LSD
= Lisergico Spirituale Digitale | |
di
Guido Vitiello | |
Our Method is Science, Our Aim is Religion Aleister Crowley Le monde spirituel ne souffre pas
d’expérimentateurs. Méditations sur les 22 arcanes majeurs du Tarot
Da
San Tommaso attinse Jean Gerson la più concisa definizione dell’esperienza
mistica: cognitio Dei experimentalis, conoscenza sperimentale di Dio. Una
conoscenza sfolgorante a tal punto che quando in tarda età gli toccò in grazia
il Bue muto – così a Parigi i compagni d’università canzonavano l’Aquinate – ammutolì
per sempre, e confidò al confratello Reginaldo che non intendeva più scrivere
alcunché, giacché alla luce di ciò che aveva conosciuto l’intera opera sua non
gli pareva che paglia. Ai tempi nostri, però, questa formula si trascina dietro
un’eco insidiosa, beffarda: perché nel corso dei secoli quell’aggettivo, sperimentale,
si è affollato di risonanze ignote al Medioevo cristiano, tanto più se sposato
a quel sostantivo, conoscenza. È stata l’ascesa delle scienze positive a
connotare diversamente l’espressione antica; di modo che, se ricorressimo al
gioco junghiano delle associazioni verbali, c’è da supporre che ben pochi
legherebbero le parole conoscenza sperimentale ai sovrumani rapimenti di Santa
Teresa, laddove i più si figurerebbero silenziosi laboratori e uomini in camice
curvi sui microscopi.
Eppure
è proprio questa eco a farci buon gioco, perché il misticismo indotto per via
tecnologica può dirsi cognitio experimentalis senza tema di mescolanze fra il
senso antico della formula e le sue risonanze moderne: è, alla lettera, un misticismo
sperimentale. Due pionieri della ricerca psichedelica, Walter N. Pahnke e
William A. Richards, definirono i loro tentativi con l’acido lisergico
experimental mysticism[1].
William James dal canto suo, riferendosi alle esperienze ottenute tramite il
protossido d’azoto, aveva parlato qualche decennio prima di artificial mystic
state of mind[2],
e Aldous Huxley di induced mysticism. Parimenti, un illustre avversario della
psichedelia come Ernst Benz parlò di künstlich induzierte Drogenmystik: mistica
suscitata artificialmente dalle droghe[3].
La disposizione conoscitiva, che si tratti di sostanze psicotrope o di
tecnologie elettroniche, è la stessa: curiosa, sperimentale, manipolatrice;
quel che è cambiato sono i mezzi con cui la si esplica. Ma una droga sintetica
non è forse una tecnologia, seppure di un tipo affatto particolare? Vi è forse
un abisso tra il creatore di mondi virtuali e il drug designer che sintetizza
sostanze in grado di agire con precisione digitale sulla coscienza e sulla
regolazione dell’umore?
In
fin dei conti Humphry Osmond, lo psichiatra che iniziò Huxley alla L’affinità la colsero per primi i protagonisti di quella
stagione lontana. Come Jerry Garcia, il chitarrista dei Grateful Dead, che dopo
aver sperimentato il casco virtuale si affrettò a dichiarare: “Hanno reso
illegale l’Lsd. Mi chiedo che faranno con questa roba”; e John Perry Barlow,
che per i Grateful Dead scriveva i testi, ricavò un’impressione in tutto
simile: “La cosa più vicina alla Realtà Virtuale nella mia esperienza sono gli
psichedelici”. Il decano della
psichedelia Timothy Leary ribadì poi
l’analogia, e sotto insegne come digital paganism o cyberdelia si fece
traghettatore tra le due stagioni. La parentela è dunque dichiarata: la via
tecnologica al misticismo è una prosecuzione della psichedelia con altri mezzi.
E la chiave per comprendere la natura dell’una e dell’altra, delle visioni
lisergiche e mescaliniche come di quelle foggiate dalla Realtà Virtuale, giace
a tutt’oggi nelle pagine di Aldous Huxley, che si spinse fino a proporre ad
Albert Hofmann, il padre dell’Lsd, di creare e divulgare una “tecnica di
Mistica Applicata”[5].
La sua opera maggiore, Le porte della percezione, è la prima coerente
formulazione dei principi del misticismo sperimentale, e rivela le sue
condizioni necessarie, fondanti: la riproducibilità tecnica delle
esperienze, e la riduzione della mistica ad un mero «stato di coscienza».
[1] W.N. Pahnke & W.A. Richards, Implications of LSD and Experimental Mysticism, Journal of Religion
& Health, Vol. 5, 1966, pp. 175-208.
[2] W. James, The Varieties of Religious Experience,
Touchstone, 1997, p. 307.
[3] E. Benz, Parapsychologie und Religion: Erfahrungen
mit übersinnlichen Kräften, Herder 1983, p. 68.
[4] Cit. in A. Castoldi, Il testo drogato. Letteratura e droga tra ottocento e novecento,
Einaudi, 1994, p. 169.
[5] A. Hofmann, I
miei incontri con Huxley, Jünger, Leary, Vogt, Stampa Alternativa, 1995.
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