di Gennaro Fucile
Babbo Natale abita al Polo Nord,
ma altri dicono
nell’estremità settentrionale del Canada, oppure
in
Lapponia, in Svezia, o anche in Groenlandia: non è semplice
individuare le reali coordinate di questa magica residenza. Babbo
Natale abita tra i ghiacci, però, questo è un
dato certo.
Clima ostile ai più, anzi a tutti, ma non a lui, abituato
come
tutti i supereroi a infischiarsene delle difficoltà
insormontabili per i comuni esseri umani. Anche Kal-El,
all’anagrafe Clark Kent e nome d’arte Superman,
superdotato
di poco più giovane del Babbo Natale di massa abita nel Nord
del
pianeta, in una casa di ghiaccio: La Fortezza della Solitudine.
Considerati i poteri di cui dispongono, i due abitano a pochi passi
l’uno dall’altro, neanche il tempo di voltare
l’angolo (ma esistono angoli nel deserto bianco?) che si
dovrebbero ritrovare faccia a faccia un nanosecondo sì e uno
pure. Così vorrebbe l’a-logica che domina nei loro
regni,
invece non accade. Babbo Natale è nella più
totale
clandestinità per la maggior parte dell’anno, una
superclandestinità, mentre Superman è sempre
ripreso dai
media, costantemente sotto l’occhio dei riflettori, tutti
protesi
nel vano tentativo di afferrarne l’identità
segreta.
Immobilità assoluta, movimento assoluto, così, in
questa
singolare unità degli opposti, i due salvaguardano
l’anonimato, dedicandosi, ciascuno secondo le sue
possibilità, alla penalizzazione dei cattivi. Figli della
stessa
cultura del consumo e dell’intrattenimento, i due supereroi
per
eccellenza dell’infanzia, godono di credito non solo presso i
più piccoli, ma anche tra gli adulti, verso i quali agiscono
con
una certa affinità: il primo regalando loro
l’occasione
più ghiotta dell’anno di immergersi nella
più
totale infantilizzazione, il secondo offrendogli
l’opportunità di seguire le avventure di un
personaggio
nato per i più piccoli senza per questo sentirsi in preda
alla
sindrome di Peter Pan. Curiosamente, si è detto, i due
–
protagonisti eccellenti della cultura dell’intrattenimento e
del
consumo – non si incontrano mai, ad eccezione della classica
eccezione: l’episodio pubblicato nel marzo del 1984, il
numero
67, da D.C.Comics. Una storia scritta da Len Wein insieme a E. Nelson
Bridwell, disegnata da Curt Swan e inchiostrata da Anderson Murphy.
Banale il titolo: Superman and Santa Claus. Qui il
nostro amico
alieno se la vede con Winslow Schott, alias il Giocattolaio che ha
venduto pacchi di armi giocattolo a un bel po’ di ragazzini
ignari del fatto che le armi contengono un dispositivo in grado di
ipnotizzarli al fine di trasformarsi in ladri al suo servizio a Natale.
Uno dei boys vittima dell’inganno, tale Timmy Dickens (un
cognome
scelto a caso?) mette nei pasticci Superman che si ritrova anche a
lottare con robottini giocattolo imbottiti di kryptonite. Santa Claus
gli darà una mano e insieme verranno a capo del marrano
Giocattolaio. Da segnalare la visita emblematica di Superman al centro
super hi-tech dove Babbo Natale monitora ogni bambino per giudicare se
inserirlo tra i buoni o i cattivi (ecco dove passa il tempo tutto
l’anno!). In questo episodio, è possibile
affermare che
viene messa in scena la quintessenza del Campione Eterno, quel genere
di eroe ubiquo, felicemente riassunto dallo scrittore di fantascienza
Michael Moorcock nell’omonimo romanzo, in grado di
attraversare i
generi, i tempi e gli spazi che si avvicendano nel grande scenario del
Multiverso, la zona metanarrativa che ospita le avvenute dei vari
personaggi che lo incarnano, da Elric di Melniboné a Dorian
Hawkmoon. Mescolamento dei generi (heroic)fantasy e science fiction che
si sedimentano in due personaggi super buoni ed immortali: Babbo Natale
e Superman, appunto, entrambi amati da un pubblico ben più
vasto
di quello costituito dai lettori di Moorcoock.
Tuttavia questo
è il tempo parallelo del disincanto e/o dei reincanti
simulati,
cosicché anche i supereroi ne soffrono, sottoposti ad
inchieste
che non lasciano niente di intentato pur di affossare definitivamente
il sense of wonder che anima le creature dell’immaginario
tecnologico. Superman, ad esempio, è stato oggetto di
analisi
spietate, condotte con logica implacabile. Si scorra anche velocemente Superman
contro Newton (uscito in Italia da Apogeo nel 2005, vedi www.quadernidaltritempi.eu/rivista/numero4/newton.htm) scritto da Lois Gresh e Robert Weinberg, due che di fantascienza e fumetti ne
masticano, praticandone i generi. Il loro saggio non lascia scampo al
solitario della Fortezza, spiegando le mille illogicità dei
suoi
superpoteri, da perché non può volare a come mai
quando
solleva un palazzo questo non va in mille pezzi. Destino comune quello
di Santa Claus, sulla cui inesistenza circola in rete un trattato di
cui segue un ampio estratto:
“Nessuna specie conosciuta di renna può volare. Ci sono però 300.000 specie di organismi viventi ancora da classificare e, mentre la maggioranza di questi organismi è rappresentata da insetti e germi, questo non esclude completamente l’esistenza di renne volanti che solo Babbo Natale ha visto. Ci sono due miliardi di bambini (sotto i 18 anni) al mondo. Dato però che Babbo Natale non tratta con bambini Musulmani, Hindu, Buddisti e Giudei, questo riduce il carico di lavoro al 15% del totale, cioè circa 378 milioni. Con una media di 3,5 bambini per famiglia, si ha un totale di 98,1 milioni di locazioni. Si può presumere che ci sia almeno un bambino buono per famiglia.
Babbo Natale ha 31 ore lavorative, grazie ai fusi orari e alla rotazione della terra, assumendo che viaggi da Est verso Ovest. Questo porta a un calcolo di 822,6 visite per secondo. Questo significa che, per ogni famiglia cristiana con almeno un bambino buono, Babbo Natale ha circa un millesimo di secondo per: -trovare parcheggio (cosa questa semplice, dato che può parcheggiare sul tetto e non ha problemi di divieto di sosta); -saltare giù dalla slitta; -scendere dal camino; -riempire le calze; -distribuire il resto dei doni sotto l’albero di Natale; -mangiare ciò che i bambini mettono a disposizione; -risalire dal camino; -saltare sulla slitta; -decollare per la successiva destinazione.
Assumendo che le abitazioni siano distribuite uniformemente (che sappiamo essere falso, ma che accettiamo per semplicità di calcolo), stiamo parlando di 1.248 Km per ogni fermata, per un viaggio totale di 120 milioni di Km. Questo implica che la slitta di Babbo Natale viaggia a circa 1040 Km/sec, a 3000 volte la velocità del suono. Per comparazione, la sonda spaziale Ulisse (la cosa più veloce creata dall’uomo) viaggia appena a 43,84 Km/sec, e una renna media a circa 30 Km/h.
Il carico della slitta aggiunge un altro interessante elemento: assumendo che ogni bambino riceva una scatola media di Lego (del peso di circa 1 Kg), la slitta porta circa 378.000 tonnellate, escludendo Babbo Natale (notoriamente sovrappeso). Sulla terra, una renna può esercitare una forza di trazione di circa 150 Kg. Anche assumendo che una “renna volante” possa trainare 10 volte tanto, non è possibile muovere quella slitta con 8 o 9 renne, ne serviranno circa 214.000. Questo porta il peso, senza contare la slitta, a 575.620 tonnellate. Per comparazione, questo è circa 4 volte il peso della nave Queen Elizabeth II. Sicuramente, 575.620 tonnellate che viaggiano alla velocità di 1040 Km/sec generano un’enorme resistenza. Questa resistenza riscalderà le renne allo stesso modo di un’astronave che rientra nell’atmosfera. Il paio di renne di testa assorbirà 14,3 quintilioni di Joule per secondo. In breve si vaporizzerà quasi istantaneamente, esponendo il secondo paio di renne e creando assordanti onde d’urto (bang) soniche. L’intero team verrà vaporizzato entro 4,26 millesimi di secondo”.
Ciò proverebbe secondo alcuni l’esistenza
di Babbo
Natale fino al momento della partenza; dopodichè dovrebbe
essersi vaporizzato. Oppure, a ben vedere, questa può anche
essere la prova dell’esistenza di Babbo Natale, certificata
dalla
sua sopravvivenza anche dopo questa spietata radiografia delle
improbabilità. Una figura che tiene, che non si incrina, che
si
ri-anima anche se con qualche adattamento, riuscendo a calarsi
addirittura nell’immaginario, se tale può
definirsi, di
due campioni del nichilismo contemporaneo.
Due che ignorano
bellamente il significato di nichilista, che in generale sanno poco e
niente del mondo, se non quello che accade in alcuni infimi programmi
televisivi di cui si nutrono insieme al classico cibo spazzatura,
passando buona parte della giornata su un divano sporco e consumato,
posto di fronte alla televisione che osservano alternando momenti di
semi-catatonia a commenti prossimi al grado zero del significato e
quindi dell’esistenza.
Due ripetenti a
vita, che si
scaccolano, ruttano, scoreggiano, si masturbano, dicono parolacce, due
a cui non frega un bel niente di niente, che nei momenti più
alti della loro attività cerebrale commentano videoclip
musicali
e, infatti, le loro non-avventure sono state trasmesse da MTV.
Due
brutti, sporchi e cattivi, ma senza alcuna coscienza di esserlo: nihil.
In genere, uno indossa una maglietta con la scritta AC DC,
l’altro con la scritta Metallica, ma non sono né
metallari, né fan sfegatati dell’hard rock, non
sono
niente. Sono Beavis
(T-shirt: Metallica) e Butt-Head (T-shirt:
AC DC), protagonisti dell’omonimo cartone animato andato in
onda
anche in Italia nella seconda metà degli anni Novanta e di
cui
si dice che stiano per tornare dopo tredici anni di assenza dai
palinsesti. Prima di lasciare le scene, i due si esibirono in una
puntata natalizia divisa in due parti. In fondo sono due ragazzini,
Babbo Natale alberga anche nelle loro anime morte, è una
figura
che ha dei valori (consumistici) da offrire e può farlo
anche ad
un livello così basso della scala socio-culturale,
perché
questo è il tempo dei consumi e nessuno la scampa.
Riportiamo
dialoghi e scena dell’istruttiva seconda parte, fondata su
uno
dei riti strutturali officiati con e da Babbo Natale: la letterina con
le richieste di doni. L’episodio si intitola eloquentemente: Letters
to Santa Butt-Head.
Butt-Head
indossa la classica divisa di Babbo Natale. È in piedi su
una
slitta posta al centro di una stanza dove troneggiano ai suoi lati due
pini addobbati di tutto punto. Alle spalle di Butt-Head sulla slitta
una sacco pieno zeppo di letterine e dietro il sacco pacchi e pacchetti
regalo coloratissimi. Al posto della renna c’è
Beavis che
parla bofonchiando e mangiandosi le parole più del solito
per
via del morso. Indossa un costumino da renna, incluse due corna che
sembrano due cactus. Butt-Head legge una prima letterina.
(Viene inquadrata la letterina, voce fuori campo):
Caro Babbo Butt-Head tutto quello che chiedo per Natale è che mio padre esca dai guai e che passi un po' di tempo con la sua amata famiglia
Boner
Butt-Head: Boner ringrazia tuo padre che ti ha chiamato Boner, ecco deve essere un tipo in gamba
Beavis: Sì sono d'accordo
Butt-Head: Chissà se anche loro passano il Natale a ruttare ehehe e a scoreggiare, porta fortuna a Natale.
Beavis: Sì sì, secondo me lo fanno e fanno proot, eheheheh, dai, leggimi un’altra lettera
Butt-Head: Già questi qui che scrivono sono tutti fulminati
Beavis: Questi sono belli fuori come delle renne
Butt-Head: Coglioni come te, quasi
Beavis: - Ah ah sì, ah si...ahahah.
Butt-Head apre un'altra letterina
Butt-Head: Eeeh... questa viene... WOW... viene da un carcere, eheheheh
(Viene inquadrata la letterina, voce fuori campo):
Beavis e Butt-Head voi volete sapere se sono stato bravo o cattivo, scommetto che voi due passerete un Natale senz’altro migliore del mio. Qui dentro lo spirito natalizio consiste nel mangiare carne di maiale con i fagioli e smanettarselo. Lasciatevelo dire: è un vero schifo. Io non ho fatto niente di perverso o di cose simili, sono dentro per furto e falsificazione di documenti. Non ho violentato ne ucciso nessuno. L’anno prossimo cercherò di essere più buono, per quest’anno ormai è troppo tardi. Ora devo lasciarvi, date un salutino ai vostri corrispettivi da parte mia. Ci vediamo
Michael Butler
Butt-Head: WOW, questo sembra un figo, eheheh
Beavis: Grande figo e sulla tessera fantastico, sono sicuro
Butt-Head: Questa prigione dove si trova quel tipo sembra davvero un bel posto
Beavis: Anch'io mi sono fatto dei rasponi a Natale però non ho mai mangiato maiale e fagioli, devo provarci dev'essere figoso…ahahah...
Butt-Head: (accartocciando e buttando via la letterina): Già … ehehehe … la prigione è da fighi...
Beavis (sogghignando): Hai detto la cosa giusta… dai dai, vai avanti
Butt-Head: Hehe, ok, questa ce la manda Jeff Boggies… eheheheh… da Little Rock…eheheh…eheh
(Viene inquadrata la letterina, voce fuori campo):
Caro Babbo Butt-Head, cosa succede agli stronzi delle renne quando cagano in volo? Una curiosità
Jeff Boggies, Little Rock, Arkansas
Butt-Head: Eeh, niente Jeff, colpiscono terra e si spetasciano, eheheh
Beavis: Sì, fanno splaasch
Butt-Head: Bella lettera
La accartoccia e la getta, poi ne apre un’altra,
intanto Beavis: splasch, splasch, prot, prot, prot,
Butt-Head: Questo si chiama Les Dixon, Les Dixon, eheheh… che nome cretino
Beavis: È cagosissimo, Dixon quello dei detersivi
(Si becca una frustata)
(Viene inquadrata la letterina, voce fuori campo):
Caro Babbo Butt-Head c’è un coglione che continua a intromettersi tra me e la mia ragazza. Se lo prendo a calci nel culo, riceverò lo stesso dei regali per Natale?
Il vostro amico
Les Dixon
Butt-Head: Caro Les, eheh… sai cosa ti dico: tu vai pure a prenderlo a calci nel culo, o dove vuoi tu, ma manda la tua ragazza da Babbo Butt-Head, che sistemo tutto io eheheh…eheheheh
Beavis: Già, già e io ti do una mano e anche un corrispettivo (intanto Butt-Head continua a ridacchiare)
Butt-Head: Sarebbe una figata
Beavis: E no, una figata e due corrispettivi
Continuano a ridacchiare, vari suoni onomatopeici
Butt-Head apre un’altra letterina: La prossima lettera ce la manda Etan Herrera, eheheheheh…Etan Errerara, cara, caaa
(viene inquadrata la letterina, voce fuori campo, accento latinoamericano):
Caro Babbo Butt-Head,
Volevo solo salutare alcuni amici di Des Moines, Stephanie, Natalie, Amanda, Sarah Long e Sean,
(Butt-Head frena la lettura: Ok, grazie, ma Etan continua)
Aki, “Harbey” Dave e Anne
(ancora
Butt-Head: può bastare, taci),
Jeremy, Brenda… Brenda, Chak, Ken
(Butt-Head
si innervosisce: basta, ho detto basta!),
(interviene
Beavis: stai zitto!)
e il mio fratellone Brandon
(Butt-Head urla: Vuoi Tacere!)
La lettura si interrompe,
Butt-Head: Così va meglio
La voce di Etan conclude:
con affetto, Etan Herrera
Butt-Head: Niente di personale Etan Herrera, ma non me ne frega una beata mazza di queste persone, eheheheheh
Beavis: È imbecille forte ahah
Butt-Head: Sì, l’hai detto eheheh (apre un’altra letterina) eh, la nostra prossima letterina ce la manda crs, cri, cr, cs, creees!
(Viene sempre inquadrata la letterina, voce fuori campo):
Caro Babbo Butt-Head
Sono stato piuttosto cattivo quest’anno, però pensavo che forse tu potresti mandarmi lo stesso dei regali. Inoltre, mio fratello Daniel ha detto che vuole il numero di telefono della mamma di Beavis, perché dice di averti sentito dire che è una che ci sta e lui cerca proprio una tipa così. Grazie Babbo Butt-Head
Chris
Butt-Head: Hey Beavis, questo tipo vuole il telefono di tua mamma, ormai lo sanno tutti
Beavis: No Butt-Head, niente numero, se lo scorda
Butt-Head: Ma perché no, Beavis, non fare l’egoista, mostraci un po’ di spirito natalizio, eheheheheh…
Beavis: Ma smettila, non posso dare il numero di mia madre, lei non vuole
Butt-Head: Ma lo sai il numero di tua mamma, Beavis?
Beavis: Beh, sì, sì per…ò, beh, ecco, io, non posso dartelo perché non me lo ricordo, l’avevo scritto da qualche parte ma non mi ricordo dove…
Butt-Head: Aspetta io lo so dov’è... eheheh… Nel cesso di stazione di servizio, l’ho scritto io, sulla macchinetta dei goldoni (ovvero preservativi, poiché una delle prima marche di profilattici, usata dai militari Usa in Italia si chiamava Gold One, di cui goldone è l’adattamento italiano, ndr) c’è scritto: se vuoi divertirti chiama la mamma di Beavis…eheheheh
Beavis: Ah sì, ecco dove l’avevo visto, bravo
Butt-Head: Eh, l’hai anche chiamata. Andiamo avanti a guardare nel pacco di Babbo Butt-Head (apre un’altra lettera)… WOW, un’altra fighetta, grande… hihihi…
Caro Babbo Butt-Head
Mi chiamo Karen, ho vent’anni e una cosina tutta da vedere
(i due all’unisono eeeheheheeee!).
Ho appena chiuso con il mio ragazzo, quindi posso uscire con voi
(l’eccitazione dei due cresce).
Io lo faccio sin dal primo appuntamento
(l’accaloramente cresce: Ohohoho).
Mi chiedevo se posso diventare la vostra ragazza
(di più: Ohohoahahaho).
Se volete potete anche depilarvi.
(Ancora: Ohohoahahaho)
Ci vediamo stalloni del sesso
(non si tengono più: Ohohoahahaho).
Disponibilmente vostra
Karen Kleavidge
Ps vi aspetto tutta nuda, voi siete tutto ciò che voglio per Natale
Beavis: Andiamo da lei, Butt-Head!
Butt-Head: Ahahoh… allora questa letterina la rimettiamo nel sacco (la ripiega con cura)
Beavis: Dai Butt-Head, datti una mossa!, quella fighetta vuole tutti e due, andiamo
Butt-Head: Abbiamo un pacco dono da regalare… comunque buon Natale a tutti, eh, e un bell’anno nuovo, quello che sarà insomma, noi stiamo per farlo
Beavis: Sì, buon Natale a tutti e speriamo che quella lì non sia come la Befana, ecco.
Un’insulsa musichetta natalizia chiude l’ignobile siparietto, lasciandoci una domanda magari da affidare a una letterina: c’è ancora qualcuno che non crede a Babbo Natale?