Post umano, troppo post umano di Roberto Paura

 


Questa divisione quasi manichea che gli scrittori cyberpunk e post-cyberpunk hanno dipinto rispetto alla dicotomia corpo perfetto/corpo imperfetto è messa in crisi da una delle opere più complesse della fantascienza contemporanea, I Canti di Hyperion di Dan Simmons (titolo che si riferisce in realtà a due romanzi, Hyperion e La Caduta di Hyperion)[9]. I protagonisti dell’opera sono uomini e donne dell’Egemonia dell’Uomo, sorte di impero che ingloba tutta la galassia. Le aristocrazie dell’Egemonia utilizzano le tecnologie più sofisticate per mantenere una vita dedita ai piaceri dove la giovinezza del corpo è garantita a chiunque possa permettersela. Contro l’Egemonia si scagliano gli Ouster, esseri post-umani che proprio grazie all’ingegneria genetica hanno modificato all’estremo i loro corpi. Non hanno raggiunto la perfezione estetica – anzi, sono quasi dei mostri – ma le loro capacità fisiche sono inarrivabili.

Inizialmente dipinti quasi come fanatici integralisti nemici delle formidabili tecnologie dell’Egemonia (una sorta di no-global del futuro), solo più tardi Simmons comincia a far incrinare la differenza Egemonia-buoni, Ouster-cattivi e infine dimostra come proprio gli Ouster abbiano in sé le capacità di salvare l’umanità in pericolo, resa cieca dalla propria sicurezza di aver raggiunto l’ultimo gradino dell’evoluzione. In questo scenario si aggiunge anche lo Shrike, l’inquietante creatura che travalica lo spazio e il tempo e domina tutta la storia. In esso vi è riposto tutto il concetto di ambiguità del corpo. In una delle sotto-storie che compongono Hyperion, raccontata dal generale Kassad, ci ritroviamo ad un certo punto in un passo cruciale: mentre Kassad consuma un amplesso con la sua misteriosa amante Moneta, il corpo di lei si trasforma e diviene lo Shrike, gigante di ricoperto di spine d’acciaio pronte a trafiggere il corpo di lui. Da oggetto di piacere il corpo diviene improvvisamente oggetto di dolore senza fine. Lo Shrike dimostra tutta l’ambiguità del concetto di corpo nell’opera di Simmons: egli è un demone, che impala le sue vittime sul suo perverso albero di spine, o un Messia, il salvatore dell’umanità?  

Queste ambiguità ci portano a riflettere su come la fantascienza contemporanea abbia in qualche modo rovesciato uno degli archetipi dell’inconscio collettivo bello=buono, brutto=cattivo. In qualche modo vi è anzi una riscoperta e una rivalutazione del ruolo del “mutante”, che nella fantascienza precedente era il più delle volte un mostro, il cui corpo reso storpio da aberrazioni genetiche riflette una mostruosità anche interna.

Il mostro di Frankenstein ne è in, qualche modo, un esempio. Le origini di questo modo di pensare risalgono a Omero, quand’egli nell’Iliade descrive la bruttezza di Tersite come anti-valore[10] (infatti questi è pavido e codardo) rispetto al concetto di “kaloskagathos” che in una sola parola riassumeva l’ideale di bellezza e bontà incarnato da eroi come Achille ed Ettore. È nel medioevo che l’eccessivo amore verso la perfezione del corpo viene punito.

La leggenda di Tristano e Isotta lo dimostra benissimo: i due amanti si abbandonano a un amore che è in primo luogo carnale, cedono all’esaltazione dei sensi, ed ecco che la punizione per Isotta è l’essere data in preda ai lebbrosi, coi cui corpi putrefatti ella sarà costretta a giacere. In realtà resta ancora valido il concetto di bello/buono, brutto/cattivo, tanto è vero che Tristano e Isotta in qualche modo restano eroi della vicenda mentre i lebbrosi sono descritti come figure infami e nella vicenda un ruolo importante ha il nano Froxin, il quale è appunto uno storpio che fa la spia e viene infine giustamente ucciso.

A differenza degli esempi su riportati, abbiamo invece visto come in Gibson un personaggio come il barista Ratz fa della sua bruttezza un valore, e come in generale per il cyberpunk e ciò che è seguito il concetto di perfezione estetica sia andato ad assimilarsi con quello di ricchezza, sperpero e anti-eticità.

Le premesse sono tutte nella società di oggi, dove il “culto del corpo” è diventato un ideale da raggiungere a tutti i costi, e dove il corpo è diventato un merce. La fantascienza ne ha ipotizzato le sue estreme conseguenze prefigurandoci un mondo dove magari la bellezza sarà davvero alla portata di tutte le tasche, ma sarà raggiunta solo dopo modifiche al concetto stesso di uomo. Sarà il rapporto tra estetica ed etica la sfida del prossimo futuro per la società contemporanea?

 


[9] Per un’introduzione alla figura di Simmons e ad Hyperion, si vedano di Roberto Paura Dan Simmons, il cantore di vecchi e nuovi miti in “Guida alla Fantascienza di SuperEva”, http://guide.supereva.com/fantascienza/interventi/2005/11/233820.shtml e Dan Simmons e l’Universo di Hyperion in “Fabbricanti di Universi”, http://www.fabbricantidiuniversi.it/altrifabbricanti/simmons.htm.

[10] Iliade, II, vv. 212 e seguenti

 


 

 

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