L’esperienza temporale nella vita quotidiana, per ogni
uomo e in ogni epoca, assume sempre caratteristiche svariate e multiformi.
Ognuno di noi vive a contatto con molteplici tempi e punti di riferimento
temporale che si confondono e si compenetrano. Ognuno infatti può sperimentare,
ad esempio, l’alternanza ciclica del giorno solare, delle stagioni o perfino
dei propri pasti, ma anche l’irreversibilità del corso della vita, o addirittura
la singolarità della percezione del tempo in specifiche circostanze vissute,
come può essere per una donna il momento del parto.
La percezione del tempo è in qualche misura legata a
quella del movimento o del mutamento. È infatti una costruzione fondamentale
per sintonizzare in una rappresentazione unitaria la successione di eventi, la
loro durata o anche la loro persistenza presunta. Ma il tempo è anche, e
soprattutto, un ausilio essenziale per orientare e coordinare l’azione sociale,
per armonizzare le diverse pratiche umane tra loro ed in funzione di eventi
naturali.
Ogni contesto sociale ha un modo specifico per regolare la propria attività, e,
per far ciò, elabora un serie di riferimenti temporali che possano
incorniciare, secondo principi condivisi, l’esperienza collettiva e dare punti
d’appoggio anche all’esistenza individuale. Le coordinate temporali sono, in
pratica, frutto dei bisogni della collettività, e dunque costruzioni sociali.
Edifici collettivi che poi agiscono sull’organizzazione sociale stessa e
sull’individuo, il quale se ne appropria trasformandoli in forme di
autoregolazione e di interpretazione del reale. Non esiste allora una
sensazione temporale definita solo dalla natura umana, ma si tratta sempre del
frutto di mediazioni socio-culturali.
Ogni consorzio sociale, inoltre, ha una propria immagine
del tempo. Vale a dire, rappresentazioni oggettive del concetto di tempo che
partecipano energicamente alla formulazione di quel sapere, condiviso sebbene
spesse volte tacito, relativo alla propria esistenza. In sostanza, l’idea di
tempo che un gruppo fa propria alimenta la sua visione del mondo e la sua
azione in esso, fornisce essenziali punti di riferimento immaginari con cui
esso interpreta la realtà e le dà senso.
Possiamo ipotizzare che si tratti di un aspetto di sicuro rilevante dei
cosiddetti universi simbolici, ovvero
di quegli insiemi di significati, di quelle teorie generali sull’uomo e sui
suoi ambiti esistenziali che integrano tutte le componenti della vita sociale
all’interno di un ordine di senso comune.
Così, le definizioni del tempo che una società fa proprie, e che spesso
germogliano all’interno della complessa relazione tra il pensiero – specie
quello elaborato dalle élites – le
pratiche multiformi della comunicazione e le effettive condizioni
socio-storiche, finiscono per modellare un immaginario complesso che incanala i
progetti di vita individuali e collettivi, gli umori di un’epoca, le stesse
forme di programmazione politica. Delle totalizzazioni artificiali, non c’è
dubbio, ma comunque capaci di indirizzare i significati condivisi e le azioni
individuali e collettive.
In pratica, le differenti rappresentazioni che una civiltà
privilegia per concepire il tempo, intendendolo ad esempio come lineare,
ciclico o puntiforme – ironia della sorte, categorie sovente prese a prestito
dalle caratteristiche dello spazio – la inducono ad identificare un proprio
modo canonico di pensare il mondo ed agire. Una società che ha una visione del
tempo lineare, simboleggiata dall’andamento di una freccia, presumibilmente
valuterà fondamentale intervenire in maniera progettuale sul corso degli eventi
per forgiare il futuro. Molto di più di una civiltà che crede nella ciclicità
del tempo, oppure che confida nell’invariabilità e nella statica immutabilità
delle cose, o che si sente schiacciata in un presente improduttivo. Ciò sebbene
in ogni caso possano sorgere valutazioni innovative ed originali che
contrastano con le formulazioni ortodosse generalmente associate alle varie
concezioni temporali.
In definitiva, allora, ogni epoca ha le proprie
rappresentazioni dominanti, sebbene non completamente esclusive ed invariabili,
con cui raffigura il suo rapporto con il passato, il presente ed il futuro,
arricchendo così di senso le proprie istituzioni, l’agire, l’essere, in pratica
il proprio orientamento complessivo. Comprendere tali idee, identificarne
l’aspetto, la funzione ed il loro impulso nei vari contesti socio-storici, vuol
dire penetrare ogni volta il diverso spirito prevalente che pervade i
molteplici momenti della storia.
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Estratto e rielaborato dall’autore dal volume “I tempi della modernità
“recensito in questo numero di Quaderni d’Altri Tempi
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