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Così, anche gli universi simbolici, con il loro corpus di
rappresentazioni atto ad elaborare il senso condiviso della realtà e legittimare
i vissuti individuali o gli istituti sociali, si cristallizzano in virtù delle
diverse pratiche di interazione.[5]
E tali significati, che poi sono il portato di una determinata cultura, sono il
prodotto della socialità umana e delle sue attività comunicative, ma – come
abbiamo detto – diventano fondamentali riferimenti per definire ed arricchire
l’interpretazione comune del mondo. Le loro oggettivazioni simboliche, insomma,
partecipano da protagoniste indiscusse al dibattito sociale – un dibattito complesso,
dalle trame illimitate e non preordinabili – con cui una collettività definisce
il proprio orientamento. E, in ossequio ad un rapporto dialettico molto forte,
eventuali sconvolgimenti delle pratiche o delle tendenze quotidiane ed
eventuali rivoluzioni culturali, magari in virtù dell’incidenza di universi
simbolici concorrenti, vivono una condizione di reciproca determinazione,
richiamandosi vicendevolmente.
Sulla scorta delle precedenti affermazioni, è possibile
sostenere anche che tra il cosiddetto immaginario collettivo, mediato culturalmente, e l’esistenza
tangibile esista un legame intenso. Per immaginario collettivo si intende, in
genere, quel composito assortimento di significati che racchiude archetipi,
simboli, miti, valori comuni, ma anche aspettative, ossessioni, fantasmi,
timori condivisi. Insomma, una vera e propria visione del mondo,
un’ambientazione ideale in cui si immerge l’individuo per attingere
interpretazioni della realtà – elaborate in seno alla collettività in virtù dei
processi di definizione intersoggettiva dei significati – e poter così
affrontare la vita pratica. Non dunque un mero spazio in cui l’immaginazione
vaga liberamente, prodiga di vacue illusioni personali o comuni, ma uno
scenario variegato, fatto di giudizi, aspirazioni, progetti, paure, che
accompagna la quotidianità. In definitiva, un complesso di schemi mentali,
atteggiamenti, corpus valoriali che, in una dimensione tanto sociale quanto
individuale, elabora e completa ciò che percepiamo come nostra esperienza concreta. L’insieme di significati che un immaginario abbraccia è
comunque oggetto di un’elaborazione continua. Una visione del mondo deve essere
costantemente confermata all’interno delle attività sociali e comunicative, in
modo da trasmettere e rafforzare quegli elementi inconsapevoli che plasmano
l’orizzonte cognitivo di un gruppo. Ma, al contempo, è possibile che
all’interno della comunicazione sociale una certa immagine del mondo possa
essere messa in discussione, che possano emergere ed acquisire consistenza
significati contrastanti capaci di dare linfa a potenziali cambiamenti.
Insomma, la realtà costruita socialmente è sempre materia di un implicito
dibattito sociale, che è poi particolarmente sensibile all’intervento dei
contributi culturali ed estetici. Infatti, il pensiero intellettuale e i
prodotti estetici da un lato possono avere la sensibilità giusta per riflettere
e promuovere lo spirito che aleggia in un momento storico, con le sue idee e le
sue impressioni dominanti; dall’altro possono essere promotori di un nuovo
orizzonte simbolico, di nuove interpretazioni dell’esistenza e, così, di un
innovativo impulso pratico. È per questo che il pensiero che una certa epoca
accoglie, o anche i suoi oggetti estetici, appaiono validi indicatori dell’immaginario
prevalente oppure delle nuove proposte di senso che reclamano spazio. In un
caso o nell’altro, essi rendono conto delle dispute simboliche che infiammano
un contesto socio-storico.
[4] In merito ai tipi ideali, soprattutto per quanto
concerne i ruoli e le relazioni sociali, cfr. Alfred Schütz (1932), La fenomenologia del mondo sociale, il
Mulino, Bologna 1974, pp. 199 e sgg.
[5] Cfr. Peter L. Berger, Thomas Luckmann (1966), La realtà come costruzione sociale,
cit., pp. 138 e sgg.
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