Percepisco dunque suono... immagino... sono Nanof | di Erika Dagnino | |
La scalfittura ricrea, la scalfittura corrode l’elemento murario, come se l’atto stesso del creare, il suo scaturire e il conseguente gesto specifico implicassero una necessaria sottrazione dell’elemento materico, in un non-ancora e non-più simultanei. E nella materia colpita è intrinseca una condizione di malattia e contaminazione.
Quindi l’estensione dell’atto necessita,
per se stessa e per il percepente –
spettatore e autore – di uno spazio
fisico, una superficie su cui aderire, e al tempo stesso
ricreare. Uno spazio altro – fisico ma anche metaforico, di
una metafora di verità – su
cui può proiettare se stessa e musica, note, versi,
immagini. Musica come massa, caos organizzato, o
anche disorganizzato, di parole e di immagini, qualcosa che emerge, dal
silenzio come emergendo dal buio, in un contesto visibile in cui il
buio può apparire come silenzio di luce e il silenzio come
buio di suono; ma in realtà nello spazio
della creazione la mancanza di luce non è mancanza di suono
né di visione: avviene la scaturigine, avviene la
cessazione, ritorna nel buio silenzio e la superficie incisa
è risultato come spazio tra due silenzi tra due bui. Spazio
e tempo tra altri spazi e altri tempi. Perché vi
è lo spazio dell’opera, il suo, lo spazio
percettivo dell’opera, lo spazio di collocazione nella
realtà. Passaggi, cunicoli, porte, e
concentricità, perché gli spazi sono inseriti
anche l’uno nell’altro. E a contatto con la vita
quotidiana costringe alla doppia partecipazione al mondo fantastico
– riferito a una realtà altra ma non inesistente
– al mondo effettuale.
Anche l’invisibile quindi incontra la percezione: si entra nel suo dominio, esistente. Entrati: un totale senso: tra il tattile vigoroso, la visione diffusa, l’udito sfrenato. Nel flusso, nella fluidità aerea ed acquatica. Si ripresentano i concetti di superficie / emersione / immersione: termini acquei, che ancora una volta inducono a chiedere a quale elemento appartenga l’habitat del vero percepito. Parlando di emersione e immersione viene evocata l’idea di acqua, acqua che appartiene ed è aria, fluidità.
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[1] (2) [3] [4] | ||
*dal graffito di Nanof, come le successive citazioni. |