Le cose sull’origine del mondo svelate dal  Signore della Luce di Roberto Paura

 


Ad esso si oppongono le forze della natura, quelle degli originari abitanti del pianeta scalzati e sconfitti dagli umani della Terra che ora dominano come dei. Sam ne comprende la forza e la usa a suo vantaggio nella battaglia contro il Cielo, liberando i “demoni” (appartenenti a una civiltà superiore che ha abbandonato la fisicità per la pura energia) dalla loro prigionia nella Cava Infernale. Sam vede nei demoni l’espressione di una forza vitale da contrapporsi alle forze della morte e della distruzione: essi desiderano abitare corpi fisici per poter godere del mondo, agiscono sulla base di impulsi, di istinti troppo a lungo sopiti. Furono incatenati dai Primi della Terra come dopo di allora fu incatenato lo stesso spirito vitale dell’Uomo, costretto a chinare la testa di fronte alla Trimurti e a vivere nella stagnazione senza lanciarsi più in sfide intellettuali, scientifiche, religiose. La discesa di Sam in Cava Infernale è la metafora della tappa necessaria da raggiungere per poter infine recuperare il senso stesso dell’uomo e contrapporlo al suo modello degenerato costruito dalla Trimurti. Sam sprofonda negli abissi più oscuri dell’animo umano e ne sonda gli aspetti più bassi, ma li coniuga poi con quelli più elevati dopo essere asceso al Cielo e poi al Nirvana.

Questo cammino dal basso verso l’alto gli serve per ribadire nuovamente la distanza tra il sacro e il profano che la Teocrazia ha abolito e riecheggia tutti i topoi della mitologia sacra dell’antichità, dalla discesa agli Inferi della tradizione greca e dei poemi omerici all’ascesa al Cielo e successiva e promessa Seconda Venuta nella dottrina cristiana, fino alla battaglia finale tra gli dei che si consuma a Keenset e che ricorda il Ragnarok della mitologia norrena dove si scontrano il bene e il male, la Luce e la Tenebra.

Ma l’Induismo non è infine che un capro espiatorio. Al termine del romanzo Sam comprende che, invece di procedere nella battaglia contro una Trimurti che ha perso ogni potere, è necessario allearsi con gli altri Dei per spazzare via una minaccia ancora più grande. È quella rappresentata da Nirriti, l’ex cappellano dell’astronave Stella dell’India che trasportò su quel pianeta gli esuli della Terra e che ha abbandonato la Città Celeste disgustato dall’uso scellerato che i suoi compagni hanno fatto del divino. Nirriti (Renfrew è il suo nome terrestre) è un cristiano. Cristiano solo di nome, non certo di fatto: con la violenza, il terrore e la distruzione seminata dalle armate di zombie al suo servizio, esseri senz’anima il cui scopo è quello di convertire con la forza le anime altrui, Nirriti vuole conquistare il potere e costruire una nuova e più spietata Teocrazia. Egli è il Signore Nero, l’esatta contrapposizione di Sam, il Signore della Luce.

Ad un certo punto uno dei protagonisti, smarrito da questo conflitto tra ortodossie, chiede a Sam qual è la vera religione. «E lo chiedi a me? Come potrei saperlo?», gli risponde Sam. Egli rivela di non essere quel Buddha che molti sostengono sia: «Ero il primo a non crederci e continuo a non crederci. Avrei potuto scegliere un’altra qualsiasi religione… per esempio quella di Nirriti… ma la crocifissione fa male. Avrei potuto sceglierne una chiamata Islam, ma so che non va d’accordo con l’Induismo… Io non sono nulla»[10].

È interessante notare che Sam fa riferimento all’Islam e rivela di non averlo usato perché in contrasto con l’Induismo. Egli dimostra che il suo vero fine non è quello di andare contro la tradizione religiosa Indù, che di per sé può benissimo essere valida, ma solo contro l’uso errato che ne fa la Teocrazia post-umana. Era proprio questo il fine del buddhismo storico indiano, non quello di creare una nuova religione ma di riformare quella vecchia: «Sebbene in un certo senso rappresentasse una rivolta contro le insorgenti differenze di casta dell’hinduismo, esso aveva accolto acriticamente alcuni degli altri presupposti fondamentali del pensiero indiano. Il buddhista è convinto che la vita sia essenzialmente dolore; egli la considera inoltre senza fine, poiché un’esistenza è legata all’altra del karma… Questo processo era considerato come l’origine delle differenze di condizione sociale e delle ingiustizia del mondo. Il buddhista indiano, tuttavia… non intendeva correggere tali ingiustizie e perfezionare l’ordine sociale, ma soltanto sfuggire al ciclo doloroso dell’esistenza»[11].

Sam, nel rispetto di ogni credo personale, non vuole impersonare la figura del Buddha che predica una nuova filosofia di vita, una fede da accogliere in sostituzione di altre. Per questo indica il suo discepolo (inizialmente inviato da Yama per ucciderlo) Rild come il vero Buddha, colui che ha fatto proprie le rivelazioni della dottrina storica e le ha seguite fino alle più mistiche conclusioni.

Egli continua a farsi chiamare Sam: «Non aveva mai detto di essere un dio. Però, se è solo per quello, non aveva mai detto di non esserlo… Sulla sua persona c’era dunque mistero»[12]. È sul mistero che Sam gioca; stanco delle verità assolute, dei dogmi certi ed evidenti, vuole tornare a conferire al sacro quel velo di mistero e inconoscibilità che costituisce la sua vera essenza, vuole restaurare quella differenza «tra lo sconosciuto e l’inconoscibile, tra la scienza e l’immaginazione»[13] che la Teocrazia ha rimosso.

Come Siddharta Gautama, il Buddha storico, anch’egli finisce per diventare oggetto di una serie di miti tendenti a deificarlo; egli non vuole tutto questo, ma sa che è inevitabile e lo accetta come effetto collaterale della sua lotta contro il Cielo. Sa che solo diventando lui stesso oggetto di venerazione, mistero prima vivente e poi ultraterreno, potrà restituire dignità all’idea di fede e al concetto di sacro: «Nei secoli che seguirono la morte del Buddha, si sviluppò una vasta letteratura popolare comprendente le narrazioni delle molte azioni virtuose compiute dal Buddha nelle sue vite precedenti… si sviluppò l’idea che né la nascita né la morte del Buddha potessero essere realmente simili a quelle degli uomini comuni. Ciò nonostante, il Buddha, originariamente, non era che un essere umano»[14]. Vittorioso, infine, nella sua lunghissima e drammatica battaglia, Sam – ora veramente Signore della Luce (“l’Illuminato”) che ha spazzato via le tenebre dell’oscurantismo – fa l’ultimo passo necessario per ridare all’umanità la libertà dall’oppressione teocratica ed evitare di trasformarsi egli stesso in un nuovo dio vivente: «Tornerò a essere un uomo e lascerò che la gente conservi il Buddha che è nel suo cuore»[15].

Così facendo sancisce la più profonda separazione tra il mondo profano e la sfera del sacro, lasciando che quest’ultima giaccia nel profondo dell’animo umano, nei labirinti imperscrutabili dell’esistenza, dove sarà raggiungibile solo quando l’uomo avrà capito il senso ultimo della sua vita sulla terra.

 


 

[10] Zelazny, op. cit., p. 355-356.

[11] E.O. Reischauer, J.K. Fairbank, Storia dell’Asia orientale, vol. I – La grande tradizione, ed. Einaudi 1974.

[12] Zelazny, op. cit., p. 8.  

[13] Ivi, p. 34.

[14] Paul Williams, Il Buddhismo Mahayana, ed. Ubaldini 1990.

[15] Zelazny, op. cit., p. 371.

 

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