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Ad esso si oppongono le forze della natura, quelle degli
originari abitanti del pianeta scalzati e sconfitti dagli umani della Terra che
ora dominano come dei. Sam ne comprende la forza e la usa a suo vantaggio nella
battaglia contro il Cielo, liberando i “demoni” (appartenenti a una civiltà superiore
che ha abbandonato la fisicità per la pura energia) dalla loro prigionia nella
Cava Infernale. Sam vede nei demoni l’espressione di una forza vitale da
contrapporsi alle forze della morte e della distruzione: essi desiderano
abitare corpi fisici per poter godere del mondo, agiscono sulla base di
impulsi, di istinti troppo a lungo sopiti. Furono incatenati dai Primi della
Terra come dopo di allora fu incatenato lo stesso spirito vitale dell’Uomo,
costretto a chinare la testa di fronte alla Trimurti e a vivere nella
stagnazione senza lanciarsi più in sfide intellettuali, scientifiche,
religiose. La discesa di Sam in Cava Infernale è la metafora della tappa
necessaria da raggiungere per poter infine recuperare il senso stesso dell’uomo
e contrapporlo al suo modello degenerato costruito dalla Trimurti. Sam
sprofonda negli abissi più oscuri dell’animo umano e ne sonda gli aspetti più
bassi, ma li coniuga poi con quelli più elevati dopo essere asceso al Cielo e
poi al Nirvana.
Questo cammino dal basso verso l’alto gli serve per
ribadire nuovamente la distanza tra il sacro e il profano che la Teocrazia ha
abolito e riecheggia tutti i topoi della mitologia sacra dell’antichità,
dalla discesa agli Inferi della tradizione greca e dei poemi omerici all’ascesa
al Cielo e successiva e promessa Seconda Venuta nella dottrina cristiana, fino
alla battaglia finale tra gli dei che si consuma a Keenset e che ricorda il
Ragnarok della mitologia norrena dove si scontrano il bene e il male, la Luce e
la Tenebra. Ma l’Induismo non è infine che un capro espiatorio. Al
termine del romanzo Sam comprende che, invece di procedere nella battaglia
contro una Trimurti che ha perso ogni potere, è necessario allearsi con gli
altri Dei per spazzare via una minaccia ancora più grande. È quella rappresentata
da Nirriti, l’ex cappellano dell’astronave Stella dell’India che
trasportò su quel pianeta gli esuli della Terra e che ha abbandonato la Città
Celeste disgustato dall’uso scellerato che i suoi compagni hanno fatto del
divino. Nirriti (Renfrew è il suo nome terrestre) è un cristiano. Cristiano
solo di nome, non certo di fatto: con la violenza, il terrore e la distruzione
seminata dalle armate di zombie al suo servizio, esseri senz’anima il cui scopo
è quello di convertire con la forza le anime altrui, Nirriti vuole conquistare
il potere e costruire una nuova e più spietata Teocrazia. Egli è il Signore
Nero, l’esatta contrapposizione di Sam, il Signore della Luce. Ad un certo punto uno dei protagonisti, smarrito da questo
conflitto tra ortodossie, chiede a Sam qual è la vera religione. «E lo chiedi a
me? Come potrei saperlo?», gli risponde Sam. Egli rivela di non essere quel
Buddha che molti sostengono sia: «Ero il primo a non crederci e continuo a non
crederci. Avrei potuto scegliere un’altra qualsiasi religione… per esempio
quella di Nirriti… ma la crocifissione fa male. Avrei potuto sceglierne una
chiamata Islam, ma so che non va d’accordo con l’Induismo… Io non sono nulla»[10].
È interessante notare che Sam fa riferimento all’Islam e
rivela di non averlo usato perché in contrasto con l’Induismo. Egli dimostra
che il suo vero fine non è quello di andare contro la tradizione religiosa
Indù, che di per sé può benissimo essere valida, ma solo contro l’uso errato
che ne fa la Teocrazia post-umana. Era proprio questo il fine del buddhismo
storico indiano, non quello di creare una nuova religione ma di riformare
quella vecchia: «Sebbene in un certo senso rappresentasse una rivolta contro le
insorgenti differenze di casta dell’hinduismo, esso aveva accolto acriticamente
alcuni degli altri presupposti fondamentali del pensiero indiano. Il buddhista
è convinto che la vita sia essenzialmente dolore; egli la considera inoltre
senza fine, poiché un’esistenza è legata all’altra del karma… Questo
processo era considerato come l’origine delle differenze di condizione sociale
e delle ingiustizia del mondo. Il buddhista indiano, tuttavia… non intendeva
correggere tali ingiustizie e perfezionare l’ordine sociale, ma soltanto
sfuggire al ciclo doloroso dell’esistenza»[11].
Sam, nel rispetto di ogni credo personale, non vuole
impersonare la figura del Buddha che predica una nuova filosofia di vita, una
fede da accogliere in sostituzione di altre. Per questo indica il suo discepolo
(inizialmente inviato da Yama per ucciderlo) Rild come il vero Buddha, colui
che ha fatto proprie le rivelazioni della dottrina storica e le ha seguite fino
alle più mistiche conclusioni. Egli continua a farsi chiamare Sam: «Non aveva mai detto
di essere un dio. Però, se è solo per quello, non aveva mai detto di non
esserlo… Sulla sua persona c’era dunque mistero»[12].
È sul mistero che Sam gioca; stanco delle verità assolute, dei dogmi certi ed
evidenti, vuole tornare a conferire al sacro quel velo di mistero e
inconoscibilità che costituisce la sua vera essenza, vuole restaurare quella
differenza «tra lo sconosciuto e l’inconoscibile, tra la scienza e
l’immaginazione»[13] che
la Teocrazia ha rimosso. Come Siddharta Gautama, il Buddha storico, anch’egli
finisce per diventare oggetto di una serie di miti tendenti a deificarlo; egli
non vuole tutto questo, ma sa che è inevitabile e lo accetta come effetto
collaterale della sua lotta contro il Cielo. Sa che solo diventando lui stesso
oggetto di venerazione, mistero prima vivente e poi ultraterreno, potrà
restituire dignità all’idea di fede e al concetto di sacro: «Nei secoli che
seguirono la morte del Buddha, si sviluppò una vasta letteratura popolare
comprendente le narrazioni delle molte azioni virtuose compiute dal Buddha
nelle sue vite precedenti… si sviluppò l’idea che né la nascita né la morte del
Buddha potessero essere realmente simili a quelle degli uomini comuni. Ciò
nonostante, il Buddha, originariamente, non era che un essere umano»[14].
Vittorioso, infine, nella sua lunghissima e drammatica battaglia, Sam – ora veramente
Signore della Luce (“l’Illuminato”) che ha spazzato via le tenebre
dell’oscurantismo – fa l’ultimo passo necessario per ridare all’umanità la libertà
dall’oppressione teocratica ed evitare di trasformarsi egli stesso in un nuovo
dio vivente: «Tornerò a essere un uomo e lascerò che la gente conservi il
Buddha che è nel suo cuore»[15].
Così facendo sancisce la più profonda separazione tra il
mondo profano e la sfera del sacro, lasciando che quest’ultima giaccia nel
profondo dell’animo umano, nei labirinti imperscrutabili dell’esistenza, dove
sarà raggiungibile solo quando l’uomo avrà capito il senso ultimo della sua
vita sulla terra.
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