vita pratica» e
«punti di appoggio pratici alla vita immaginaria[7]»,
ovvero offre interpretazioni, visioni del mondo, procedure esemplari per
affrontare la quotidianità e comprenderla attraverso costrutti condivisi
socialmente. Ed il cinema, come prodotto della cultura di massa, in virtù del
suo bacino d’utenza e del suo impatto emotivo, è un amplificatore portentoso di
quei significati collettivi che danno senso alla realtà. Ma è anche, nel suo
complesso, un’arena fondamentale in cui si confrontano idee ed impressioni
diverse, ma comunque diffuse, che danno conto del continuo dinamismo della
costruzione sociale del reale.
In definitiva, il cinema partecipa, in quanto procedura
estetica e culturale prioritaria nella modernità avanzata, a buona parte dei
dibattiti centrali della società moderna. I film, specie quelli di successo, possono presumere di
riflettere un immaginario condiviso, timori, ansie ed idee comuni ad un
organismo sociale. Ciò in virtù della sintonia degli orientamenti proposti con
il sentire di un pubblico numeroso che può trovare facilmente punti di contatto
con cui identificarsi. Ma, soprattutto nel caso di autori di grosso profilo,
dalla spiccata sensibilità e con una produzione accreditata al grande pubblico,
sembrano coniugarsi differenti istanze fondamentali: le loro opere riescono ad
inserirsi negli interstizi delle tematiche socialmente rilevanti, a comprendere
e fare proprie le idee e le emozioni che il proprio contesto socio-storico suggerisce,
ma si pongono anche come proposte di interpretazione, come elaborazioni e
commenti singolari. Come tutte le grandi opere dell’ingegno intellettivo, anche
i film di maggiore validità, quelli che rimangono nella memoria o che accendono
discussioni pubbliche, sono così, allo stesso tempo, figli della loro epoca ed
argomentazioni genuine. Essi hanno la capacità di erigersi a portavoce dei temi
che la collettività considera fondamentali, fornendo, come chiunque partecipi
ad un dibattito sentito, un proprio corpus di interpretazioni. Argomentazioni
non per forza frutto razionalizzazioni rigorose, dal momento che molti
significati possono essere elaborati in modo inconsapevole, quasi istintivo,
semplicemente nel libero avallo della propria indole creativa. È forse in una
simile sensibilità istintiva che si regge il legame con le impressioni
collettive. Questi film, insomma, che potremmo definire paradigmatici, avvertono l’esistenza di
preoccupazioni condivise, di argomenti che l’attenzione collettiva sembra avere
a cuore, dipanando, sviscerando, mettendo in scena criticamente le
caratteristiche dettagliate delle questioni, senza esimersi dall’offrire punti
di vista. Allora, per noi, queste opere rappresentano, ovviamente,
innanzitutto degli affreschi oggettivi capaci di documentare visivamente gli
ambienti, le tecniche, le esperienze concrete, gli stili di vita effettivi
della loro epoca. In pratica, tracce involontarie sui costumi e sui modi di
vita concreti. Ma studiare tali film vuol dire anche visualizzare il clima
culturale dell’epoca che li ha partoriti, comprenderne le tematiche precipue,
finanche una serie di inquietudini generalmente condivise, senza considerare
semplicisticamente la prospettiva di un autore come il segno incontrovertibile
ed univoco dello spirito del tempo o dei propositi di un intero corpus sociale. Ad ogni modo, è ovvio che la ricorrenza, in molteplici
opere, di elementi e rappresentazioni specifiche non può passare inosservata.
La presenza di convergenze in film di qualità, di grossa risonanza e di
successo rimarchevole, può testimoniare insomma l’esistenza di un immaginario
esteso, la partecipazione ad universi simbolici rilevanti, il loro rispecchiare
o prendere parte ad un senso di realtà elaborato diffusamente. Sia esso indice di
una stabilità dei significati o dell’affacciarsi di trasformazioni o di visioni
del mondo innovative.
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