LA GRANDE ABBUFFATA, O IL MENÙ DELL’ECCESSO di Luca Bifulco |
Figlio di una tipica famiglia alto-borghese, ha evidentemente ricevuto
quell’educazione austera e disciplinata, per nulla prodiga di
affetti, tipica della sua classe. Ciò pare averlo incatenato
ad un costante regresso freudiano, dal momento che – sempre
bisognoso di accudimento e dolcezza, lui presumibilmente diabetico
– ha un debole per i seni e le donne prosperose. E tale
è la sua anziana balia, che si occupa di lui completamente,
dispensando anche i piaceri carnali di cui egli ha bisogno, nel
tentativo di erigere una barriera materna a tutti i pericoli della
realtà esterna, donne comprese. Marcello è un
pilota di linea, con un sex appeal certificato, che
trova nella villa una vecchia e lussuosa Bugatti da rimettere a nuovo
(donne e motori, connubio indissolubile…). Potrebbe essere
considerato ai limiti della sessuomania, dal momento che da tempo
immemore non passa giorno senza che egli abbia fatto l’amore.
Proprio per questo, egli non vede di buon occhio il contesto in cui si
svolgono i primi pasti, che vengono accompagnati dalla visione di
diapositive d’epoca che ritraggono donne nude in pose
accattivanti. Questo tentativo di accostare le pulsioni sessuali con
quelle del pasto solo in forma sublimata, ricorrendo soltanto alle
immagini per creare un punto di congiunzione tra istinti di vita
originari, svela piuttosto una grigia funzione meramente compensatoria
del fantasma erotico (Pasini, Crépault, Galimberti, 1988, p.
36). E tutto ciò non è sufficiente per Marcello.
Egli ha bisogno di donne in carne ed ossa, vive e pulsanti, che in fin
dei conti non dispiacerebbero neanche agli altri. Per tale ragione
coinvolge nel simposio tre prostitute d’alto bordo,
professioniste del sesso, a cui si aggiungerà
Andréa, maestra delle elementari giunonica nelle tonde
forme, accogliente e disponibile per pingui pasti e delizie amorose
altrettanto eccedenti. Così, l’estremismo della
gratificazione pulsionale può avere il suo sfogo completo,
nella totale osservanza dei piaceri della carne, nella misura in cui
donne e cibo assumono la medesima funzione in un gioco di
complementarietà tra ingordigie erotiche e
alimentari. | ||
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