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Restiamo con Baudrillard nella categoria
del pornografico per rileggere in particolare l’offerta del palinsesto
televisivo in materia di ‘viaggio’. “L’irrealtà moderna non rientra più
nell’ambito dell’immaginario, ma in quello dell’eccesso di referenza,
dell’eccesso di verità, dell’eccesso di esattezza – essa consiste nel far
passare tutto nell’evidenza assoluta del reale. (…) L’iperrealismo non è il
surrealismo, è una visione che conduce una caccia spietata contro la seduzione
a forza di visibilità. Vi si “dà di più”. (…) al punto che non avete più niente
da aggiungere, ossia da dare in cambio”[7]. Lo
spettatore-viaggiatore, rispetto a tanta esibizione, vede cadere veli e misteri
con il quali spesso il suo immaginario ammantava certe realtà lontane e non
prova altro desiderio se non quello di essere parte di quello spettacolo: così
nei video amatoriali prodotti dagli spettatori-turisti e mostrati da Licia Colò
ne Alle falde del Kilimangiaro come
nelle performance dei concorrenti de L’isola
dei famosi[8], La Fattoria[9], e
tutto il resto. D’altronde i volti e le voci di Syusy Blady e Patrizio Roversi
hanno fatto da icona pop, oltre che al turista
per caso, a tutto il diffuso e sedimentato desiderio di libertà made in
Italy – pure influenzato da fenomeni made in USA targati On the Road[10] o Easy Rider[11]. Il
piccolo schermo, e la sua attuale offerta multicanale, celebra
ininterrottamente il Festival dei 4 continenti cui accorrono i telespettatori,
pellegrini in pectore, spesso
indifferenti o maldisposti e timorosi dello scenario multietnico di cui sono
parte nelle città in cui vivono. Di contro, viene in mente il
caso di Zazie nel metro[12] che, dopo il suo breve soggiorno
a Parigi, alla madre che le chiede cosa ha fatto, dichiara “Sono invecchiata”!
L’osceno e il banale segnano l’orizzonte dentro cui ciascuno, come Zazie, si
muove, consapevole di essere tra sogno e ombra. Ma costituiscono anche il
pericolo per chi rincorre un’eterna gioventù e certo rifugge dall’esperienza
nuda e cruda, dai pericoli e dalle insidie, per esibire una capacità di
impenetrabile immutabilità che è anche la paura di perdersi, di lasciarsi
sedurre o di comprendere l’altro[13]. Paradise now, oltre che il titolo del film[14] di Hany
Abu-Assad (2005), che racconta 24 ore nella testa di un kamikaze, sembra allora
poter essere la promessa, offerta gratuita per tutti, e per tutti i telespettatori,
di un Nirvana che è a portata di mano: accessibile col solo ausilio di un
telecomando. Paradise now è il canto,
dunque, l’inno popolare dei pellegrini accorsi al santuario del benessere e di
quanti provano a sognare ad occhi aperti. A viaggiare tra memorie e immaginari
altrui. Mentre fuori il caldo è violento. O le piogge torrenziali. I fiumi in
piena. I mari inquinati. I corpi non più così atletici né in forma. Paradise now!
[7] Jean
Baudrillard, idem, pp. 38-39.
[8] Format prodotto
da Magnolia e giunto alla quarta edizione nella programmazione RAI 2 con la
conduzione di Simona Ventura. Dal sito web leggiamo: “Sono sei donne e sei
uomini, (…) pronti a raggiungere con le unghie e con i denti il montepremi
finale.(…) I personaggi sono abituati agli agi, alla popolarità, ma ora hanno
deciso di cambiare. Abbandonano la fama per lottare con la fame, lasciano il
lusso per sfidare la natura ma, soprattutto, rinunciano alla vita privata per
farvi sognare con le loro avventure.”
[9] Format prodotto da Endemol,
andato in onda su Italia 1 nella prima edizione e su Canale 5 due edizioni
successive. Dalla scheda di wikipedia leggiamo: Il regolamento prevede che un
gruppo di "vip" abbandoni le comodità della vita abituale per vivere
in una fattoria con solo gli oggetti essenziali. Ogni settimana si svolgono le nomination e i concorrenti vengono
progressivamente eliminati mediante il televoto. In finale i tre o quattro
concorrenti rimasti si contenderanno il premio in denaro. Ogni settimana si
svolgono delle prove che riguardano la vita quotidiana in una fattoria, o
almeno ciò che l'immaginario collettivo ritiene tali. Se vincono la prova i
concorrenti avranno in premio cibo oppure l'immunità dalla nomination.
La prima edizione ha avuto come location
[10] È il titolo del famoso romanzo di Jack Kerouac
scritta nel 1951 e pubblicata per i tipi del Viking Press nel 1957, pubblicato
in Italia da Mondadori.
[11] D. Hopper, Easy Rider,
[12] È il titolo del romanzo di Raimond Queneau (1959)
e anche del film che Luis Malle ne trasse nel 1960. Zazie è una ragazzina
ribelle che arriva nella Parigi anni ’50 con il sogno di vedere il metrò.
[13] Cfr. il romanzo di Dave Eggers (2002) Conoscerete la nostra velocità
pubblicato in Italia da Mondatori nel 2003. [14] Appena uscito in DVD con il numero 65 dell’Internazionale di maggio 2007.
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