L’arcipelago dei dannati | |
di Adolfo Fattori | |
“Non bere succhiando: questa è la Legge. H. G. Wells, L’isola del Dr. Moreau Ho lavorato penosamente, giorni e giorni, A. Bioy Casares, L’invenzione di Morel E così, mentre l'imbattibile fatina si concede un bagno rigenerante, i suoi compagni si preoccupano di preparare la colazione, proponendo al gruppo una nuova versione di cocco: il cocco cotto. Non tutti però sembrano gradire la creatività dello chef: Perché avete cotto il cocco? – chiede infatti in tono severo la David. Era presto… – risponde con flebile voce la fatina – dormivate e abbiamo pensato… RAI DUE,
L’isola dei famosi Il risultato è che l'uomo (il lavoratore) si sente
libero ormai soltanto nelle sue funzioni bestiali, nel mangiare, nel bere e nel
generare, tutt'al più nell'avere una casa, nella sua cura corporale ecc., e che
nelle funzioni umane si sente solo piú una bestia. Il bestiale diventa
l'umano e l'umano il bestiale. [1] K. Marx, Manoscritti
economico-filosofici “Ci rinuncio” disse. “Arrivo dall’anno 1954 con la mia camera temporale. Ho con me un po’ di… cibo… in caso ne avessi bisogno (…) “È possibile che la parola… cibo… sia diventata oscena? R. Matheson, C…
1941. Adolfo Bioy Casares, il fraterno compagno di viaggi
nell’immaginario di Jorge Luis Borges,
dà alle stampe L’invenzione di Morel, altro romanzo fantastico ambientato su
un’isola fuori dalle rotte e incorniciata con l’artificio del diario scritto
dal protagonista. Anche qui, al centro della vicenda, uno studioso visionario,
che è riuscito a costruire una macchina che sfrutta la forza delle maree per
produrre l’immortalità. Una immortalità apparente, perché catturando
l’immagine, il movimento e la voce di colui o colei che inquadra – i loro
corpi, insomma – gli succhia anche
l’anima, quindi la vita.[2] 2003. RAI DUE, il “secondo canale” della TV pubblica italiana, lancia L’isola
dei famosi, un nuovo esempio delle variazioni sul tema del Grande Fratello, ambientato su un’isola
caraibica, Hispaniola, la Repubblica
Dominicana: due gruppi di persone, maschi e femmine, si affrontano in una gara
di sopravvivenza soft, attraverso
prove da Giochi senza frontiere o “giochi celtici”, ma principalmente,
sperimentando una convivenza forzata e scomoda (almeno da quanto appare). Gli
“sportivi” che si mettono in gioco in questa tenzone sono vecchi e nuovi
personaggi del mondo dello spettacolo, ognuno con il suo carico di ore/Tv sulle spalle: corpi invecchiati,
o rinnovati, o tenuti insieme con le moderne tecnologie dell’estetica e del
fitness, comunque ricoperti delle cicatrici di tante battaglie vissute sui
palcoscenici, nei teatri, sui set cinematografici,
negli studi di posa dei fotografi. Tutti e tre questi oggetti sono
prodotti dell’immaginario, appartenenti a epoche e contesti diversi. Con
vistose differenze, ma con altrettanto significative parentele. Intanto, lo scenario dell’isola. Un luogo dell’immaginario per
eccellenza, dato il suo essere un luogo del limite, dei limiti, dell’isolamento
e dell’esotico, dell’inquietante e dell’Unheimlich
che, per quanto i suoi abitanti possano sforzarsi, non riesce mai,
paradossalmente, nonostante la sua finitezza,
ad essere del tutto familiare. Va bene come rifugio, ma anche
come prigione, come trappola. È spesso, nei fatti, un luogo anche fuori del
tempo, dotato di una sua fauna, una sua flora, custode di segreti e di ipotesi. E, alle spalle e prima
dell’arrivo di Moreau e di Morel, l’isola del sogno e del desiderio è stata il set per la messa in scena delle
avventure di Robinson Crusoe, dei
pirati di Robert Luis Stevenson, dei fuggiaschi di Jules Verne.[3]
E, qualche anno dopo Moreau, dei “bambini perduti” di Peter Pan,[4]
prima di diventare, in tempi più recenti, uno dei tanti scenari delle metafore
imbastite dalla science fiction. E queste sono solo alcune delle destinazioni d’uso della nostra isola,
senza andare troppo indietro nel tempo. Comunque un luogo inquietante, dove
spesso le leggi del tempo e dello spazio sono eluse, se non annullate,
ribaltate – come avviene, di fatto, nell’ultima vicenda che un’isola ospita,
L’isola
della paura.[5]
[1] La sottolineatura è mia. [2]
Cfr. A Cavicchia Scalamonti, La camera verde, Ipermedium, Napoli, 2003. [3] Verne, 1874;
Stevenson,
1883; Defoe, 1719 [4] J. M.
Barrie, 1904, solo un anno prima della
nascita di Little Nemo, di Winsor Mc Cay. [5] D.
Lehane, L’isola
della paura, Piemme, Milano, 2005.
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